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 2008  giugno 19 Giovedì calendario

Sorpasso addio. A Madrid scoppia la bolla dei mutui. La Stampa 19 giugno 2008 E’ successo dalla sera alla mattina

Sorpasso addio. A Madrid scoppia la bolla dei mutui. La Stampa 19 giugno 2008 E’ successo dalla sera alla mattina. Il giorno prima gli spagnoli che conosco erano tutti ottimisti e il giorno dopo era arrivata la crisi», racconta Jane, poco più di trent’anni e un lavoro di responsabilità in una grande multinazionale britannica. Vive a Madrid da due anni e mezzo dopo cinque anni passati a Milano. Racconta della «bolla immobiliare», la «burbuja», come la chiamano i madrileni. «Quando sono arrivata tutti quelli che incontravo, della nostra generazione, avevano comprato casa da poco o stavano per comprarsela. E un discorso che sentivi fare spesso era quanto sarebbe cresciuta di valore in uno o due anni». Le chiacchiere che facevano i suoi colleghi italiani alla macchinetta del caffè erano molto diversi. «Ancora me li ricordo. Quante volte li ho sentiti parlare della mancanza di opportunità, degli stipendi bassi e del costo della vita, della difficoltà per un trentenne di mettere su casa e famiglia». Poi, da quella mattina di qualche mese fa, la Spagna ha scoperto i «mileuristas». Che sarebbero quelli, soprattutto giovani, che tirano a campare con mille euro al mese. Un fenomeno europeo, spiegano i sociologi, che da noi equivale più o meno ai bamboccioni di Padoa-Schioppa. Non c’è una data precisa, un fatto o un evento che ha fatto improvvisamente perdere agli spagnoli il loro ottimismo. La «burbuja» è scoppiata piano piano, lentamente. «Semplicemente, ce ne siamo accorti d’improvviso, qualche mese fa», racconta Andrea, che trent’anni non li ha ancora, lavora già da qualche anno e da poco ha comprato casa proprio a Madrid. Problemi con il mutuo non li ha, o almeno non ancora. Ma si sente fortunata e riconosce che tanti suoi compagni di università non possono dire lo stesso. Tra dicembre e gennaio, ricorda Andrea, invece di parlare di quanto fosse conveniente comprare casa, i giovani madrileni hanno iniziato a parlare di quanto fosse salita la rata del mutuo, poi di amici rimasti disoccupati e, infine, di quanto incerto fosse diventato il loro futuro. E intorno, alla periferia di Madrid, i grandi cantieri delle nuove urbanizzazioni hanno iniziato a fermarsi, con le gru smantellate. Cantieri di case, palazzi, strade e ferrovie che hanno sostenuto la crescita del Paese negli ultimi 15 anni. Quello che è successo lo spiega, per gli specialisti, una ricerca degli economisti dell’agenzia di rating Standard and Poor’s. «Con l’abbondanza di liquidità e i bassi tassi d’interesse, le economie europee hanno seguito due modelli alternativi di crescita». Uno è quello della Germania, che ha puntato sul recupero di quote di mercato all’estero per le sue imprese contenendo i redditi e la domanda interna. L’altro, quello seguito dalla Spagna, ha puntato sulla crescita della domanda interna con la rapida espansione del credito al settore privato e con un boom immobiliare che ha portato l’82% degli spagnoli ad essere proprietari della loro casa (contro il 43% dei tedeschi) «e dando a chi aveva sottoscritto un mutuo l’illusione di poter diventare sempre più benestante». Poi, a partire dalla crisi americana iniziata nell’agosto del 2007, tutto questo è finito. Tradotto con un numero, l’economia che è cresciuta all’impazzata per tutti gli Anni 90 e ancora in questo decennio, nel 2008 crescerà solo del 2% contro il 3,8% del 2007 e nel 2009 potrebbe andare ancora peggio. Tradotto con i fatti, l’elegante e caro parrucchiere di Jane, a due passi dalla Castellana, ha chiuso i battenti pochi giorni fa. Così come hanno chiuso due negozi di alimentari nella stessa zona, «perché la gente preferisce andare al Carrefour per risparmiare». Sempre meglio dell’Italia che, per tornare ai numeri, si fermerà ad un misero 0,5% e resterà fanalino di coda dell’Europa. Quello che sta succedendo qui è prima di tutto una crisi di fiducia, per usare le parole degli esperti. «Le previsioni sull’economia sono le peggiori dai primi Anni 90 e la fiducia dei consumatori è ai minimi dal 1994» spiega Dominic Bryant, analista macroeconomico di Bnp Paribas, in una ricerca dal titolo estremamente chiaro: «Chiamatela pure recessione». La crisi di fiducia deriva da una serie di fattori legati tra loro, dice Dominic. «Il rialzo dei tassi d’interesse, i timori sul mercato immobiliare, un problema di redditi derivante dalla ripresa dell’inflazione e la debolezza del mercato del lavoro» con il ritorno di un crescente tasso di disoccupazione, che nel 2009 dovrebbe superare il 12% contro l’8% del 2007. Chiariamoci, non siamo al disastro. IL musicista di strada sotto la finestra di Jane continua a suonare fino a notte fonda di fronte ad un pubblico distratto ma numeroso di nottambuli. Gianluca Paolucci