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 2008  giugno 19 Giovedì calendario

Il giro del Sole in sette anni. Nòva 19 giugno 2008 Il sogno di Icaro, andare fin dentro al Sole per capire come è fatto, verrà finalmente realizzato

Il giro del Sole in sette anni. Nòva 19 giugno 2008 Il sogno di Icaro, andare fin dentro al Sole per capire come è fatto, verrà finalmente realizzato. Se ne occuperà un satellite dell’agenzia spaziale statunitense, Nasa, che partirà nel maggio del 2015. Il via alla sua realizzazione è stato dato in questi giorni e il nome, piuttosto generico per la verità, è al momento «Solar Probe Plus». Realizzerà un sogno covato da tempo da studiosi di tutto il mondo: poter fare delle misure dell’attività del Sole direttamente in situ, a pochi passi dalla sua superficie. Solar Probe infatti, nei sette anni di vita della sua missione, arriverà in vari passaggi anche a soli sei milioni di chilometri dalla superficie solare, un’inezia sulla scala di distanze astronomica e comunque dieci volte più vicino di quanto sia mai arrivato un altro mezzo spaziale. A quella distanza sarà completamente all’interno della regione nota come corona solare, visibile dalla Terra solo durante le eclissi totali. L’interesse scientifico di questa missione è notevole, ma la sua utilità pratica non lo è di meno. La conoscenza dell’attività solare e dei meccanismi che la regolano è fondamentale per migliorare le nostre capacità di prevedere gli "sbalzi di umore" del Sole, che possono avere anche ripercussioni, ad esempio, nelle trasmissioni radio e telefoniche o addirittura nel funzionamento di elettrodotti. L’obiettivo di Solar Probe Plus è procurarsi dati per risolvere due fondamentali enigmi che tuttora resistono a ogni indagine sul Sole. Il primo: come mai la temperatura della corona solare è così elevata, milioni di gradi? Composta di gas, soprattutto idrogeno molto,molto rarefatto, la corona si estende oltre la superficie del Sole per milioni di chilometri, almeno 30. A lume di buon senso, man mano che ci si allontana dalla superficie solare, che ha una temperatura di poco inferiore ai6mila gradi, la corona dovrebbe diventare sempre più "fredda". E invece, all’incontrario, più ci si allontana e più il gas diventa caldo, fino ad arrivare al milione di gradi e più. Il fenomeno è noto e misurato da oltre sessant’anni, ma il motivo di questo riscaldamento è ancora del tutto ignoto. L’altro grande interrogativo è rappresentato dall’accelerazione del vento solare. Chiamiamo così quell’emissione di particelle elementari, soprattutto elettroni e protoni, che incessantemente vengono emessi dal Sole in tutte le direzioni e pervadono tutto il Sistema solare. La natura del vento solare, cosa lo causi e cosa lo porti ad accelerazioni molto elevate è tuttora un problema insoluto e l’idea è quella di andare esattamente lì dove il fenomeno pare abbia origine, a pochi milioni di chilometri dalla superficie del Sole, per cercare di capire cosa succede e come. Per la verità la prima proposta in questo senso risale addirittura al 1958, 50 anni fa, ma solo oggi possiamo contare su una tecnologia e dei materiali che ci permettono di costruire un satellite che resista alle tremende condizioni ambientali cui è sottoposto un oggetto che si piazzi così vicino al Sole, solo sei milioni di chilometri, tanto da vederlo quasi venticinque volte più grande di quanto appaia a noi dalla Terra, a centocinquanta milioni di chilometri. La sonda Nasa si tufferà letteralmente nella corona solare varie volte nei sette anni previsti per la sua missione, resterà per vari mesi a una temperatura di oltre 1.400 gradi e ne riemergerà, quasi per prendere una sosta, per poi tuffarvisi di nuovo. Quello che la proteggerà sarà un doppio scudo termico del diametro di 2,7 metri e spesso 15 centimetri, di un materiale, ricavato da un composto di carbonio, che ha recentemente dato ottima prova di sé proteggendo la sonda Messenger che ha volato fino a Mercurio, il più vicino al Sole dei pianeti del nostro Sistema solare. Una specie di mantello magico questo scudo termico rivolto verso il Sole, dato che, coprendo completamente gli strumenti di misura di Solar Probe, li manterrà, secondo gli ingegneri Nasa, a temperatura di laboratorio, venti gradi insomma. Da una parte 1.400 gradi, dall’altra temperatura da condizionatore: quasi incredibile, ma c’è da crederci dato che tutto il funzionamento del satellite sta in questa particolarità che permetterà alla strumentazione di lavorare al meglio. Il satellite sarà infatti immerso nella corona solare stessa e gli strumenti non avranno alcun bisogno di essere puntati verso il Sole per effettuare misure, semplicemente dovranno registrare le condizioni fisiche del gas che li circonda. E per fare questo una direzione vale l’altra. La missione ha un costo di 750 milioni di dollari e la sua orbita di avvicinamento al Sole risulta piuttosto complicata, dato che sono previsti sette passaggi attorno a Venere per accumulare l’energia necessaria per arrivare ogni volta sempre più vicino alla nostra stella. A fine anno si prevede di iniziare la realizzazione della strumentazione di bordo che dovrà effettuare una sorta di tomografia dell’ambiente della corona solare. Tutto bene quindi? Probabilmente s^, ma certamente qualche rischio c’è visto che la sonda andrà a lavorare proprio nella zona in cui si pensa abbiano luogo i fenomeni fisici che portano il gas da poche centinaia a milioni di gradi e dove fasci di particelle elettricamente cariche vengono accelerate a velocità supersoniche. Nei sette anni di vita previsti l’attività solare potrà cambiare anche sensibilmente e questo è senz’altro interessante per gli scienziati, ma aumenta i pericoli per la sonda. Fortunatamente Solar Probe non ha piume come Icaro, ma un solido scudo termico. Sperando che regga. Leopoldo Benacchio