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 2008  giugno 18 Mercoledì calendario

"Niente sesso, celebriamo la bellezza omo". La Repubblica 18 giugno 2008 Yulia e Natalia, due acrobate ucraine, non hanno neanche vent´anni

"Niente sesso, celebriamo la bellezza omo". La Repubblica 18 giugno 2008 Yulia e Natalia, due acrobate ucraine, non hanno neanche vent´anni. Fuseaux neri e maglietta a righe, chiudono il loro numero di «mano a mano», una sollevata sulle braccia dell´altra, avvicinando lentamente le teste fino a scambiarsi un bacio leggero. I Farfadais invece, due atletici ragazzi francesi, tanga di pelle nera e stivaloni di lattex, si accarezzano e si abbracciano in volo appesi a un castello di corde. Sono i due momenti più intensi del primo Gay Circus della storia, lo spettacolo «rivelazione della cultura gay», come strillano i giganteschi manifesti rosa shocking che tappezzano le strade, che andrà in scena a fine luglio sotto un elegante chapiteau da 1200 posti, naturalmente tutto rosa, issato sul molo di Barceloneta. «Lungi da qualsiasi aspetto pornografico, si tratta di uno spettacolo poetico e sensuale, che si rivolge a ogni tipo di pubblico, famiglie comprese, in favore di una maggiore visibilità del sentimento omosessuale», spiega Genìs Matabosch, l´ideatore dell´iniziativa. Trentun anni, laureato a Parigi, scrittore, impresario, storico del circo, direttore artistico del festival dei clowns «Charlie Rivel» e proprietario di una libreria, Matabosch spiega che attraverso uno spettacolo «di grande qualità», con 27 artisti di fama internazionale premiati ai festival di Montecarlo, Parigi e Budapest, otto dei quali sono donne, intende lanciare un «messaggio molto forte» in difesa dell´omosessualità maschile e femminile «ancora perseguitata» e spesso guardata con diffidenza anche nella patria dei matrimoni gay. Non a caso ha già dovuto subire una serie di attacchi pesanti dal mondo «molto omofobo» del circo tradizionale che ha definito il gay circus «un insulto al circo classico». Nonostante che i riferimenti storici, come spiega Alessandro Serena, docente di storia del circo alla Statale di Milano, «ci siano tutti». A cominciare da Barbette, la delicata acrobata che ai primi del 900 fece impazzire Parigi e che in realtà era un uomo, un texano che si chiamava Vander Clyde e che fece perdutamente innamorare Jean Cocteau. Anche per questo, Genìs Matabosch non si cura delle critiche. Perché è convinto che «come esiste una cultura rock esiste anche una cultura gay». ma anche perché negli stessi giorni in cui andrà in scena il suo spettacolo, Barcellona verrà invasa da 80 mila gay e lesbiche di tutto il mondo per gli Eurogames, le olimpiadi omosessuali, e diventerà la capitale europea della diversità. Ma proprio perché i pregiudizi sono comunque duri a morire, il Gay Circus starà in scena solo quattro giorni, dal 25 al 28 luglio. «Un test», spiega il regista. Se sarà positivo, il Gay Circus diventerà un´impresa stabile. C´è già in programma una tournée nelle principali capitali europee, da Madrid a Parigi a Berlino. E, forse, anche in Italia. «Ma da voi so che è più difficile - sorride il regista - e non so come la prenderebbero». E questo nonostante che il circo italiano abbia molti artisti gay. «Solo nel mio ce ne sono quindici - spiega Moira Orfei, la regina del circo italiano, che mostra con orgoglio la sua tessera dell´Arcigay - li adoro, sono come miei fratelli. Non c´è posto migliore di un circo per un omosessuale. Qui non è mai stato messo ai margini, è sempre stato considerato come tutti gli altri». Il cast dello spettacolo è prestigioso: dal potente verticalista bulgaro Encho Keriazov ai trapezisti spagnoli Las Sorellas, dagli acrobati ucraini Iroshnikov agli argentini Bruno and Richard, dai trapezisti ungheresi Living Trapeze ai comici canadesi Les Vitamines, accompagnati dai danzatori spagnoli del Gay Circus ballet. Ci sono anche quattro italiani: i fratelli Andrea, Ivan, Ernaldo e Natale Pellegrini, in arte The Pellegrini Brothers, acrobati straordinari che hanno vinto tutto e hanno trionfato al Barnum in America come al Lido di Parigi. Il regista non dice quanti sono gay e quanti no. «Non l´ho chiesto a nessuno - spiega - ho scelto i numeri in base a un´estetica gay di bellezza, eleganza, qualità. Conta questo, non le attitudini dei singoli». ROBERTO BIANCHIN