Il Messaggero 18 giugno 2008, CLAUDIO MARINCOLA, 18 giugno 2008
Lavoro, tre milioni di "ex" in attesa di un’altra chance. Il Messaggero 18 giugno 2008 Il lavoro cerca loro, ma loro non cercano il lavoro
Lavoro, tre milioni di "ex" in attesa di un’altra chance. Il Messaggero 18 giugno 2008 Il lavoro cerca loro, ma loro non cercano il lavoro. Ex manager, ex politici trombati, ex portaborse, ex atleti di alto livello, operai iperspecializzati, nobili decaduti. Un popolo di potenziali lavoratori che aspetta. L’occasione giusta, la proposta migliore, la congiuntura astrale favorevole. Bamboccioni? Macché, spesso è l’esatto del contrario, enfant prodige in crisi d’identità. Hanno perso il senso dell’orientamento, «non hanno più la percezione del mercato e si sentono vittime», spiegano gli esperti. Mica pochi. Un popolo di 3 milioni di persi. Alcuni, dicevamo, aspettano, passano un turno e si siedono in panchina, tipo caos calmo. Altri hanno smesso di aspettare. L’Istat, l’Istituto nazionale di statistica nell’ultimo rapporto li definisce ”inattivi” e li colloca in una zona grigia. Da oltre un mese non mettono un annuncio sul giornale, non inviano un curriculum on line, non fanno un colloquio di lavoro. Pur essendo molto diversi tra loro rientrano tutti in una precisa tipologia con caratteristiche comuni. Chi sono? Immaginiamo un letto a due piazze. Da una parte gli occupati, quelli che si alzano quando la sveglia suona. Dall’altra il disoccupato. In mezzo, tra i due, c’è lui: l’inattivo. Il mondo corre, chi si ferma è perduto. L’inattivo no. Paralizzato, bloccato. E in aumento, specie in Italia dove la diminuzione della disoccupazione dovrebbe accompagnarsi, come nel resto d’Europa, a un aumento dell’occupazione. Invece stranamente no, non è così. Chiariamo. Inattivi non ci si nasce. Ci si diventa. Spesso senza accorgersene, come quel top manager del film di Albanese: espulso dall’azienda dopo un certo numero di offerte di lavoro rigettate al mittente si mette a fare il pony. Un giorno lo vede la figlia. Si vergogna scende dal motorino e torna a fare niente. Cioè l’inattivo. Una fascia trasversale di delusi. Potrebbero accettare una retribuzione più bassa, una mansione minore. Non vogliono. Operai iperqualificati chiamati a fare i generici, a svolgere mansioni che ritengono umilianti. «Rifiutano una volta, due, tre, poi si entra in una spirale da cui non si esce, diventano inaffidabili, non li chiamano più», racconta Silvia Zanella marketing manager di Monster.it. «Si dividono in due categorie - spiega Claudio Soldà, da 8 anni presidente della Fondazione Adecco per le pari opportunità - quelli che vorrebbero fare solo il lavoro che facevano prima e rifiutano tutto il resto e quelli che vorrebbero fare tutto tranne il lavoro che facevano prima. Spesso l’unico che sanno fare». Altro caso è quello degli over 40 espulsi dal mercato, licenziati che non trovano più posto, un milione secondo le statistiche. A Milano hanno aperto un sito Unbreakfast e si danno appuntamento tutte i giovedì mattina. Ma quella è un’altra storia, anche se con molti punti in comune. Il top manager. Antonio vive a Bari, ex direttore marketing di una multinazionale. Ha rotto con l’azienda, ha scelto di andarsene dieci anni prima di aver maturato la pensione. All’inizio quell’addio, quella porta sbattuta, sembrò una liberazione. Rifiutò le prime offerte, si sentiva declassato. Ora ha smesso anche di rifiutare e la liqudazione sta per finire. Moltissime le donne. L’ex operaia che aveva scelto di fare la casalinga di Voghera. La mamma che ora ha deciso di ricollocarsi ma non ci riesce. Un modo per rimettersi in gioco è inviare il proprio curriculum ad un portale come Monster (gestisce l’85% del mercato del recruiting on line) e cercare fortuna on line. Ma c’è chi ormai non si fida più di nessuno, vede fantasmi anche su Internet. Ecco la riposta data a un cliente particolarmente deluso: «Che il suo curriculum valga è indiscusso, e se accorgono anche le aziende che di fatto l’hanno letto più volte. Nel mercato del lavoro, però, oltre al soggetto che si candida c’è il soggetto che offre una o più posizioni vacanti: quindi perché l’incontro tra domanda e offerta di impiego vada a buon fine occorre che entrambe le parti si cerchino e "si vogliano". Le responsabilità, nel bene e nel male, vanno quindi cercate in entrambi i poli di questo rapporto». L’ex atleta. Insomma i matrimoni si fanno in due. E se dall’altra parte c’è un inattivo non sempre è facile convolare a nozze. «Un lavoro io l’avevo trovato - racconta Carmela Allucci, detta Lillì, 38 anni - poi ho conosciuto mio marito e sono tornata a vivere a Palermo. Un anno fa è nato Francesco». Lilli non è una qualunque. Nel 2004 con il Settebello rosa vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene («in finale contro la Grecia») e per 4 volte i campionati del mondo di pallanuoto. Fuori dall’acqua sono cominciati i problemi: «La mia situazione è comune a molti altri atleti di sport cosiddetti minori che hanno gareggiato ad altissimi livelli senza i vantaggi che offrono altri sport molto più ricchi e celebrati come il calcio dove un campione può sistemare se stesso e le prossime due o tre generazioni. Diverso è il caso di schermidori, pallavolisti, pattinatori, pugili, lottatori. Nel loro ambiente sono considerati, hanno un alto valore consolidato, ma quando devono lasciarlo fanno una fatica terribile. La Fondazione Adecco ha creato un programma ad hoc e per un certo periodo mi sono dedicato a questo. stato il mio lavoro, avevo un contratto a tempo indeterminato». L’inserimento sul mercato di un ex atleta prevede una certa fase di transizione e molta, molta pazienza. «Lo sport - riprende l’ex olimpionica azzurra - offre poche opportunità: istruttori, allenatori part time, precarietà». La scelta di Lilli è stata dettata da altre motivazioni, molto più personali:«Sono in laureata in psicologia e voglio specializzarmi in psicoterapia.» Il portaborse. Inseguire il proprio sogno. Realizzarsi o fallire, senza una via di mezzo. Il caso dei politici è molto frequente. Racconta Michele, ex collaboratore di un senatore: «Io so fare solo questo: politica. E il mio partito mi aveva candidato alle Provinciali. Non sono stato eletto. Ho 36 anni, un figlio e un diploma che non vale niente. Davo del tu ai personaggi più importanti della politica nazionale. Mi hanno offerto un posto da magazziniere. Ho rifiutato. Aspetto. Sabaglio o il prossimo anno ci saranno le Europee?». Il senatore. Esponente di Rifondazione comunista. Ex presidente della Commissione Ambiente. Rimasto fuori da Palazzo Madama, Tommaso Sodano, 50 anni, ex senatore napoletano sta decidendo il da farsi. «Per sei anni ho fatto l’assessore in Provincia e poi per sei il parlamentare. Sono un agronomo e in teoria dovrei tornare a fare quello che facevo 13 anni fa, lavorare per un ditta israeliana che si occupava di fertilizzanti. Ma allora era più giovane, giravo per il centrosud, più di cento chilometri al giorno». Volendo ci sarebbe la pensione o meglio il vitalizio. Gli onorevoli, si sa, cascano sempre in piedi. «Nel mio caso non è vero, perché nella XIII legislatura è stata introdotta un nuova norma: se non si hanno almeno due legislature alle spalle si ha diritto alla pensione ma solo al compimento del sessantesimo anno. Dunque, dovrò aspettare dieci anni». Inattivo, appunto. CLAUDIO MARINCOLA