varie, 18 giugno 2008
ALLEGRI Massimiliano
ALLEGRI Massimiliano Livorno 11 agosto 1967. Allenatore. Dal 2010/2011 al Milan, ha subito vinto lo scudetto. Ex calciatore. Centrocampista, giocò in A con Pisa, Pescara, Cagliari, Perugia, Napoli. Passato in panchina, nel 2008 portò in B il Sassuolo, dal 2008/2009 sulla panchina del Cagliari (serie A), esonerato dopo la 33ª giornata del campionato 2009/2010 • […] “Sono stato uno dei primi giocatori ad essere andato in procura con Alessandro Moggi, e mi sono sempre trovato bene. In dieci anni non mi ha mai raccontato storie, è stato molto leale” [...]. Le sue teorie hanno la paternità di Giovanni Galeone, con il quale Allegri ha vissuto anni d’oro a Pescara [...]» (Nicola Binda, “La Gazzetta dello Sport” 24/5/2006) • «[...] Figlio, Allegri, di una terra rossa e un po’ anarchica. E persino temeraria, coraggiosa, senza riguardi per nessuno. Un background culturale che [...] si è portato appresso nella sua carriera ribelle, ma talentuosa, da numero dieci. Da giocatore Allegri ha girato la penisola da vagabondo del pallone, irrequieto, a volte incompreso e altre volte troppo esaltato: Livorno, Pisa, Pavia, Pescara, Cagliari, Perugia, Padova, Napoli, Pescara, Pistoia e Agliana. Dove ha attaccato le scarpe al chiodo, anno 2003. E ha indossato la tuta di allenatore: in quattro anni è passato dai campetti dell’Aglianese al Sant’Elia di Cagliari, il tempio di Gigi Riva, accettando di sedere spavaldo sulla panchina più incerta d’Italia, quella del mangiallenatori Massimo Cellino. [...] Figlio calcistico di Galeone, che stravedeva per quel ragazzo esile e dai piedi sopraffini, la filosofia di gioco di Allegri ha la saggezza un po’ ovvia di un Mourinho dell’Ardenza. Quando a San Siro l’allenatore dell’Inter mette dentro cinque punte, “Acciuga” chiama i suoi e dice: “Se cinque interisti vanno all’attacco vuol dire che la difesa rimane sguarnita. Per questo avanti tutti, attacchiamoli. Se ci chiudiamo l’Inter ci sbriciola”. Se Galeone è il padre-maestro, il punto di riferimento di Allegri è Sacchi: “È l’ultimo allenatore che ha inventato qualcosa di nuovo. Dal pressing al fuorigioco alle metodologie di allenamento. Però allora erano altri tempi, c’era meno comunicazione. Oggi si sa tutto di tutti e se uno applica qualcosa di nuovo nel giro di poche giornate chiunque è in grado di prendere le contromisure” [...] Di sé dice che ai suoi giocatori cerca di infondere soprattutto il coraggio: “In campo devono essere tranquilli di poter osare. Se uno si limita a fare il compitino rischia di perdere, soprattutto se è dotato meno tecnicamente. Nel calcio come nella vita bisogna saper osare...” [...]» (Carlo Giorni, “Il Riformista” 8/2/2009) • «[...] Estate ’94, quella del Mondiale americano delle lacrime di Arrigo Sacchi e Franco Baresi. Massimiliano Allegri è reduce da un buon campionato proprio col Cagliari. Ha quasi 27 anni è nel pieno della maturazione calcistica. Da buon toscano ha un carattere schietto e l’attitudine al divertimento e alla goliardia. Ma gioca alla grande; è un trequartista con piedi ottimi e visione di gioco che illumina. Il Milan che domina il mondo è già proiettato nella visione mediatica e commerciale che punta al business su tutti i fronti e alla fine di maggio affronta una tournée che tocca Messico, Stati Uniti, Thailandia, Bali e Cina. Alla guida c’è Fabio Capello e la società decide di portare anche alcuni “elementi interessanti”. Tra questi proprio Allegri e l’attaccante Michele Padovano. Ad Allegri e Padovano non va benissimo. In Messico e Stati Uniti c’è un caldo mostruoso, allenarsi è problematico e Capello non la prende proprio come una vacanza. La sera è caciara. Altro che le notti di Adriano. Si balla sui tavoli. Seba Rossi fa da paciere in una rissa, le belle donne abbondano. Ad Allegri [...] non sembra vero. E, infatti [...] ricorda: “Ci divertimmo moltissimo”. Capello si divertì meno. E non diede particolare spazio in campo all’attuale allenatore [...] che era partito per la tournée con una caviglia in disordine. Voci raccontano che a un certo punto il burbero don Fabio avesse rispedito in Italia i due giovanotti che non facevano le bizze del Cassano di oggi, ma erano allegri e spensierati. Allegri riconduce tutto ai problemi alla caviglia: “Mi faceva talmente male che decisi di rientrare in Italia”. [...]» (Francesco Velluzzi, “La Gazzetta dello Sport” 22/2/2009).