varie, 16 giugno 2008
CAPELLO Dindo
CAPELLO Dindo (Rinaldo) Asti 17 giugno 1964. Pilota. Ha vinto tre volte la 24 Ore di Le Mans (Bentley 2003, Audi 2004, Audi 2008). «Le Mans è una sagra per tutti, un giardino zen per chi guida. Tredici chilometri e 600 metri di percorso, tre minuti e mezzo al giro, 24 ore di gara [...] Una notte-belva in agguato fra gli alberi. Il tempo qui ti cola attorno, ti trasforma mentre lo perfori. ”Al volante pensi se vale rischiare su quella curva, a cosa ti dicono dai box. Ma la notte, a volte, la mente vaga. Pensi a casa, agli amici, o a cose incredibili. come se ti sdoppiassi. A me capita di chiedermi: sono proprio io che sto correndo ai 330 all’ora sotto la pioggia?” [...] da Santo Stefano Belbo [...] Si chiama endurance: resistenza. Le Mans non è la F.1, è qualcosa di minore e di più grande insieme. La F.1 è una fornace, Le Mans un lampo, eppure per sopravvivere qui devi saper bruciare lento. Contano altri parametri, anche se ci sono dentro tragedie simili, nomi uguali. [...] Minuto, cortese [...] Casa a Santo Stefano, la città di Pavese, in faccia alla chiesa. Fenomeno e bogianen. Il mestiere di vincere: ”Il mio è un lavoro come un altro, bello certo, ma non mi piace che la genti mi consideri uno eccezionale, in questo sono molto piemontese. In città guido da imbranato, non sopporto i furbi che ti passano avanti. In gara invece fai cose pazzesche e non sai neppure come. come avere una doppia personalità, per questo oltre ad allenarmi con Roberto Manzoni (preparatore di Giorgio Rocca e di Deborah Compagnoni, ndr), lavoro anche con Beppe Vercelli, uno psicologo dello sport”. Primo giro in kart, a 11 anni, ”sulla pista di Nizza Monferrato, un regalo di compleanno dei miei. Pensavo solo al calcio, da quel giorno non ho più tolto il sedere da una macchina. Allo stadio ci porto mio figlio, che è pazzo per il Milan, una squadra che mi ricorda l’Audi, così sono diventato milanista anch’io”. Le Mans? ”Unica, come il tour per un ciclista. Qui ho un feeeling particolare, mi ci trovo bene anche se non esistono altre piste al mondo dove superi i 300 all’ora 6 volte in un giro. Per vincere serve anche fortuna. [...]”» (Stefano Semeraro, ”La Stampa” 16/6/2008).