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 2008  giugno 13 Venerdì calendario

L’ambientalista scettico. Capitolo XXIV: Riscaldamento globale – Parte Prima Per capire a pieno lo sviluppo futuro della temperatura planetaria è necessario prendere in esame quanto è successo in passato

L’ambientalista scettico. Capitolo XXIV: Riscaldamento globale – Parte Prima Per capire a pieno lo sviluppo futuro della temperatura planetaria è necessario prendere in esame quanto è successo in passato. La temperatura ha influito in molti modi sul ghiaccio delle regioni polari: quindi eseguendo carotaggi nel ghiaccio è possibile contare gli strati risalenti a epoche diverse. Metodi analoghi sono rappresentati dall’analisi degli anelli annuali degli alberi (sono più larghi se il clima è più caldo), dei coralli, dei sedimenti di laghi, oceani, pozzi di trivellazione ecc. Nell’ultimo milione di anni si è verificata una serie di otto fasi glaciali interglaciali, determinate dalle variazioni dell’orbita terrestre attorno al Sole. L’ultimo periodo, l’Olocene, continua tuttora ed è iniziato circa 10 mila anni fa. C’è consenso generale sul fatto che i secoli precedenti il 1900 siano stati molto più freddi:il fenomeno è conosciuto col nome di "piccola glaciazione" e ha interessato il periodo 1400-1900. C’è generale consenso anche sul fatto che la prima parte del secondo millennio invece la temperatura fu particolarmente calda, tanto che si parla di "periodo caldo medievale" Durante questo periodo le temperature miti resero possibile la colonizzazione di territori altrimenti inospitali come Groenlandia e Terranova da parte di popolazioni vichinghe. I dati sembrano lasciar intendere che negli ultimi 140 mila anni episodi come la piccola glaciazione o il periodo caldo medievale si sono succeduti con regolarità in cicli climatici di circa 1500 anni. Sono fondati i dubbi che le temperature alla fine del XX secolo siano superiori a quelle di molti secoli precedenti, ma ciò non costituisce un’indicazione certa di un irrefrenabile riscaldamento globale. Gli argomenti a sostegno dell’affermazione che oggi la temperatura sarebbe più elevata rispetto a qualsiasi momento degli ultimi 1000 anni sono resi più deboli dal fatto che i dati disponibili non comprendono le temperature nelle aree oceaniche, nonché di quelle notturne e invernali, e sono inoltre basati in via quasi esclusiva su informazioni provenienti dal Nordamerica. Dal 1990 l’Ipcc presenta rapporti sullo sviluppo futuro della temperatura. I modelli messi a punto sono tantissimi e dipendono dalle diverse variabili perse in considerazione. Le previsioni annunciano per il 2100 un aumento delle temperature nell’ordine di 2-4,5 °C e un innalzamento totale del livello dei mari di circa 31-49 centimetri. L’aumento di anidride carbonica provocherà sicuramente un aumento delle temperature, ma occorre chiedersi quale sarà l’entità di questo riscaldamento. difficile preparare dei modelli attendibili. Ciò in primo luogo perché non si capisce bene quale influenza possano avere le particelle che costituiscono i cosiddetti aerosol. Pare che le particelle (come quelle di zolfo che si formano bruciando combustibili fossili ecc.) siano in grado di riflettere l’energia solare con un conseguente effetto raffreddante. Il secondo problema nell’elaborazione di modelli è rappresentato dal vapore acqueo dell’atmosfera. Quanto più la Terra si riscalda tanto maggiore sarà l’evaporazione e di conseguenza il calore intrappolato dal vapore acqueo. Tuttavia l’entità della retroazione del vapore acqueo non dipende dalla temperatura della superficie terrestre, bensì da quella della troposfera (lo strato più basso dell’atmosfera, che si innalza dal suolo per 10-13 chilometri). Quindi l’effetto della retroazione sarà significativo solo se tutta la troposfera riscaldandosi tratterrà una maggiore quantità di acqua. Però i dati raccolti dai satelliti e dai palloni sonda dicono che questo riscaldamento non si verifica secondo le previsioni dei modelli dell’Ipcc e dunque la retroazione del vapore sarà di minore entità rispetto a quanto temuto. Il terzo aspetto che rende difficile l’elaborazione di modelli sono le nubi, che possono raffreddare o riscaldare il clima a secondo della loro altitudine e densità. E addirittura conoscenze e modelli più precisi sulle nubi potrebbero invalidare tutte le previsioni. Si sa da tempo che esiste una correlazione fra l’attività solare e la temperatura. probabile che la luminosità del Sole sia aumentata di circa lo 0,4% nel corso degli ultimi 200-300 anni, provocando un incremento termico di circa 0,4 °C e la tendenza degli ultimi decenni corrisponderebbe ad altri 0,4 °C fino al 2100. Uno studio del 1997 ha dimostrato che all’aumento della radianza solare diretta degli ultimi 30 anni è imputabile circa il 40% del riscaldamento globale osservato. Alcuni studiosi hanno messo in luce, inoltre, una correlazione tra la durata del ciclo delle macchie solari e la temperatura media della Terra. Non è chiara quale sia la relazione, ma c’è un collegamento tra le nubi basse e la radiazione cosmica che raggiunge la Terra. I raggi cosmici producono ioni, che assieme alle particelle dell’atmosfera, sono la base dello sviluppo delle nubi basse (che provocano un certo raffreddamento della temperatura terrestre). Un aumento della radiazione cosmica è il risultato di una minore attività solare, che a sua volta dipende da una durata maggiore del ciclo delle macchie solari. Niente macchie solari significa diminuzione della radiazione cosmica, quindi un numero minore di nubi basse e dunque temperature più elevate. Il riscaldamento globale è stato spesso associato all’innalzamento di parecchi metri di parecchi metri del livello dei mari e allo scioglimento dei ghiacci dei poli. Negli ultimi cento anni il livello planetario delle acque è aumentato tra i 10 ei 25 centimetri e si prevede che si innalzerà di altri 31-49 centimetri nei prossimi cento anni. Circa tre quarti dell’innalzamento è imputabile al fatto che l’acqua è diventata più calda e quindi si è espansa; solo un quarto deriva da un maggiore scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari. Si prevede tuttavia che l’innalzamento dei mari farà aumentare il numero di persone esposte a inondazioni ricorrenti. La preoccupazione per questo fatto appare tuttavia esagerata se si pensa che i paesi, diventati più ricchi nel corso del XXI secolo, saranno in grado di prendere per tempo adeguate misure di protezione. Un significativo aumento del livello dei mari si è già verificato durante l’ultimo secolo e l’uomo è stato in grado di affrontarlo. Spesso si sente dire che il riscaldamento globale provocherà un maggior numero di decessi per via delle alte temperature. A parte la considerazione che il freddo fa più vittime del caldo, uno studio relativo a diverse regioni europee ha dimostrato che i decessi associati a caldo si verificano se la temperatura supera il valore abituale, non se supera un valore fisso. Ciò conferma che le popolazioni sono in grado di adeguarsi alle nuove condizioni in modo da proteggersi dallo stress provocato dalle temperature più elevate. Poi si dice che con l’aumento delle temperature si amplierà il bacino potenziale delle malattie tropicali, come la malaria. In verità anche durante la piccola glaciazione ci si ammalava di malaria. A ciò si aggiunga che fino a dopo la Seconda guerra mondiale la malaria era endemica in parecchi paesi americani ed europei, dove poi è stata debellata. La lotta alla malaria è soprattutto una questione di sviluppo e risorse.