Il Sole 24 Ore 13 giugno 2008, Mario Platero, 13 giugno 2008
Il veto di Berlino e il passo indietro dell’alleato. Il Sole 24 Ore 13 giugno 2008 C’è da chiedersi: come mai l’America, che avrebbe potuto confermare un assenso formale, ma non determinante, per l’ingresso dell’Italia nel 5+1, ha improvvisamente fatto una marcia indietro pubblica? Ci sono due risposte
Il veto di Berlino e il passo indietro dell’alleato. Il Sole 24 Ore 13 giugno 2008 C’è da chiedersi: come mai l’America, che avrebbe potuto confermare un assenso formale, ma non determinante, per l’ingresso dell’Italia nel 5+1, ha improvvisamente fatto una marcia indietro pubblica? Ci sono due risposte. La prima riguarda la strategia negoziale alla Farnesina. In mancanza di garanzie esplicite da parte di Washington, forse sarebbe stato meglio attendere nell’annunciare al mondo che avremmo eliminato i caveat e che il nostro impegno in Afghanistan sarebbe aumentato. La contropartita per l’America era troppo importante per essere ignorata e forse il tono, in cambio di garanzie negoziate ex post invece che ex ante, sarebbe stato diverso. La seconda risposta è che, per opportunismi politici George W. Bush può aver assunto una linea pubblica diversa da quella privata. E nulla esclude, anzi, fonti autorevoli lo confermano, che nelle conversazioni private di ieri il presidente americano possa aver usato toni molto più impegnativi con Silvio Berlusconi. Ma come sappiamo il presidente è in uscita e ogni giorno che passa la sua influenza è destinata a diminuire. Detto questo, emergono due punti fermi. Il primo è che per l’Italia l’ingresso nel 5+i diventa qualcosa di più di una semplice partecipazione a un gruppo di contatto per convincere l’Iran a rinunciare alle sue ambizioni nucleari. Varare un 5+2 ridimensiona automaticamente la rivendicazione tedesca di essere un primus inter pares a livello europeo. La Germania oggi è l’unico Paese al mondo a far parte di una struttura negoziale che include i cinque membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per Berlino il 5+1 è propedeutico a un nuovo tentativo di diventare membro permanente del Consiglio di Sicurezza quando ci sarà l’attesa riforma del massimo organo consultivo dell’organizzazione multilaterale. Uno sviluppo questo, contrario ai nostri interessi nazionali, indipendentemente dal colore politico del Governo. Non solo, con l’esclusione dell’Italia si afferma un ordine gerarchico che identifica in Francia, Gran Bretagna e Germania il terzetto forte dell’Unione Europea. Non c’è da sorprendersi dunque, se Berlino è pubblicamente contraria, di nuovo ieri, al nostro ingresso nel gruppo di contatto: «L’ostacolo è la Germania» ci ha detto chiaramente un alto funzionario americano. Il secondo punto fermo è che per entrare nel 5+1 ci vuole il consenso di tutti i Paesi membri, Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna (i 5 all’Onu) e il +1 cioè la Germania. Un postulato questo non secondario per capire come raggiungere l’obiettivo del Governo. Un obiettivo legittimo in quanto l’Italia contribuisce con 8.500 soldati su un serbatoio di 40mila, a missioni di pace internazionali; è il primo interlocutore commerciale dell’Iran e con l’interruzione dei finanziamenti Sace già un paio di anni fa - e il rispetto delle sanzioni contro l’Iran - siamo forse il Paese che più ha sofferto dal punto di vista economico. Il paradosso in tutto questo è che le gerarchie europee sono a geometria mobile. I due leader europei più forti sono il francese Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi. Angela Merkel è ostaggio di una coalizione debole e Gordon Brown è ancora più debole alla guida del Governo britannico. Per Bush, dunque, che ha ritrovato l’alleato italiano, diventava più importante ottenere il consenso della Germania all’applicazione severa delle vecchie sanzioni e al varo di nuove sanzioni. questa la spiegazione all’opportunismo politico di Bush, è il prezzo che L’America ha pagato alla Germania per ottenere la concessione sulle sanzioni. E non è un caso se già su Air Force One, al ritorno dalla Germania, Judy Ansley del consiglio per la Sicurezza Nazionale diceva che non era «realistico» pensare a un ingresso dell’Italia nel 5+1 o se ieri Hadley diceva che il presidente «non ha deciso» o che il «Gruppo funziona meglio se è ristretto», alludendo al fatto che anche il Giappone potrebbe chiedere di entrare. Comunque sia, si riparte da capo. Ieri Bush ha invitato Berlusconi in America a settembre. Ci andrà presto, dunque. Basta che nel frattempo lavori ai fianchi la Francia e la Gran Bretagna. La Germania, fino a prova contraria, non dispone ancora di un diritto di veto. Mario Platero