Tonino Bucci, Liberazione 13/6/2008., 13 giugno 2008
Liberazione, venerdì 13 giugno Probabilmente non è un’opera da mettere tra gli scaffali della letteratura femminista
Liberazione, venerdì 13 giugno Probabilmente non è un’opera da mettere tra gli scaffali della letteratura femminista. Però un classico lo è, eccome. L’amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence - che compie quest’anno il suo ottantesimo compleanno - merita un posto tra i romanzi del Novecento anche solo per lo scalpore suscitato all’epoca. L’impatto sull’opinione pubblica fu di scontro frontale e non poteva essere altrimenti in una società ossessionata dalla morale e dalle convenzioni qual era l’Inghilterra vittoriana. La storia d’amore raccontata da Lawrence tra una donna borghese sposata a un paraplegico e un amante di condizioni sociali modeste andava decisamente oltre la soglia di tollerabilità dell’epoca. Le vicende editoriali del romanzo sono tormentate fin dall’inizio. Lo scrittore è costretto a farlo uscire nel 1928 in forma privata e all’estero, guarda caso proprio in Italia, a Firenze. E’ qui che da un paio d’anni Lawrence vive con la moglie Frieda von Richtofen, in una villa presa in affitto sulle colline sopra Scandicci. Grazie all’intervento di un amico libraio, Pino Orioli, riesce a far pubblicare il romanzo dal proprietario della tipografia Giuntina, Leo Samuel Olschki. Il libro è stampato a spese dell’autore. Ha un copertina rossa e porta impressa una fenice disegnata, pare, dallo stesso Lawrence. La carta è di colore avorio. Delle mille copie stampate oggi ne rimangono poche. Ognuna porta in calce il numero di serie e la firma dello scrittore. Ora dovrebbe uscire una copia anastatica nella collana "Reperti" dell’università di Trento. «Ho finito il mio romanzo. Mi piace - si legge in una lettera di Lawrence di poco precedente la pubblicazione - Ma è così indecente, secondo gli stupidi canoni convenzionali, che nessuno lo pubblicherà mai. E io non intendo assolutamente tagliarlo». La pubblicazione suscita subito scandalo per via delle scene di sesso troppo esplicite e per l’uso di un linguaggio a dir poco sconveniente per i canoni dell’epoca. Ma oltre alle parole oscene a infastidire i lettori borghesi è anche quel personaggio femminile spregiudicato che non si fa scrupolo di tradire il marito - un aristocratico rimasto paralizzato e impotente - con un amante di ceto sociale inferiore. Pubblicarlo in Inghilterra è impossibile. E’ solo nel 1960, trent’anni dopo la morte di Lawrence, che si fa avanti la casa editrice britannica Penguins Book, l’unica ad avere il coraggio di pubblicare il libro che nel corso degli anni si è attirato la censura anche di Stati Uniti, Australia e India, anche se le edizioni pirata hanno continuato a circolare. Ma non è così semplice. Dopo la pubblicazione in patria L’amante di lady Chatterley viene trascinato in tribunale. Il paese assiste allo spettacolo surreale di un processo contro un libro. L’editore Penguin si difende. Intervengono personaggi ilustri a favore del romanzo come E. M. Forster, Helen Gardner e Raymond Williams. Il 2 novembre del ’60 la casa editrice vince la causa. Ma il clima avverso continua. In Australia non solo è vietata la pubblicazione del romanzo, ma si fa divieto persino di stampare un libro resoconto del processo. Siamo però a ridosso della contestazione sessantottina e il vento cambia. Il romanzo diventa un simbolo della critica antiborghese e della liberazione sessuale. Nel ’65 Tom Lehrer rende omaggio all’Amante di lady Chatterley nella canzone Oscenità. Forse, oggi, i riferimenti sessuali del romanzo possono far sorridere, resi simili a residui anacronistici dai contenuti più che espliciti della pubblicità e della tv. Resta però attuale la critica antiborghese di Lawrence, l’attacco frontale a un mondo di convenzioni sociali opprimenti. «Com’è abominevole il borghese, soprattutto il maschio della specie...», scriveva Lawrence. «Mettetelo a confronto con una nuova emozione, mettetelo di fronte alle pretese di un altro. Fategli toccare con mano una minima difficoltà morale. Fate che la vita ponga di fronte a una nuova prova il suo intendimento E poi guardatelo sgonfiarsi come una meringa umida. Guardatelo, folle o spaccone, come perde la bussola. Guardate lo spettacolo che dà se la sua intelligenza è sottoposta a nuova prova. A una nuova prova della vita». Tonino Bucci