Andrea Greco, la Repubblica 13/6/2008, pagina 33., 13 giugno 2008
la Repubblica, venerdì 13 giugno I derivati visti con gli occhi dei loro operatori. Il mondo al contrario, dove i buoni resistono nei fortini del libero mercato, inquietati dal malvagio populismo di governi e autorità, che vogliono imbrigliarli con nuove regole
la Repubblica, venerdì 13 giugno I derivati visti con gli occhi dei loro operatori. Il mondo al contrario, dove i buoni resistono nei fortini del libero mercato, inquietati dal malvagio populismo di governi e autorità, che vogliono imbrigliarli con nuove regole. Dove il deleveraging, parola d´ordine perfino dei banchieri universali ormai – con cui si tenta un ritorno ai fondamentali depotenziando la leva finanziaria – è invece un timore, perché assottiglia i volumi. Fa niente se quei volumi sono gonfiati dal denaro preso in prestito dagli speculatori dalle banche. La realtà è un caleidoscopio: mentre tutto il mondo guarda con ansia gli effetti della crisi prodotta dai mutui subprime, annessi e connessi – tra cui i derivati, strumenti di copertura dei rischi ma sempre più di speculazione a termine su ogni tipo di azione, merci, servizi – a Londra si tiene il primo International Derivates Expo, fiera dei derivati che ha riunito 800 operatori davanti a 50 stand, 30 tavole rotonde e una parata tecnologico-finanziaria: tre giorni di "orgoglio" fino a mercoledì. Nessuno ha fatto ammende, diversi hanno tuonato contro le autorità che gettano pregiudizi e colpe su un comparto «prezioso per dare stabilità e liquidità ai mercati» (la teoria, in effetti, è questa). Il clima è dimesso, comprensibilmente data la fase di mercato; i big latitano, ma tra gli operativi nessuno, a partire dal leader di Icap, Michael Spencer, teme la resa dei conti: «Non ricordo un periodo così difficile e turbolento per i mercati come questo in trent´anni, ma l´età dell´oro dei derivati, iniziata 25 anni fa, continuerà ancora a lungo». Icap, nome ignoto ai più, intermedia 1.000 miliardi di dollari al giorno, metà del Pil italiano. Un classico del ramo: nomi sconosciuti, cifre immani. «C´è sempre il rischio di reazioni eccessive dei politici e delle autorità di vigilanza – ha detto Spencer – ma i danni creati della legge Sarbanes Oxley, che negli Usa ha ingessato i mercati, sono ancora evidenti. Difficilmente saranno approvate norme altrettanto restrittive». Smaltiti gli incidenti di percorso, si ripartirà: «Presto il trend si invertirà. Gli investimenti continuano a fluire negli hedge fund. Innovazione finanziaria e globalizzazione sono dalla nostra parte». Del resto i dati restano confortanti. La Banca dei regolamenti internazionali registra che nel primo trimestre 2008 si è avuto un corposo rimbalzo nei volumi di derivati: da un valore nozionale di 539mila miliardi di dollari a 692mila miliardi, grazie ai future sui tassi di interesse a breve termine, che ne rappresentano i quattro quinti. Ma c´è anche un robusto +52% di derivati sulle materie prime (anch´esse al galoppo, vedi il caso). Al tema sta dedicando attenzione la rivista Valori, mensile di finanza ed economia sociale promossa da Banca Etica. E che in un prossimo convegno lancerà la proposta di creare un´autorità internazionale per porre dei limiti sulle posizioni in derivati e opzioni negoziabili da un singolo operatore. Un modo per evitare repliche del buco SocGen, 5 miliardi "fumati" da un giovane trader nei derivati. Ma visto dalla fiera di Londra quello «è solo un esempio di come i mercati puniscano regolarmente i perdenti». Punti di vista. Andrea Greco