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 2008  giugno 13 Venerdì calendario

Kosovo, la missione Ue parte male. Il Sole 24 Ore 12 Giugno 2008 Una missione impossibile: rischia di essere questo il destino di Eulex (European union rule of law mission in Kosovo), che nelle intenzioni della Ue avrebbe dovuto sostituire quella guidata dall’Onu, l’Unmik, che amministra dal ’99 lo Stato dichiaratosi indipendente il 17 febbraio

Kosovo, la missione Ue parte male. Il Sole 24 Ore 12 Giugno 2008 Una missione impossibile: rischia di essere questo il destino di Eulex (European union rule of law mission in Kosovo), che nelle intenzioni della Ue avrebbe dovuto sostituire quella guidata dall’Onu, l’Unmik, che amministra dal ’99 lo Stato dichiaratosi indipendente il 17 febbraio. «Non riesco ancora a capire come Bruxelles abbia potuto pensare di prendere in mano la situazione in Kosovo senza avere il placet dell’Onu», dice sconsolato un alto diplomatico occidentale che opera nei Balcani. Il risultato è che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a causa del veto della Russia, che appoggia la posizione contraria della Serbia su Eulex, non può aggiornare la risoluzione che nel ’99 regolamentò la missione Unmik e decretarne la fine. Per sbrogliare questa matassa, il segretario generale del l’Onu, Ban Ki-moon, nelle prossime ore invierà a Bruxelles una lettera "di invito" a dispiegare i 2mila uomini di Eulex, per lo più magistrati e poliziotti che dovranno però agire sotto l’ombrello dell’Unmik che dunque è destinata a rimanere in Kosovo, anche se con un organico ridotto rispetto agli attuali 3mila funzionari. Un gruppo di 200 esperti europei incaricati di preparare la missione era giunto in Kosovo già a fine gennaio, ma dopo l’autoproclamazione dell’indipendenza, quelli dislocati nelle aree serbe si erano dovuti ritirare a Pristina per ragioni di sicurezza, a causa del mancato riconoscimento della missione da parte della Serbia. Un dato di cui Ban Ki-moon ha dovuto tenere conto. Secondo indiscrezioni, la sua lettera avallerebbe la situazione di fatto in quanto prevederebbe la «collaborazione tra le autorità locali e l’Unmik nei settori delle dogane, della polizia, dei tribunali, dei trasporti e delle telecomunicazioni e nel campo della protezione dei beni culturali» nelle zone a maggioranza serba, così come richiesto da Belgrado. Un implicito riconoscimento di una spartizione del Kosovo. Domenica entrerà in vigore la nuova Costituzione kosovara. Avrebbe dovuto essere il giorno dell’avvio di un processo rapido verso la piena autonomia, salvo il controllo dell’Unione europea nei settori della polizia, della giustizia, della lotta al crimine organizzato. E invece l’Unmik, che ha poteri ben più ampi, per ora non lascia il Kosovo e ancora non si capisce chi farà cosa quando, a ottobre (con tre mesi di ritardo rispetto alle previsioni), sarà dispiegata a ranghi completi la missione europea, che costerà alla Ue 205 milioni di euro per i primi 16 mesi di attività. Una vera e propria patata bollente per il prossimo capo delegazione Unmik che sostituirà quello attuale, il tedesco Johamin Ruecker. Sino a ora unico candidato sarebbe il diplomatico italiano Lamberto Zanier. Il rinvio sine die della fine della missione Unmik non piace per niente a Pristina. «L’Onu dovrebbe lasciare il Kosovo all’inizio dell’autunno, così potremo governarci da soli», ha affermato ieri il presidente kosovaro Fatmir Sejdiu, che ha anche esortato il Palazzo di vetro e la Ue a parlare «con una sola voce»: invito che riguarda appunto il passaggio di consegne. Il rischio dunque è che il Kosovo si trovi sotto l’egida della Nazioni Unite nelle zone serbe, soprattuto nell’area settentrionale di Kosovska Mitrovica: qui di fatto già vige un’amministrazione parallela dove l’economia (compresi gli stipendi dei dipendenti pubblici) è finanziata da Belgrado. Con il resto del Paese sotto l’egida della Ue. Una situazione che potrebbe innescare nuove tensioni, non solo all’interno del Kosovo, ma anche tra Pristina e l’Onu. Elena Ragusin