ItaliaOggi 13 giugno 2008, Piero Laporta, 13 giugno 2008
Alemanno alla prova dei Veltroni boys. ItaliaOggi 13 giugno 2008 La domanda è semplice: la dirigenza del Campidoglio che gestirà il risanamento può essere quella che ha creato un debito colossale? Il segretario generale, il ragioniere generale, i loro staff, sempre uguali negli ultimi 15 anni, possono garantire una politica di risanamento e una gestione di eccellenza come deve essere quella della Capitale? La risposta di Gianni Alemanno qualificherà le sue scelte future
Alemanno alla prova dei Veltroni boys. ItaliaOggi 13 giugno 2008 La domanda è semplice: la dirigenza del Campidoglio che gestirà il risanamento può essere quella che ha creato un debito colossale? Il segretario generale, il ragioniere generale, i loro staff, sempre uguali negli ultimi 15 anni, possono garantire una politica di risanamento e una gestione di eccellenza come deve essere quella della Capitale? La risposta di Gianni Alemanno qualificherà le sue scelte future. Il debito del comune di Roma, creatosi in quindici anni, una settimana fa pareva di 7 miliardi di euro; oggi è valutato 10 miliardi; non si esclude che sia più profondo. Incertezze significative. La vittoria di Gianni Alemanno, inaspettata anche per l’attuale sindaco, ha scombinato un passaggio di consegne con Francesco Rutelli, coinvolto egli stesso nel debito. La situazione fu chiara anche a Giuliano Amato. Egli, in perfetta intesa con il prefetto di Roma, Carlo Mosca, intervenne con incisività sulla gestione commissariale, seguita alle dimissioni di Walter Veltroni, scongiurando ulteriori occasioni di spesa pazza. Il ministro dell’interno designò il prefetto Mario Morcone, quale commissario straordinario capitolino. Fedele alla sua fama, Morcone mise nell’angolo la dirigenza del Campidoglio dall’alto della sua esperienza di amministrazione delle autonomie locali e di gestione di emergenze, come la protezione civile e l’immigrazione. Le riunioni di giunta nel periodo commissariale furono alquanto vivaci. Morcone si attrezzò molto bene, disponendo d’un vice prefetto altrettanto preparato, Ignazio Portelli, e di Cristina Piccardi, espertissima funzionaria senior della commissione bilancio del Senato. In tal modo il bilancio del Campidoglio non s’è aggravato, com’era accaduto nelle precedenti gestioni commissariali. D’altro canto, se avesse vinto Rutelli, come i pronostici assicuravano, sarebbe stato comunque impossibile continuare sulla medesima direzione dei quindici anni passati. Giuliano Amato ha in tal modo dato un avviso di profondo mutamento nella gestione del comune, condizione essenziale per poter governare Roma nei prossimi anni, sia pure con un debito ristrutturato. Tale dettaglio, dopo l’inopinata vittoria di Alemanno, lo si vorrebbe sfumare. Possiamo enumerare decine di comuni nei quali, quando v’è stato dissesto, la magistratura contabile è intervenuta con sanzioni cui sono seguiti pignoramenti, addebiti e recuperi forzosi. paradossale, nel momento in cui si pretendono dal contribuente enormi sacrifici, e i contribuenti romani ne sanno qualcosa, vi sia chi suggerisca ad Alemanno di essere morbido, per non introdurre tensioni fra maggioranza e opposizione in parlamento. In questo modo si nega nei fatti il cambiamento e inoltre si dice all’elettorato - e ai contribuenti - che non si esclude di poter seguire in futuro le medesime politiche di Veltroni. Inoltre, si mettono al riparo quei dirigenti degli uffici capitolini che negli ultimi quindici anni hanno costituito atti amministrativi, rivelatisi generatori di debito incontrollato. Le sofferenze finanziarie convivono inevitabilmente con l’inefficienza diffusa, con lo spreco e non si può escludere che vi siano stati episodi di corruzione. Tutto ciò riguarda innanzi tutto Roma e il suo futuro. Il governo e la dialettica parlamentare ne sono inevitabilmente toccati, ma non possono essere mantello per tutelare i tecnici incapaci o peggio. Occorre capire quali siano stati gli atti di gestione dei vertici burocratici e del ragioniere generale, andato in pensione poco tempo fa, ricevendo dall’amministrazione capitolina, oltre ai complimenti, una lupa bronzea, come usualmente si fa con in capi di stato in visita. I dirigenti capitolini hanno ricevuto premi «di risultato» di decine di migliaia di euro a cranio, che hanno incrementato il deficit, con l’avallo del segretario generale che ha controfirmato per i premi e per gli atti di questi ultimi quindici anni. Una spiegazione è doverosa, attraverso un’indagine tesa, non solo a quantificare il debito ma a valutare nel merito le singole capacità dirigenziali, rimuovendo e sanzionando i responsabili ai vari livelli. Se non si va su questa direzione, significa solo che il modello veltroniano ha fatto scuola. Piero Laporta