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 2008  giugno 13 Venerdì calendario

Tutti contro il grande fratello. ItaliaOggi 13 giugno 2008 Come un’emergenza nazionale. dal 1997 che le intercettazioni tolgono il sonno a presidenti del consiglio, deputati e senatori

Tutti contro il grande fratello. ItaliaOggi 13 giugno 2008 Come un’emergenza nazionale. dal 1997 che le intercettazioni tolgono il sonno a presidenti del consiglio, deputati e senatori. In poco più di 11 anni per iniziativa parlamentare sono stati presentati 738 disegni di legge. Un incubo. A cominciare dal luglio del 1997 quando veniva comunicato alla presidenza del senato il disegno di legge numero 2677 di iniziativa di una quarantina di parlamentari con Enrico La Loggia primo firmatario. Allora le premesse erano diverse dai toni spiattellati in questi giorni sull’argomento. Allora la convinzione era che «gli spazi di intervento normativo sulle intercettazioni non sono particolarmente ampi e l’effettivo e rigoroso rispetto delle regole esistenti consentirebbe di mantenere l’uso di questo, peraltro indispensabile, strumento di indagine entro limiti compatibili con la tutela delle garanzie individuali». Erano tempi in cui la parola privacy non era ancora entrata nel politichese e l’iniziativa parlamentare veniva presentata come una sorte di «funzione manifesto o se si vuole di funzione di appello». In quella tredicesima legislatura agli atti parlamentari finivano altri due provvedimenti. Il disegno di legge numero 3955 del senatore Mario Greco si proponeva di modificare i limiti di ammissibilità delle intercettazioni ai delitti non colposi con il limite massimo di pena da 5 a 6 anni e un minimo di 3, restringendo anche l’area degli illeciti contro la pubblica amministrazione. Seguiva poco dopo il ddl 3964 che unificava vari testi tra i quali quello presentato dall’allora guardasigilli Giovanni Maria Flick. Si contraddistingueva per la griglia di reati per i quali potevano essere autorizzate le intercettazioni. Nel 2005, quattordicesima legislatura, toccava ai senatori Luigi Zanda, Massimo Brutti e Nando Dalla Chiesa che comunque nel ddl 3389 ritenevano «la disciplina sufficientemente rigorosa nell’individuare i limiti» al punto da ritenere invece «necessario intervenire sulla durata delle intercettazioni ambientali». I senatori puntavano tutto sull’«istituzione di un archivio riservato nel quale il pm deve custodire verbali e registrazioni e il cui accesso è consentito ai difensori delle parti». A settembre scendevano in campo i pezzi da novanta, ovvero Silvio Berlusconi, Roberto Castelli e Giuseppe Pisanu, rispettivamente premier e ministri della Giustizia e dell’interno. Il ddl 3612 cominciava a recintare il campo di intervento di inquirenti e investigatori. Erano quelli i tempi parlamentari in cui la parola privacy entrò di diritto nel dizionario dell’italiano medio e la stretta sulle intercettazioni cominciava a essere percepita come unica e vera priorità per la nazione. La prova era il laborioso lavoro della commissione giustizia del senato che convocò esperti, rappresentanti dei giornalisti, che difesero senza tentennamenti il diritto dell’informazione, fino al garante della privacy Francesco Pizzetti. In questa neonata legislatura, la sedicesima, già si registrano le prime iniziative, in attesa del colpo preparato dal premier Berlusconi che presenterà oggi al consiglio dei ministri. Il senatore Giorgio Costa con il ddl 547 vuole sanzioni per chi pubblica atti dei procedimenti penali. Dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, invece il testo più rivoluzionario, il ddl 212, che obbliga i magistrati «a riferire al ministero della giustizia il numero delle intercettazioni» che a sua volta «deve informare il parlamento con una apposita relazione semestrale». Un testo talmente rivoluzionario che lo stesso giorno il deputato Giorgio Jannone presenta identico alla Camera dei deputati, cambia solo il numero di protocollo, ddl numero 290. Emilio Gioventù