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 2008  giugno 11 Mercoledì calendario

La Stampa, giovedì 12 giugno L’appeal dell’omicida, vecchia storia. Da Macbeth a Provenzano, passando per l’infernale Quinlan e l’angelicato Vallanzasca, il malvagio conquista

La Stampa, giovedì 12 giugno L’appeal dell’omicida, vecchia storia. Da Macbeth a Provenzano, passando per l’infernale Quinlan e l’angelicato Vallanzasca, il malvagio conquista. Avessero intervistato Abele ancora agonizzante sul selciato: «Ma tu chi metteresti domani in copertina?», non avrebbe esitato: «Mio fratello Caino, si capisce». Il pianeta è sempre stato zeppo di criminali, criminologi, aspiranti criminali o adoratori del crimine, qua e là dissimulati, sub specie di magistrati con la vocazione dello scrittore noir o di scrittori noir con la vocazione del magistrato, ma anche di banali anchormen con la vocazione dello share. La novità è che il crimine arriva in prima serata tivù, nell’ora delle famiglie, dei pacchi e dei posti al sole. Ci arriva grazie a quel fenomeno della Franca Leosini, una che non c’era e l’hanno inventata. Ombre sul giallo, mercoledì su Rai3, parla di atroci delitti e di eventuali castighi. I programmi della Leosini sono come la carta moschicida: ti acchiappano e non ti mollano più. Merito del criminale di turno sì, ma merito soprattutto suo, dell’inquisitrice dall’occhietto torbido e dal tailleur che non fa una piega. Grazie a lei, il carnefice è di casa, uno di famiglia, come Gerry Scotti. Maniaci e assassini fanno la fila per farsi torchiare da lei. Per quelli meno esibizionisti, la Leosini è invece un deterrente, un’eccellente ragione per smettere di delinquere. Le mani piantate come due mazze da baseball sul tavolaccio della galera, il quaderno spianato davanti, lei t’incalza, ti mette all’angolo, ti biasima e ti redime. Tutti a casa fanno il tifo per il più debole, il criminale. Come i Torquemada d’ogni tempo, la Leosini fa colpo per il piacere morboso che manifesta nel suo «lavoro», si cala nel mostro di turno come una bambina nel vaso della marmellata. La vedi e ti assale la nostalgia per le istitutrici e i collegi di una volta. Nel paese dei condoni, degli indulti e delle prescrizioni, del «nulla resterà punito», è diventato quello suo l’unico tribunale che ristabilisce la certezza della pena. Ma la Leosini è un caso a parte. Un talento naturale. Altri, non meno gaudenti diffusori mediatici del crimine, imperversano nelle tv generaliste e satellitari. In prima serata (Attenti al lupo, mercoledì su Rete4), a discettare di piccoli e grandi fetenti ci è finito anche Edoardo Raspelli, il celebre gourmet passato come Nero Wolfe dai piaceri della tavola a quelli del delitto. Un altro successo. Lo dicono i fatti, che poi in tv sono i numeri: il mostro chiama. Andare in galera è una scorciatoia per il successo. Darsi una «storia maledetta» è la garanzia per finire, male che va, da Vespa o da Mentana. Jack lo Squartatore sarebbe oggi una star tv. L’attrazione numero uno come lanciatore di coltelli in un reality con Ciccio Graziani e Valeria Marini. Nella più meschina ipotesi, spalla della Clerici o di Vissani sul tema: come sezionare la fiorentina (la bistecca) senza versare una goccia di sangue. Funziona di più se sei una celebrità, vera o presunta (meglio presunta). La tua stella tramonta? Non serve esagerare alla Charles Manson, non devi ammazzare la nonna. Basta farsi intercettare o fotografare. Non vuoi tornare a essere uno zero assoluto? Devi almeno trasgredire se proprio non ce la fai a delinquere. Un tempo dovevi essere bello e dannato, giovane e bruciato, James Dean che si faceva spegnere le cicche addosso. Oggi basta chiamarsi Fabrizio Corona, tre mesi di galera e il giorno dopo sei sul balcone a lanciare slip e autografi come Wanda Osiris. Se Franca Leosini è la vestale, Carlo Lucarelli è l’anacoreta del delitto spiegato alle masse (un patito dell’«azione turpe», «salvato» come molti di noi dalla scrittura), uno che ha preso i voti da ragazzo e oggi prende le royalties da adulto. Sulla scia del crimine tv imperversano i criminologi forensi. Ogni conduttore ha il suo: i Bruno, i Picozzi, i Mastronardi. Veri faccionisti tardivi dello schermo, sempre pronti alla chiamata dei Vespa e dei Mentana, a qualunque ora del giorno e della notte. Giancarlo Dotto