Luigi Grassia, La Stampa 11/6/2008, pagina 11, 11 giugno 2008
La Stampa, giovedì 12 giugno Calano le scorte di petrolio americane, si riduce la produzione globale (-0,2% nel 2007, rivelava ieri la Bp) e il risultato è un altro balzo all’insù del prezzo del barile, che a New York ha chiuso a 136,38 dollari, in rialzo di più di 5
La Stampa, giovedì 12 giugno Calano le scorte di petrolio americane, si riduce la produzione globale (-0,2% nel 2007, rivelava ieri la Bp) e il risultato è un altro balzo all’insù del prezzo del barile, che a New York ha chiuso a 136,38 dollari, in rialzo di più di 5. Le proteste per i disastri che sta provocando il rincaro dei carburanti continuano in tutta Europa, ma è anche cominciata la reazione delle autorità. Dopo che (48 ore fa) un camionista spagnolo era stato ucciso a un picchetto, il governo di Madrid ha scelto il pugno di ferro: 51 autotrasportatori sono stati fermati e a centinaia di altri sono state inflitte multe. Tremila camion che distribuivano prodotti indispensabili sono stati scortati dalla polizia. In Portogallo, altro Paese dove c’è scappato il morto, un sindacato dei camionisti ha raggiunto un accordo col governo, ma gli altri continuano lo sciopero. I dati che più hanno condizionato ieri i mercati sono quelli delle giacenze di idrocarburi negli Stati Uniti. Il greggio è calato di 4,6 milioni di barili a un totale di 302,2 milioni (-24 milioni di barili in 4 settimane). Invece le scorte di benzina sono salite di un milione di barili e quelle di distillati di ogni tipo di 2,3 milioni. Troppo poco per portare ottimismo nei mercati. Si moltiplicano le iniziative per alleviare i problemi. Un espediente che può funzionare nel breve periodo viene suggerito dall’Aie (Agenzia internazionale per l’energia): il direttore Nobuo Tanaka ha detto che «il mercato è in tale tensione che bisogna a star pronti ad attingere alle scorte strategiche se si verificasse un depauperamento ancora più rilevante», per esempio in caso d’incidente a un grande pozzo. Ma per affrontare i problemi di fondo? La Commissione europea ammonisce che siamo di fronte «a un radicale cambiamento di struttura della domanda e dell’offerta di petrolio nell’economia globale»; di conseguenza il presidente Barroso presenterà a Bruxelles la prossima settimana ai capi di Stato e di governo dell’Ue un piano che prevede misure (da prendere a livello nazionale) per proteggere dal caro-greggio le fasce popolari più deboli e una strategia comune a medio e lungo termine per favorire l’efficienza energetica e una gestione più trasparente delle scorte. Si punta anche su un vertice mondiale fra i principali paesi produttori e consumatori di petrolio per concordare delle misure che evitino le oscillazioni eccessive del mercato. Però ha perso il pezzo più importante il meeting del prossimo 22 giugno a Gedda, in Arabia Saudita: nonostante che il presidente dell’Opec, Abdallah el-Badri, avesse annunciato che «la riunione si svolgerà a livello di capi di Stato» la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente americano George Bush non si farà vedere; da Washington non si danno spiegazioni ufficiali ma si esprime l’opinione che anche molti altri capi di Stato diserteranno l’incontro. Intanto contro il caro-greggio continua il fai-da-te: ieri Air France-Klm, Lufthansa e Air Berlin hanno alzato la sovrattassa sui carburanti. Il petrolio è stato la causa principale del mercoledì nero che hanno vissuto ieri le piazze finanziarie. Peggiore Borsa europea è stata Parigi (Cac -2,10%), seguita da Milano (Mibtel -1,83%), Francoforte (Dax -1,78%) e Londra (Ftse -1,78%). A deprimere gli investitori è stato anche il Beige Book (rapporto sulla salute dell’economia Usa) reso pubblico dalla Federal Reserve dopo la chiusura dei mercati europei: «Crescita debole, deficit record». A New York l’indice Dow Jones ha reagito con un -1,68% e il Nasdaq -2,24%. Luigi Grassia