Gianluca Paolucci, La Stampa 11/6/2008, pagina 6., 11 giugno 2008
La Stampa, mercoledì 11 giugno Il petrolio arriverà a 250 dollari al barile e l’Europa che vuole andare a gas deve fare sempre più i conti con il colosso russo Gazprom
La Stampa, mercoledì 11 giugno Il petrolio arriverà a 250 dollari al barile e l’Europa che vuole andare a gas deve fare sempre più i conti con il colosso russo Gazprom. la sintesi, brutale, dei rapporti tra i paesi della Ue e il suo principale fornitore di gas, quella Gazprom che malgrado i dubbi degli analisti sulle riserve e i timori della politica sulle sue strategie nei confronti del Vecchio continente si avvia a diventare sempre più importante per il suo futuro energetico. Alexei Miller, occhi piccoli ed eloquio deciso, non usa giri di parole per esternare il fastidio di Gazprom nei confronti di Bruxelles. «Non crediamo che la politica europea dell’energia sia la migliore e molti nostri partner la pensano come noi». Messaggio forte, che il presidente del gruppo russo lancia non a caso di fronte ad una platea di circa 50 giornalisti convenuti da tutta l’Unione a Deauville per una storica conferenza stampa dell’ambizioso colosso dell’energia. Messaggio che arriva dal fornitore di 153,3 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2007. Di questi, 39 miliardi vanno in Germania e 22 in Italia, secondo mercato occidentale e terzo per gli export del colosso. Sarà bene farci i conti perché i partner dei quali parla Miller sono Eni in Italia o Gaz de France a Parigi, due gruppi con una larga fetta di capitale in mano ai rispettivi governi. E anche perché il prezzo del greggio continua a salire e non si fermerà certo qui. «C’è una forte presenza di speculatori - ammette Miller - ma la nostra stima è di 250 dollari al barile». Dunque, spiega Miller, «la nostra relazione con l’Europa è di interdipendenza. Per questo siamo preoccupati di certe tendenza protezionistiche». A chiarire meglio il concetto ci pensa Alexander Medvedev, vicepresidente della compagnia: «I manager dell’imprese nostre partner non hanno dubbi sull’affidabilità di Gazprom. Diverso il discorso di alcuni politici, o politicanti. Ci hanno dipinto come i cattivi dei film di James Bond o come Godzilla». E ricorda la crisi con l’Ucraina del 2005/2006, dove Gazprom ha fatto tutto quello che poteva fare per rispettare gli impegni con i «clienti» europei, ma poi «sono stati i politici occidentali a dire che il colpevole è Gazprom, ma noi siamo "puri e puliti"». Non risulta nessuna parentela con l’attuale presidente russo, ma la coincidenza tra le parole di Gazprom e quelle del Cremlino sulla supremazia Usa non si può non notare. Intanto, i progetti per i nuovi gasdotti vanno a gonfie vele. Per quello che interessa di più l’Italia - Southstream, Eni è partner - arriva anche l’annuncio sul tracciato definitivo. L’accordo è stato trovato a San Pietroburgo, passerà da Slovenia e Austria. Mentre Miller scappa a presiedere gli incontri dello European Business Congress - a porte chiuse, presenti tra gli altri il numero uno operativo di Gdf, Jean Marie Dauger, e il presidente di Statoil Hydro, Bengt Lie Hansen - tocca a Medvedev, finora voce quasi unica della compagnia, fare gli onori di casa. E ricordare che a fronte della crescita mondiale solo Russia, Qatar e Iran sono in grado di assicurare incrementi delle forniture. O che sì, la relazione con l’Europa è di «interdipendenza», ma Gazprom vuole diventare una multinazionale, e sono molto interessai a svilupparsi verso l’estremo oriente o aprire nuovi mercati in Usa. Tanto, spiega Medvedev, la stima del prezzo del gas è presto fatta, Gazprom prevedeva 400 dollari nel 2010 ma già ora ne vale 410. E comunque c’è una relazione precisa tra i prezzi di petrolio e gas, basata sulla energia equivalente, che stabilisce un rapporto di uno a sei. Basta prendere la formula, dice Medvedev, considerare i 250 dollari al barile del petrolio e «per fare il conto basta una calcolatrice». Tra i progetti anche quello della Borsa del gas, denominata in rubli, già annunciata nel vertice del fine settimana. Forti di questo tesoro fatto di gas disponibile e di riserve ancora da sfruttare come quelle di Shtokman, nel mare di Barents, in 7/8 anni Gazprom punta a diventare la più grande società del Mondo, con 1000 miliardi di capitalizzazione. Adesso sono «solo» 343 miliardi, e sembrano già tanti. Lo sa bene anche Sarkozy, che nel pomeriggio ha ricevuto Miller all’Eliseo. Gianluca Paolucci