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 2008  giugno 11 Mercoledì calendario

Il lavoro delle badanti vale 10 miliardi di euro. Avvenire, mercoledì 11 giugno Come da un bidone buca­to

Il lavoro delle badanti vale 10 miliardi di euro. Avvenire, mercoledì 11 giugno Come da un bidone buca­to. Un po’ alla volta, an­no dopo anno, migliaia e migliaia di lavoratori stranie­ri con tanto di contratto e per­messo di soggiorno sono scivo­lati via silenziosamente, certo non per tornare in Patria. In­ghiottiti nel girone del lavoro nero, sono almeno 141 mila gli ’irregolari di ritorno’. Moltissi­mi tra le badanti, settore da 10 miliardi di euro l’anno. L’allar­me arriva dal Censis, che de­nuncia la «scarsa capacità del sistema sociale» a includere cor­rettamente questa forza lavoro. Forse sobbarcarsi le spese del­l’assistenza ai nonni, supplen­do alle carenze del pubblico, non è più sostenibile per molte famiglie, costrette a ricorrere al sommerso: alle politiche fami­liari va solo l’1% del pil e il 59% delle famiglie dice di guada­gnare troppo poco. Un quadro preoccupante, quel­lo che emerge dalla ricerca del Censis Il sociale non presidiato. E l’immigrazione è uno degli a­spetti più eclatanti. I 646 mila immigrati sanati nel 2002 dal governo Berlusconi, cinque an­ni dopo erano scesi a 505 mila. Una riduzione del 22% di rego­larizzati, finiti nell’economia sommersa. Anche l’assistenza low cost agli anziani con immi­grati tende a tornare sommersa: dal 2004 al 2007 si è registrato un calo drastico degli immigra­ti regolarizzati impegnati nei servizi alle famiglie pari a un meno 20,8%. Il numero effetti­vo di badanti che lavorano in I­talia è superiore ai dati ufficia­li: stime prudenziali parlano di 700-800 mila e di 10 miliardi di euro di valore annuale della lo­ro attività. Se l’assistenza ’fai da te’ agli anziani mostra segnali di soffe­renza, non si può escludere che il passaggio al sommerso di tan­te badanti sia causato dalla dif­ficoltà economiche crescenti delle famiglie, sempre meno in grado di affrontare i costi previ­denziali e assicurativi. Ma il ri­corso massiccio ad assistenti privati è anche un sintomo evi­dente della carenza di politiche sociali pubbliche per la terza età. Il Censis parla di «avarizia del welfare italiano verso donne e famiglie». Per i nuclei familia­ri la spesa sociale è pari appena all’1% del pil. Così il 59% degli italiani ritiene che oggi non si fanno figli perché i redditi fa­miliari sono troppo bassi, il 27% sottolinea che si è troppo presi da se stessi, il 24% fa riferimen­to all’assenza di servizi alle fa­miglie, per il 23% si lavora trop­po e non c’è tempo per altro, il 18% ha paura della responsabi­lità di educare i figli. Così le ita­liane sono molto meno convin­te delle europee che una donna che lavora può stabilire una re­lazione adeguata con i propri fi­gli (il 16% contro una media Ue del 32%). «Il welfare tradizionale – com­menta il presidente De Rita – non basta più a dare sicurezza, è bloccato, spreca risorse e non risponde ai bisogni, è un welfa­re non presidiato. Troppa fran­tumazione nei servizi, l’offerta non risponde alla domanda, le famiglie sono lasciate a se stes­se ». E il governo finora non ha fatto molto: «Ha eliminato due o tre ministeri come da Finan­ziaria, ma non basta. Serve una responsabilità politica unitaria, un superministro sociale» che accorpi Istruzione, Lavoro, Sa­lute e Affari sociali, eliminando – dice De Rita – quelli senza por­tafoglio come Politiche giova­nili, Pari opportunità e Famiglia. Luca Liverani