Il Messaggero 6 giugno 2008, Massimo Martinelli, 6 giugno 2008
Comodo, è come lanciare una rete da pesca. Il Messaggero 6 giugno 2008 Giulia Bongiorno ci ha passato le notti a leggere intercettazioni telefoniche; ad esempio quelle del processo Andreotti, che erano tantissime, quando lo difendeva a Palermo
Comodo, è come lanciare una rete da pesca. Il Messaggero 6 giugno 2008 Giulia Bongiorno ci ha passato le notti a leggere intercettazioni telefoniche; ad esempio quelle del processo Andreotti, che erano tantissime, quando lo difendeva a Palermo. Oggi che è presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno considera le intercettazioni una priorità. Anzi, una delle prorità: «Per ora sono tre: la lotta allo stalking; l’efficienza della giustizia e le intercettazioni». Perchè anche le intercettazioni? «Quantomeno per limitare un fenomeno che noi avvocati chiamiamo in gergo ”intercettazioni a rete”». Sarebbe? «Ha presente la rete dei pescatori? Succede che alcuni magistrati - non tutti per la verità - attivano intercettazioni sulle linee di certe persone e poi aprono indagini sulle cose che vengono dette su quelle linee. Come pescatori che buttano le reti e non sanno che pesci resteranno impigliati là dentro». Non è una procedura normale quella di avviare indagini su chiacchierate che rivelano l’esistenza di reati? «Diciamo che la legge prevede la possibilità di disporre intercettazioni telefoniche nei confronti di persone a carico delle quali ci siano già elementi indiziari forti. E, soprattutto, quando queste intercettazioni siano considerate indispensabili per il prosieguo delle indagini». Lei pensa che non sempre siano così indispensabili? «Io penso che quello delle intercettazioni sia il sistema investigativo più comodo che esiste: ci si mette in ascolto e si aspetta. I pedinamenti, l’assunzione di infornazioni e tutti gli altri metodi classici comportano certamente più fatica». Se le cose stanno così, perchè i gip danno il consenso ad attivarle? «Perchè non sono messi in condizione di sapere che elementi hanno in mano i pm. Per questo da tempo ho proposto che le autorizzazioni a intercettare siano rilasciate da un organo collegiale, che abbia maggiore cognizione delle accuse che vengono mosse all’indagato». Massimo Martinelli