Il Sole 24 Ore 7 giugno 2008, Orazio Carabini, 7 giugno 2008
Il debito pubblico e l’effetto swap. Il Sole 24 Ore 7 giugno 2008 Sui derivati di Comuni e Regioni sono stati versati fiumi d’inchiostro
Il debito pubblico e l’effetto swap. Il Sole 24 Ore 7 giugno 2008 Sui derivati di Comuni e Regioni sono stati versati fiumi d’inchiostro. Inchieste giornalistiche e indagini come quella della Corte dei conti hanno descritto come le amministrazioni locali, in alcuni casi anche in modo abbastanza scorretto, hanno abusato di questi strumenti. Per esempio, facendosi anticipare somme il cui rimborso sarà a carico degli amministratori successivi. Il debito degli enti territoriali è salito dai 68 miliardi del 2003, pari al 5,1% del Pil, ai 109 del 2007, pari al 7,1% del Pil. Su cui si pagano fior d’interessi e su cui pesa un "effetto derivati" il cui ammontare non è dato sapere. Lo stesso mistero circonda le operazioni in derivati a livello centrale. Tra il 2003 e il 2006 il Tesoro, grazie alle operazioni di swap sui titoli del debito pubblico, è riuscito a migliorare la spesa per interessi di ben 4,2 miliardi di euro. Ma nel 2007 è arrivata un’inversione di tendenza che preoccupa: per la prima volta dal 2003 il Tesoro ha registrato un differenziale negativo sugli swap. Per la precisione 600 milioni, come rilevato dalla Commissione europea e dalla Relazione annuale della Banca d’Italia (si veda il Sole’24 Ore del 1° giugno). Il ministero dell’Economia (Mef) nei suoi documenti ufficiali dice di ricorrere ai derivati non per speculare ma per proteggersi contro il rischio di variazioni dei tassi d’interesse e dei tassi di cambio. Con gli swap, in particolare, scambia con una controparte, generalmente una banca, due flussi di cassa. Trasformando, di fatto, un’emissione a tasso variabile in una a tasso fisso. Oppure un’emissione in dollari o yen in un’altra in euro. Ed evitando così pericolosi "avvitamenti" innescati da inattesi rialzi dei tassi d’interesse o da impreviste crisi valutarie. Tutto ciò ha un costo perché le controparti pretendono una commissione. Ma questo costo è noto e prevedibile. Meno prevedibile è il "saldo" finale delle operazioni che, se vanno per il verso giusto, producono benefici per le casse dello Stato. Altrimenti aumentano il già gravoso onere del servizio del debito. Che alla fine del 2007 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 1.597 miliardi di euro, pari al 104% del Pil. Sui titoli (Btp, Cct, Bot) emessi a fronte di questo debito lo Stato ha pagato nel 2007 ben 76,7 miliardi di interessi con un incremento del 12% sull’anno precedente, in gran parte spiegabile, anche secondo la Banca d’Italia, con il rialzo dei tassi d’interesse che ha caratterizzato il 2007. E i derivati? Hanno fatto il loro dovere di "ammortizzatori del rischio"? O hanno amplificato le tendenze di mercato? Purtroppo non sono disponibili dati per rispondere a queste domande: il Tesoro infatti non diffonde informazioni sul numero, le dimensioni e la tipologia dei contratti di swap firmati con le banche. Il grafico pubblicato in basso permette tuttavia di azzardare una conclusione: negli anni recenti gli effetti delle operazioni di swap sono stati "prociclici". Nel senso che quando la spesa per interessi diminuiva, grazie a un trend di tassi di mercato calanti, i derivati facevano risparmiare ulteriormente il Tesoro. Al contrario, quando la spesa aumentava, anche l’effetto swap positivo si riduceva. Fino a trasformarsi in un "costo" nel 2007. Al punto che diventa lecito chiedersi: ma allora perché si fanno i derivati se non riescono ad attutire le variazioni dei tassi? L’altra questione riguarda le dimensioni delle operazioni stipulate dal Tesoro. vero che 600 milioni di effetto swap (negativo) nel 2007 sono meno dell’1% della spesa per interessi di quell’anno. Ma i 2,39 miliardi (positivi) del 2005 sono il 3,7 per cento. Un importo paragonabile, nel bilancio pubblico, all’Ici sulla prima casa. E poi bisogna ricordare che in quella voce si contabilizza solo la "eccedenza" che deriva dallo scambio di flussi. Per arrivare a quegli importi o le operazioni sono strutturate in modo da dare dei vantaggi soprattutto nel breve periodo oppure il capitale sottostante è molto elevato, nell’ordine di qualche centinaio di miliardi. Di qui l’urgenza di fare chiarezza sulla politica del Tesoro nel settore dei derivati. Orazio Carabini