La Stampa 15 maggio 2008, BRUNO VENTAVOLI, 15 maggio 2008
Benvenuti nell’inferno condominio. La Stampa 15 maggio 2008 E’ un gigantesco inferno quotidiano
Benvenuti nell’inferno condominio. La Stampa 15 maggio 2008 E’ un gigantesco inferno quotidiano. Che t’annienta la ragione, che diventa una bruciante ossessione, che ti trasforma in bestia. Condomino, condomini lupus. Vivere in condominio e’ una delle principali fonti di guerra tra italiani. Talvolta la rabbia esplode addirittura in furia omicida, come accadde a Erba. Nella stragrande maggioranza dei casi, fortunatamente, ci si ferma prima. Ma per la Giustizia il problema resta. Perche’ ogni anno 2 milioni gli italiani pensano di ricevere soddisfazione ricorrendo ai magistrati. Il 50% delle procedure civili nei tribunali - spiega l’Anammi, l’Associazione Nazional-europea Amministratori d’Immobili, basandosi seulle segnalazioni dei suoi 13mila associati - riguarda il condominio. La principale causa di lite sono i rumori e gli odori molesti. Tecnicamente si chiamano «immissioni». Tradotto, si tratta di quelle cose che guastano timpani e nari. Esempio - un classico della fenomenologia condominiale - il ticchettio della vicina che deambula con i tacchi a tutte le ore del giorno e della notte e, se proprio non sei un feticista della calzatura, ti fa uscire di matto. Nella stessa categoria dei fastidi, svettano i mobili spostati in continuazione, come fosse una pena dantesca; e poi gli odori di cibo, quei deliziosi aromi della cucina etnica, l’aglio, le cipolle, che s’insinuano dalle finestre uccidendo nubi di Chanel numero 5. Un posto d’onore e’ riservato a radio, tv e stereo. Quando il volume e’ troppo alto, anche la piu’ affascinante delle opere artistiche, puo’ diventare un casus belli. E’ normale che sinfonie di Beethoven o interviste notturne di Marzullo, vengano accompagnate da urla di «silenzio», «basta, vogliamo dormire», scariche di pugni nei muri. I bambini, gioia degli occhi per le mamme, lo sono un po’ meno per i vicini. Quando giocano garruli in cortile, cinguettano felici o piangono disperati, sono una gran seccatura, spunto di faide interminabili. Persino Maria Montessori accenderebbe un cero a Erode. Le piante, che colorano di natura il grigio cemento urbano, possono diventare una dichiarazione di guerra. Soprattutto quando l’innaffiatura si trasforma in cascate d’acqua sui balconi sottostanti. Nel novero non mancano gli animali domestici, mal tollerati quando scodinzolano in ascensore o nel giardino comune. E poi, ancora, il bucato in evidenza o gocciolante, i mozziconi gettati dalla finestra, le tovaglie sbattute indiscriminatamente. I condomini, dunque, non sono un falansterio. Il vivere insieme distilla i peggiori istinti e le peggiori pulsioni del nostro animo. E le riunioni sono ben lungi dal risolvere i problemi. Anzi, spesso, li acuiscono. Di qui il desiderio di ricorrere alla Giustizia, dopo aver bruciato migliaia di ore su internet a scaricare sentenze per capire come farla pagare all’inquilino del terzo piano. Ma anche il tribunale e’ spesso una falsa soluzione. Non solo perche’ intasa la gia’ poco celere giustizia italiana. Giuseppe Bica, presidente dell’Anammi spiega: «Arrivare alla citazione non conviene, perche’ costa soldi, energie, tempo. E perche’ il comportamento illecito nel frattempo si perpetua. Il piu’ delle volte, oltretutto, il giudice di pace respinge il ricorso, quindi la tanto agognata punizione degli abusi non arriva». Che fare, dunque? Il consiglio e’ conciliare. Usare la ragione, esercitare la tolleranza. E sperare che l’amministratore di condominio riesca a essere un salomonico angelo custode. Facile teorizzarlo, bello auspicarlo. Ma sappiamo bene, lo diceva anche Clausewitz, che la guerra e’ la prosecuzione della politica. E se vediamo, continuamente in tv, che e’ lecito sganciare tonnellate di bombe per esportare la democrazia, perche’ non possiamo, nel nostro piccolo, scatenare dispetti e avvocati contro la vicina che ci sgocciola sulla testa intere legioni di biancheria intima? BRUNO VENTAVOLI