Varie, 6 giugno 2008
MATERIALE VARIO SULLA PROSTITUZIONE
(leggi ecc.)
Addio legge Merlin
Dopo 45 anni il governo potrebbe riformare il provvedimento che segnò la fine delle "case chiuse"
Era il 20 settembre del 1958 quando in Italia, con l’entrata in vigore della legge Merlin, finì l’era delle case di tolleranza. Da allora non c’è stato governo che non abbia cercato di togliere le prostitute dalle strade e porre così fine allo scempio del sesso a pagamento alla luce del sole. L’ultimo tentativo, un disegno di legge promosso da Umberto Bossi e Stefania Prestigiacomo e varato dal Consiglio dei ministri il 20 dicembre scorso che, se sarà approvato dal parlamento, riformerà dopo 45 anni il testo della legge presentata dalla senatrice Lina Merlin.
Prostituzione vietata nelle strade, ma ammessa al chiuso. Multe ai clienti e no al ripristino dei vecchi bordelli e dei più moderni "eros center". Sono i punti principali del provvedimento messo a punto dal ministero delle Pari opportunità, non senza sollevare dubbi e perplessità. A far discutere, soprattutto la possibilità di esercitare il mestiere nei condominii, che potrebbe trasformarli in veri e propri "casini". Ma non solo.
Questa legge non è ritenuta in grado di risolvere i problemi legati alla prostituzione. «La riforma della Merlin - ha dichiarato Carla Corso, presidente del Comitato dei diritti civili delle prostitute nel corso di un incontro organizzato nei mesi scorsi alla facoltà di sociologia dell’università La Sapienza di Roma - non tiene affatto conto dei problemi reali, ma si propone solo di togliere davanti agli occhi dell’opinione pubblica le prostitute. Non tiene conto delle donne straniere che oggi rappresentano la gran parte delle donne che praticano questa attività».
Secondo la Corso anche la riapertura, in versione aggiornata, delle "case chiuse" non risolve alcun problema. «Anche qui le donne straniere, per lo più clandestine, non potranno usufruire di queste nuove misure e anzi le vivranno come una forma di schedatura».
Ma quante sono le lucciole che vendono il proprio corpo in Italia? Dalle 50mila alle 70mila, secondo una recente indagine condotta dalla commissione Affari sociali della Camera. Di queste, circa 25mila sarebbero immigrate, 2mila minorenni mentre oltre 2mila le donne e le ragazze ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. Il 65%, circa 30mila, lavora in strada, il 29,1% in albergo. Le altre ricevono i clienti in casa. Il 94,2% delle prostitute è rappresentato da donne, il 5% da transessuali, lo 0,8% da travestiti.
Dunque un mestiere, quello della "squillo", sempre più praticato da donne straniere approdate clandestinamente nel nostro Paese e con sistemi di adescamento dei clienti che non disdegnano gli annunci su quotidiani e siti internet. Ma la prostituzione non è un gioco e chi la pratica, per piacere o per necessità, può anche contare su una sorta di aggiornamento professionale. Aspettando l’approvazione del disegno di legge.
13 maggio 2003
Fare pulizia. Adoperando il decreto sicurezza come un omnibus, o meglio come una ramazza simbolica: lavaggio notturno delle strade, così, all´ingrosso, facciamogliela vedere; smaltendo tutti insieme negli stessi raccoglitori gli accattoni e i rom, i clandestini e adesso pure le prostitute. potevano mancare le prostitute? Solo così il cittadino medio potrà essere saziato al più presto nelle aspettative di sicurezza, moralità, italianità che hanno determinato il successo elettorale del centrodestra.
Con apposito emendamento a una legge del 1956, i relatori del decreto governativo chiedono che le prostitute vengano inserite tra le "persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità". Come tali soggette a diffida e foglio di via del questore, se trovate a delinquere fuori dai luoghi di residenza.
Non essendo oggi vigente in Italia il reato di prostituzione di strada, tale norma appare di dubbia applicazione. Tanto più in un paese che conta milioni di consumatori dell´amore mercenario senza però averne mai regolamentato norme, spazi, tutele che limitino lo sfruttamento delle donne e l´esibizione volgare del commercio.
Ma che importa? Come nel caso del reato di clandestinità – del tutto superfluo ai fini di un governo più efficace dell´immigrazione – anche l´emendamento "anti-prostitute" vuol essere innanzitutto un proclama roboante. Non a caso abbina ideologicamente la categoria "sicurezza" alla categoria "pubblica moralità". Scaricando sulle reprobe, le ragazze che ostentano per strada le loro povere grazie tentatrici, anche la responsabilità di corrompere il maschio. Come se la nostra società non avesse posto ossessivamente al centro del suo immaginario tabellonistico, pubblicitario, televisivo, proprio la desiderabilità del corpo femminile. Manipolato fino alla perfezione feticistica, a costo di provocare violenti cortocircuiti fra il virtuale e il reale.
E´ curioso, dunque, osservare i legislatori del centrodestra cimentarsi in una sorta di "marketing ideologico", contrastante solo in apparenza le dinamiche del mercimonio metropolitano contemporaneo. Mentre fra i maschi italiani, anche fra i giovani, decresce purtroppo l´inibizione reputazionale allo scambio sesso-denaro, è come se il decreto governativo subordinasse di nuovo a "puttane indegne" queste donne già spesso vittime di sfruttamento e umiliazioni. Basta un emendamento per metterle nel mucchio delle categorie disprezzabili in quanto tali, disoneste per definizione etnica o di marginalità.
Naturalmente chi propugna il marketing ideologico della sicurezza e della pubblica moralità, non pretende certo di applicare alla lettera il decreto presentato al Senato. Gli basta l´effetto annuncio di un´approvazione in pompa magna. Dopo di che, come ha fatto notare lo stesso presidente del Consiglio, sarebbe troppo oneroso arrestare e processare a mille per volta i clandestini che sbarcano sulle nostre coste. E le retate delle prostitute, per quanto spettacolari se trasmesse in tv come già accade, farebbero scoppiare in pochi giorni le carceri femminili.
Questo decreto sicurezza del governo, così come è concepito per corrispondere alle aspettative irresponsabilmente alimentate in campagna elettorale, contemplerebbe nel giro di poche settimane il raddoppio della popolazione detenuta; l´istituzione di vasti campi di raccolta per i clandestini; espulsioni di massa decretate da appositi tribunali speciali. Non è prevedibile che accada nulla del genere, almeno nell´immediato. Ma la delusione inevitabile che ne conseguirà rischia di suscitare nuove ondate violente di repulisti "fai da te", legittimate dai titoli pieni di odio profusi come defolianti sui giornali filogovernativi.
LIANA MILELLA
ROMA - Via le prostitute dalle strade. Rimandate a casa, rispedite nella città o nel paese di residenza, con il foglio di via obbligatorio. Sì, proprio il vecchio foglio di via che, dal 1956 in avanti, quando a dicembre fu approvata la legge 1423 che fissa le misure di prevenzione contro le persone pericolose, colpisce chi, «sulla base di elementi di fatto», sia «abitualmente dedito a traffici delittuosi». Tutti coloro che commettono reati che «mettono in pericolo l´integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la sanità pubblica». Tra costoro, d´ora in avanti, potrebbero esserci anche le prostitute. L´idea, e la proposta legislativa sotto forma di emendamento, è di Filippo Berselli, avvocato, l´esponente più di spicco di An a Bologna e ora presidente della commissione Giustizia del Senato che, da una settimana, è alle prese con il pacchetto sicurezza del governo. Ieri scadeva il termine per presentare le modifiche al decreto legge che potrebbe già andare in aula la prossima settimana. E qui, assieme all´aggravante contro i reati commessi dai clandestini, la confisca delle case per chi affitta in nero agli immigrati, le norme per rendere più semplice il sequestro dei beni mafiosi, ecco spuntare anche la misura contro le lucciole.
Berselli, quando a sera ne parla al telefono, si stupisce che la sua proposta sollevi subito tanto clamore. Ci tiene a spiegare qual è l´idea, come gli è venuta, chi gliel´ha sollecitata. «Sì, ho scritto proprio io quell´articolo, aggiungendolo al decreto. Una previsione molto semplice. Che riguarda tutte le prostitute, non solo quelle straniere, ma anche, e ovviamente, le italiane. Chi verrà trovata per strada a vendere se stessa, chi eserciterà il mestiere più antico del mondo in pubblico e in modo palese, verrà rimandata nel luogo originario di provenienza». E in effetti, la proposta di Berselli non si può che leggere così, visto che recita: «Chiunque viva del provento della propria prostituzione e venga colto nel palese esercizio di detta attività» verrà sottoposto al foglio di via.
Berselli spiega anche chi gli abbia suggerito la nuova regola: «La questione mi è stata segnalata dagli ambienti delle questure italiane». E aggiunge: «La richiesta, per la verità, era anche più severa rispetto a quanto ho scritto: chi vuole combattere la prostituzione mi aveva chiesto che non fosse prevista soltanto una contravvenzione, ma un vero e proprio delitto, un reato, punito con una pena da uno a quattro anni, qualora la prostituta non avesse rispettato l´ingiunzione del foglio di via». La proposta di Berselli passa, l´emendamento viene firmato anche dal forzista siciliano Carlo Vizzini, che presiede la commissione Affari costituzionali. I due, Berselli e Vizzini, sono anche i relatori del pacchetto sicurezza, e dunque la proposta sulle lucciole arriva dal top della maggioranza.
Nel librone che contiene i 160 emendamenti alla manovra anticrimine del governo - per ora è in discussione solo il decreto e non il disegno di legge che contiene il discusso articolo sul reato di immigrazione clandestina - la norma sulle prostitute rappresenta la novità della giornata e quasi oscura il resto. Innanzitutto le misure antimafia che, dal ddl, vengono trasferite nel dl, per espressa richiesta del presidente del Senato Renato Schifani (che plaude soddisfatto) e dello stesso Vizzini, che ne sottolinea «l´importanza e l´incisività». Fino all´ultimo momento veniva data per certa una modifica dei relatori sull´aggravante per i reati commessi dai clandestini. Una sorta di attenuazione, per cui a finire vittima della maggiore pena (fino a tre anni) sarebbe solo chi ha già subito l´obbligo dell´espulsione. Invece la modifica viene proposta solo tra i 35 emendamenti del Pd. Il capogruppo in commissione Felice Casson ne parla come di «un intervento decisivo», al pari di quello, sempre firmato Pd, che riguarda le sanzioni per chi affitta le case agli immigrati. Per rischiane la multa da 25mila euro e una pena da sei mesi a quattro anni è necessario che l´affitto richiesto sia «gravemente sproporzionato rispetto alla media dei prezzi di mercato». In ogni caso sparisce la confisca dell´abitazione fortemente voluta dal ministro dell´Interno Maroni. Anche la maggioranza avrebbe voluto rivedere le norme, in qualche modo renderle meno dure, ma se ne riparlerà in aula.
531 Istigazione alla prostituzione e favoreggiamento
[omissis]
NOTA Gli artt. 531-536 sono stati sostituiti dall`art. 3 della Legge 75 del 20 febbraio 1958 ("Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui")
532 Istigazione alla prostituzione di una discendente, della moglie, della sorella
533 Costrizione alla prostituzione
534 Sfruttamento di prostitute
535 Tratta di donne e di minori
536 Tratta di donne e di minori, mediante violenza, minaccia o inganno
537 Tratta di donne e di minori commessa all`estero
I delitti preveduti dai due articoli precedenti sono punibili anche se commessi da un cittadino in territorio estero .
538 Misure di sicurezza
Alla condanna per il delitto preveduto dall`art. 531 può essere aggiunta una misura di sicurezza detentiva. La misura di sicurezza detentiva è sempre aggiunta nei casi preveduti dagli artt. 532, 533, 534, 535 e 536. .
rt.3
Le disposizioni contenute negli artt. 531 a 536 del Codice Penale sono sostituite dalle seguenti: "E’ punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da lire 500.000 a lire 20.000.000, salvo in ogni caso l’applicazione dell’art. 240 del Codice penale:
1) chiunque, trascorso il termine indicato nell’art. 2, abbia la proprietà o l’esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa;
2) chiunque avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;
3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all’interno del locale stesso, si danno alla prostituzione;
4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione;
5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità;
6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque luogo diverso da quello della sua abituale residenza, la fine di esercitarvi la prostituzione ovvero si intrometta per agevolarne la partenza;
7) chiunque esplichi un’attività in associazioni ed organizzazioni nazionali ed estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione, ovvero in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca l’azione o gli scopi delle predette associazioni od organizzazioni;
8) chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui. In tutti i casi previsti nel n. 3) del presente articolo alle pene in essi comminate, sarà aggiunta la perdita della licenza d’esercizio e potrà anche essere ordinata la chiusura definitiva dell’esercizio. I delitti previsti dai nn. 4) e 5), se commessi da un cittadino in territorio estero, sono punibili in quanto le convenzioni internazionali lo prevedano.
Art.5
Sono punite con l’arresto fino a giorni 8 e con l’ammenda di lire 10.000 le persone dell’uno e dell’altro sesso:
1) che in luogo pubblico od aperto al pubblico, invitano al libertinaggio in modo scandaloso o molesto;
2) che seguono per via le persone, invitandole con atti e parole al libertinaggio.
Le persone colte in contravvenzione alle disposizioni di cui ai nn. 1) e 2), qualora siano in possesso di regolari documenti di identificazione, non possono essere accompagnate all’Ufficio di pubblica sicurezza.
Le persone accompagnate all’Ufficio di pubblica sicurezza per infrazioni alle disposizioni della presente legge non possono essere sottoposte a visita sanitaria. I verbali di contravvenzione saranno rimessi alla competente autorità giudiziaria.
Art.6
I colpevoli di uno dei delitti previsti dagli articoli precedenti, siano essi consumati o soltanto tentati, per un periodo variante da un minimo di due anni ad un massimo di venti, a partire dal giorno in cui avranno espiato la pena, subiranno altresì l’interdizione dai pubblici uffici, prevista dall’art. 28 del Codice penale e dall’esercizio della tutela e della curatela.
Art.7
Le autorità di pubblica sicurezza, le autorità sanitarie e qualsiasi altra autorità amministrativa non possono procedere ad alcuna forma diretta od indiretta di registrazione, neanche mediante rilascio di tessere sanitarie, di donne che esercitano o siano sospettate di esercitare la prostituzione, né obbligarle a presentarsi periodicamente ai loro uffici.
E’ del pari vietato di munire dette donne di documenti speciali.
Art.10
Le persone minori di anni 21 che abitualmente o totalmente traggono i loro mezzi di sussistenza dalla prostituzione saranno rimpatriate e riconsegnate alle loro famiglie, previo accertamento che queste siano disposte ad accoglierle.
Se però esse non hanno congiunti disposti ad accoglierle e che offrano sicura garanzia di moralità saranno per ordine del presidente del tribunale affidate agli istituti di patronato di cui nel precedente articolo.
A questo potrà addivenirsi anche per loro libera elezione.
Art.12
E’ costituito un Corpo speciale femminile che gradualmente ed entro i limiti consentiti sostituirà la polizia nelle funzioni inerenti ai servizi del buon costume e della prevenzione della delinquenza minorile e della prostituzione.
Con decreto Presidenziale, su proposta del Ministro per l’interno, ne saranno determinati l’organizzazione ed il funzionamento.
Una recentissima sentenza della Cassazione (21 marzo 2006 - 3 maggio 2006, n. 346) ha portato alla ribalta nel nostro paese il concetto, per certi versi innovativo, di ”prostituzione on line’, realizzata cioè attraverso il mezzo informatico. Vale la pena esaminare in dettaglio che cosa è successo, per capire cosa rischia chi organizza siti piccanti sulla rete, da un lato, e chi li frequenta, dall’altro.
Nel corso delle indagini avviate dalla Polizia Postale di Udine ai fini di prevenzione e repressione di reati commessi tramite web, era emersa l’esistenza di un giro di rapporti che prevedevano la possibilità di intrattenere - via web-chat - conversazioni con delle giovani che, a richiesta dell’interlocutore, si esibivano in atteggiamenti sessualmente espliciti e verso un corrispettivo rappresentato dal costo della chiamata. Già nel corso delle indagini, veniva disposta la perquisizione di alcuni locali ed il sequestro di vario materiale informatico.
Da un punto di vista legale, per chi si è occupato del caso, era necessario verificare se quello che facevamo le ragazze, che si esibivano in atti a carattere esplicitamente sessuale (e le cui performances erano cedute a pagamento per via telematica), potesse qualificarsi come prostituzione, vista la mancanza di un contatto fisico diretto con il ”cliente”. Confermando delle precedenti sentenze in materia, la corte ha stabilito che il concetto di prostituzione va inteso testualmente come ”qualsiasi prestazione sessuale effettuata dietro corrispettivo, senza che la prestazione sessuale debba necessariamente consistere nella «congiunzione carnale»: infatti, qualsiasi attività diretta ad eccitare e soddisfare la libidine sessuale del destinatario si configura come «prestazione sessuale» e integra prostituzione se è appositamente retribuita dal destinatario della medesima”.
In base a questa definizione, il concetto di prostituzione viene paradossalmente allargato anche ad una serie di attività non propriamente legate alla mercificazione ”carnale” del proprio corpo. Quindi potrebbe essere considerato luogo idoneo ad attività ”sessuali” un qualunque servizio a pagamento – chat, instant messaging - che preveda il semplice scambio di messaggi od immagini a sfondo sessuale. Il problema si amplifica ulteriormente nel momento in cui tali attività si svolgano all’interno di un luogo virtuale come il web, potenzialmente esposto ad ogni genere di accesso, anche da parte di minori. Pur non esistendo nel nostro paese un vero e proprio reato di prostituzione (intesa come volontario atto di disposizione del proprio corpo a scopo sessuale) è comunque previsto il reato di atti osceni (art. 527 del codice penale) quando questi siano compiuti in luogo aperto o esposto al pubblico. E’ previsto inoltre il reato di spettacolo osceno (art. 528 codice penale) quando chiunque, allo scopo di farne commercio o distribuzione ovvero di esporli pubblicamente, fabbrica, introduce nel territorio dello Stato, acquista, detiene, esporta, ovvero mette in circolazione scritti, disegni, immagini od altri oggetti osceni di qualsiasi specie. Potrebbe sorgere, a riguardo, la responsabilità di ISP e webmaster che forniscano o gestiscano uno spazio rete senza provvedere ad adeguati controlli circa il materiale che circola al loro interno.
Questo problema è stato recentemente affrontato anche negli Stati Uniti. E’ in discussione, infatti, un provvedimento nato con lo scopo di impedire l’accesso indesiderato in siti contenente materiale pornografico e, contemporanemante, tutelare i navigatori più giovani dai cosiddetti sexual predators dediti a pratiche di adescamento e molestie ”virtuali” (il cosiddetto cyberstalking). Tale proposta prevede l’obbligo, a carico dei webmaster, di inserire un disclaimer in ogni singola pagina contenente materiali a luci rosse. Previsto anche l’uso di sistemi di controllo parentale in modo da consentire all’utente di impedire ai piu’ giovani di accedere a certi materiali. A fronte di motivazioni assolutamente condivisibili stupisce la leggerezza del legislatore americano nell’elaborare soluzioni di efficacia quanto mai discutibile: l’uso del disclaimer è già da tempo diffuso nei siti contenenti materiale vietato e piu’ che un valido strumento per tutelare i minori appare come un semplice cavillo nato per limitare la responsabilità dei gestori del sito, dal momento che chi vuole entrare può sempre farlo. Anche i sistemi di controllo parentale hanno già mostrato da tempo i loro limiti essendo facilmente eludibili da qualsiasi utente sufficientemente smaliziato.
Dal punto di vista dell’utente, restano da stabilire gli eventuali rischi che possono correre i navigatori che si ritrovino a diventare (anche involontariamente) clienti o semplici frequentatori di siti a luci rosse che prevedano, tra le altre cose, anche esibizioni virtuali. Parallelamente a quanto accade con la prostituzione reale, non esistono attualmente in Italia disposizioni che puniscano i clienti delle stesse, nonostante siano state presentate negli ultimi anni diverse proposte di legge, e dunque lo stesso trattamento andrebbe applicato alla prostituzione virtuale. Allo stesso modo non esistono responsabilità penali per chi visiona o detiene semplice materiale pornografico, a meno che non si tratti, naturalmente, di materiale di natura pedo-pornografica (l’art. 600 quater del codice penale prevede, in questo caso, la reclusione fino a 3 anni o una multa non inferiore a 1.549 euro). Chi frequenta siti piccanti, dunque, in realtà rischia solamente di vedere violata la propria privacy, nel caso in cui il sito in questione sia ad esempio tenuto sotto controllo dalle autorità, e magari al massimo un domani di essere chiamata come teste in un procedimento contro i titolari del sito.
Prostituzione
In Italia la prostituzione è legale ( legge Merlin 1958 ) ciononostante non si può organizzare la prostituzione né esercitarla al chiuso. Per tale ragione la gran parte delle prostitute lavorano in strada, anche se c’è il rischio di essere multate per adescamento. E’ punito chi sfrutta e chi favorisce la prostituzione. Per chi si prostituisce non sono previsti né obblighi né diritti. Negli anni novanta nelle strade italiane, ma anche nel resto dell’Europa, si è vista aumentare enormemente la prostituzione di donne straniere, immigrate da paesi poveri o colpiti dalla guerra, tutte con la speranza di avere una vita migliore e di poter assicurare la sopravivenza delle proprie famiglie.
La relativa chiusura alla migrazione decisa dai paesi europei con gli accordi di Schengen hanno condizionato gravemente la vita e le scelte di molte di queste donne.
La prostituzione è diventata per molte la sola possibilità di lavoro, per altre è stata una scelta autodeterminata di indipendenza e libertà, sempre però una strada difficile e pericolosa anche se non priva di gratificazioni e a volte di colpi di scena.
Tratta o Traffico di esseri umani
Le persone che vengono trasferite contro la loro volontà in un paese straniero vengono definite vittime della tratta o trafficate. Dalle leggi però sono considerate trafficate solo le donne che vengono immesse nel mercato del sesso, mentre chi viene impiegato nel lavoro nero è semplicemente trattato da clandestino.
Arrivo in Italia
Le donne straniere che vengono in Italia e lavorano nella prostituzione in maggioranza arrivano senza visto o permesso di soggiorno, né possono ottenere il permesso quando si trovano qui poiché la legge sull’immigrazione (Legge Bossi-Fini) non lo consente. Per questa ragione esse si affidano a ”trafficanti” che organizzano il viaggio e fanno con loro un contratto.
Contratto
Le condizioni del contratto variano secondo il paese da cui le donne provengono.
Dalla Nigeria le donne arrivano dopo aver promesso di pagare un ”debito” superiore anche ai 50.000 euro, esse non si sottraggono al pagamento per paura del juju (vodoo).
Dall’Albania le donne vengono trasferite in Italia dai fidanzati o dagli amici che spesso le ingannano con false promesse. Fanno il viaggio con gli scafisti e il loro sogno sembra lì a portata di mano di la del canale. Il loro contratto è un legame affettivo e/o familiare, che viene mantenuto a suon di botte e violenza, del quale si liberano solo quando giungono al limite della sopportazione e rompono questo legame.
Dal Brasile e in genere dall’America Latina le donne e anche le transessuali vengono senza inganni e molto determinate a migliorare la loro situazione. Arrivano pagando il volo molto caro e qualche spesuccia per un guardaroba adeguato, necessario poiché si aspettano di venire a lavorare nello spettacolo o nella prostituzione. Il prestito quasi sempre lo fa un’amica e lo pagano velocemente quando cominciano a lavorare.
Dai Paesi dell’Est i modi per arrivare possono essere tanti, c’è chi viene con le agenzie di viaggio tutto incluso ma il visto non vale per lavoro, chi è trasferita dai trafficanti in viaggi rocamboleschi attraverso i Balcani o l’Albania e vendute ad altri trafficanti che le faranno lavorare nella prostituzione pretendendo una parte dei loro guadagni per un po’. Il contratto di queste donne dipende molto dalla loro potenzialità di autonomia e autodeterminazione e dai livelli di scolarizzazione che spesso sono eccellenti. Raramente la dipendenza dai papponi dura troppo a lungo.
Vodoo
Il vodoo (o juju in pidgin english della Nigeria) sono delle pratiche dei culti animisti, esse vengono fatte per soggiogare psicologicamente le persone che si vuol tenere in stato di dipendenza. Le persone che si sentono colpite da un juju attribuiscono a ciò ogni evento negativo della propria vita e né temono molto le conseguenze per se stesse e la propria famiglia. Poche osano sfidare il vodoo.
Unità di strada ( UDS )
Si tratta di un automezzo che circola per le strade per dare informazioni alle prostitute.
E’ equipaggiato di materiali informativi e …preservativi, caffè e altre risorse di comfort.
Lo staff è composto di operatori preparati per dare consulenze specialistiche su: sesso sicuro, AIDS e Infezioni Trasmissibili Sessualmente, leggi e diritti, possibilità di accedere ai programmi di protezione sociale. Questo tipo di interventi sono detti di riduzione del danno.
Programmi di protezione sociale
Le donne trafficate e obbligate a prostituirsi hanno diritto ad entrare in un programma quando desiderano abbandonare la prostituzione e denunciare gli sfruttatori (art.18 Decreto Legge n. 286/98 sull’immigrazione).
Il programma di protezione da diritto alle donne di essere accolte, sostenute, formate, al termine del percorso di ottenere un permesso di soggiorno per lavoro. Per chi sta in programma è proibito fare la prostituta.
Amsterdam
Ad Amsterdam dal 2001 la prostituzione è legale e regolata da una legge che equipara le Sex Worker (lavoratrici sessuali) ai lavoratori autonomi e anche dipendenti, essa si svolge prevalentemente nel quartiere a luci rosse.
Per questo le prostitute non dovrebbero temere gli sfruttatori né i cattivi clienti, dovrebbero invece pagare le tasse ma data la difficoltà di applicare il prelievo fiscale da parte delle autorità per ora poche pagano il fisco. Buon divertimento...!
Drop in centre
Il Drop In Centre è un luogo che sorge nei pressi delle strade dove si pratica la prostituzione e le donne vi si recano per avere informazioni o riposare e prendere un caffè.
All’interno vengono offerti da operatori esperti gli stessi servizi che offre l’UDS.
Peer Educator
La Peer Educator è una prostituta o ex prostituta che dopo aver ricevuto una specifica formazione presta servizio con gli operatori per educare e informare le colleghe su salute, prevenzione, diritti ecc...
I territori
Spesso le strade dove ci si prostituisce sono controllate da bande di sfruttatori che impongono di pagare un pizzo. Come nella tradizione dei racket ogni banda ha il suo territorio e quando si sconfina sono guai….perciò per evitare guai peggiori si paga il pizzo e via……
I Clienti
Ci sono clienti cattivi e clienti buoni, chi ti paga bene e chi cerca di fregarti, qualcuno è violento altri sono teneri….
Capita che i clienti si innamorano e vogliono sposare la loro preferita.
Capita che un cliente intenerito voglia salvare una prostituta dalla strada. Qualcuno aiuta le donne a pagare il debito che hanno fatto per emigrare.
A volte il cliente salvatore manifesta un attaccamento morboso e patologico nei confronti della donna che ha ”salvato” rendendola fortemente dipendente.
Capita anche che le ”salvate” siano ingrate e sfruttino il salvatore.
Anche i preti salvano le prostitute ma spesso le privano della loro indipendenza, fisica, psicologica, e di culto. Se capiti da don Fonzi va così!
Papponi
Sono comunemente chiamati così gli sfruttatori delle prostitute. Ve ne sono di vario tipo: i trafficanti che trasportano le persone oltre i confini, i protettori che stanno a guardare le donne mentre lavorano e poi si prendono gli incassi, i racket che sono delle organizzazioni che comprano e vendono le donne e controllano il mercato.
Chi approfitta delle Prostitute
Poiché le nostre prostitute straniere sono per la maggior parte immigrate irregolarmente, senza documenti validi per il soggiorno, e all’arrivo anche dipendenti dagli sfruttatori che le controllano, esse sono in una posizione molto debole.
Spesso gente senza scrupoli per aiutarle o dare dei servizi chiedono in cambio prezzi da rapina o favori sessuali.
Fra chi approfitta vi sono: clienti, poliziotti, commercianti, tutti cittadini onesti…
Retata
Le Forze dell’Ordine scendono in strada e fermano tutte le prostitute che trovano, le ammucchiano sui furgoncini e portano in questura chiunque non sia perfettamente in regola (a volte le regole si inventano lì per lì).
La retata può finire con l’espulsione per le straniere non in regola, ma anche con la galera se la straniera irregolare era già stata espulsa prima.
In ogni caso le migranti irregolari vengono portate al Centro di Permanenza Temporaneo CPT, che è molto simile alla galera, in attesa di essere rimandate al paese d’origine.
Dopo il ritorno al paese d’origine le donne possono essere riacciuffate dai papponi e riportate in Europa, oppure esse stesse ci vogliono tornare e quindi devono affrontare un nuovo debito per il viaggio.
Associazioni per la tutela dei diritti
Nei paesi democratici uomini e donne possono liberamente associarsi e lottare in difesa dei propri diritti. Anche le prostitute hanno la loro associazione: il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute. Esistono associazioni che difendono i diritti di: migranti, carcerati, gay, transessuali e altre minoranze, e naturalmente anche i diritti degli animali. I diritti sono universali: valgono per tutti.
Comitati dei cittadini
Per protestare contro la prostituzione nelle strade spesso si costituiscono comitati di cittadini imbestialiti. Essi fanno azioni di disturbo verso le prostitute e i loro clienti, l’esasperazione li spinge anche a chiedere l’intervento della polizia, in questi casi spesso vengono fatte delle retate per cacciare le prostitute.
Interruzione volontaria di gravidanza
La legge italiana garantisce alle donne il diritto di abortire quando vi siano serie ragioni psicologiche o fisiche per la salute. Nei consultori familiari pubblici e negli ospedali la prestazione è gratuita per tutte le donne che si trovano in Italia. A questa realtà si oppongono gli integralisti cattolici riuniti in movimenti per la salvaguardia della vita dei feti e anche degli embrioni.
Capita che volontari di questi movimenti sottopongano le donne che devono abortire a forti pressioni psicologiche per convincerle a non farlo.
Per una donna prostituta la gravidanza diventa ovviamente un impedimento a lavorare per molto tempo.
Condom / Preservativo
Il preservativo (condom in inglese) sta alla lavoratrice del sesso come la macchina da scrivere sta alla segretaria (ipse dixit Carla Corso nel 1985), esso è strumento indispensabile per praticare il sesso sicuro. Protegge dalle Infezioni a Trasmissione Sessuale e dall’AIDS e tutte le prostitute serie impongono ai propri clienti di usarlo. E’ importante imparare ad usarlo bene per evitare rotture, si può imparare con la pratica oppure con una consulenza di una Peer Educator.
Permesso di soggiorno
Documento indispensabile per una donna straniera per stare legalmente in Italia.
Oltre alla autorizzazione ad entrare in Italia per i lavori tradizionali si possono ottenere permessi per protezione sociale (art.18) o dopo aver sposato un cittadino italiano. Molte delle giovani donne migranti sognano di sposare un affascinante italiano, a volte anche solo per ottenere un permesso di soggiorno. Esiste un mercato dei matrimoni e a volte pagando si trova un marito provvisorio. La legge Bossi-Fini prevede però la convivenza con il coniuge altrimenti si rischia comunque l’espulsione.
Sul mercato si trovano anche dei permessi falsi che sembrano quasi veri, basta pagare!
Il comitato per i diritti civili delle prostitute
Il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute è una associazione di prostitute e non, fondata nel 1982 senza scopo di lucro Ente non commerciale – D.Lgs. 460/97, l’iscrizione è aperta a tutti coloro che ne condividono i fini statutari, svolge attività culturali per orientare scelte di politiche sociali finalizzate al miglioramento della condizione di chi si prostituisce, per suscitare un dibattito per la sensibilizzazione della società in generale volta al rispetto della dignità e dei diritti delle/dei sex workers, per interventi formativi per l’empowerment delle donne prostitute e migliorarne la qualità di vita. In questi anni il Comitato si è posto come interlocutore per quelle forze politiche che vogliono la modifica della legge sulla prostituzione ponendo come linea di principio i seguenti punti: depenalizzazione della prostituzione, il divieto di controlli sanitari obbligatori e di schedature di qualunque tipo e il rifiuto di una regolamentazione della prostituzione, la lotta allo sfruttamento e al traffico delle persone per usarle per servizi sessuali. Le rappresentanti del Comitato dal 1986 si sono attivate in Campagne di informazione sull’AIDS e di riduzione del danno rivolte al mondo della prostituzione.
Caro Giuliano, la tua proposta – mi dice Sergio Fois, professore emerito di Dottrina dello Stato e noto costituzionalista – prefigura uno «sviamento di potere» per un fine costituzionalmente non consentito. E rischia di sconfinare nel reato di «abuso di ufficio», articolo 323 del Codice penale, in quanto «arreca un danno ingiusto». Lascia perdere. Se non ti vuoi sputtanare. Sia come politico, sia come studioso. postellino@corriere.it