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 2008  giugno 06 Venerdì calendario

Hillary Clinton scioglie il giallo e promette il «totale sostegno» a Barack Obama, ma non è una resa perché si prepara a creare una corrente politica dentro il partito democratico

Hillary Clinton scioglie il giallo e promette il «totale sostegno» a Barack Obama, ma non è una resa perché si prepara a creare una corrente politica dentro il partito democratico. Hillary ha maturato la scelta da fare nella notte fra mercoledì e giovedì, senza avere accanto il marito Bill ma ragionando assieme a Terry McAuliffe, regista della campagna. Il risultato è stato un comunicato scritto di 23 righe inviato per email a milioni di sostenitori intitolato «I want you to know» (Voglio che tu sappia) nel quale preannuncia che parlerà domani a Washington «per sostenere Barack Obama e su come unire il partito dietro a lui» visto che «le differenze che ci separano sono minori rispetto a quelle che mi dividono dai repubblicani e da John McCain». Il passo di Hillary è il formale via libera alla nomination di Obama che i leader del partito - Nancy Pelosi, Henry Reid e Howard Dean - le avevano chiesto con insistenza per scongiurare il rischio di fughe di voti, ma non si tratta di una resa politica perché, come i suoi portavoce si sono affrettati a precisare, l’ex First Lady «sta pensando a non rinunciare al controllo degli oltre 1900 delegati che rappresentano i 18 milioni di voti ricevuti». In concreto questo significa che Hillary arriverà alla Convention con una truppa di delegati quasi pari a quella del vincitore delle primarie e, come lei stessa ha anticipato, farà leva su di loro per «far avanzare le nostre idee» su riforma della Sanità pubblica, modalità della conclusione della guerra in Iraq e rilancio dell’economia. Sostenere la nomination di Obama puntando a condizionare il suo programma elettorale non è proprio lo scenario che Barack si augurava, aspettandosi piuttosto il tradizionale rompete le righe con cui i candidati sconfitti lasciano liberi i propri delegati di votare come vogliono. Quanto sta preparando Hillary è l’esatto contrario: arriverà il 23 agosto a Denver puntando a influenzare l’agenda nell’ambito del «forte sostegno a Obama» di cui parlerà domani mattina. A confermare che le tensioni fra i due ex rivali rimangono c’è il fatto che Barack ha saputo della scelta di Hillary dalla tv, oltre alle pressioni che una pattuglia di deputati e senatori vicino ai Clinton continua ad esercitare per ottenere la candidatura alla vicepresidenza. A rispondergli, senza troppi complimenti, è stato l’ex presidente Jimmy Carter, fedelissimo di Obama: «Barack non potrebbe fare errore più grande che prendere Hillary nel ticket». Poco dopo è stato lo stesso senatore dell’Illinois ad aggiungere: «Non ci spingeranno a decisioni affrettate sulla vicepresidenza, non credo che il senatore Clinton si aspetti una scelta veloce e non so neanche se lei è davvero interessata a tale scenario». L’interesse di Obama è lasciarsi in fretta alle spalle il caso-Hillary per dedicarsi ai cinque mesi di sfida con il repubblicano John McCain: ha confermato la fiducia a Howard Dean come presidente del partito e parlato a lungo con Caroline Kennedy, volto di spicco del team che selezionerà il vicepresidente. Ma Hillary sembra prepararsi ad un’altra partita, nonostante l’abbandono in massa di molti fedelissimi come il governatore della Pennsylvania Edward Rendell che la ammonisce: «Non c’è niente da contrattare con chi ha già la nomination». Maurizio Molinari