Mario Calabresi, la Repubblica 6/6/2008, pagina 18, 6 giugno 2008
New York - Un ritiro lungo tre giorni. Hillary Clinton ieri mattina ha spedito una lunga e-mail di ringraziamento a tutti i suoi sostenitori e ha annunciato che chiuderà la sua campagna elettorale dando il sostegno a Barack Obama
New York - Un ritiro lungo tre giorni. Hillary Clinton ieri mattina ha spedito una lunga e-mail di ringraziamento a tutti i suoi sostenitori e ha annunciato che chiuderà la sua campagna elettorale dando il sostegno a Barack Obama. Ma ciò accadrà solo domani a Washington con un evento di cui non si conoscono ancora i dettagli, che potrebbe essere una grande festa pubblica o un ricevimento privato nella sua villa del quartiere delle ambasciate. Nel messaggio, la Clinton sottolinea che si congratulerà con Obama per la sua vittoria e sosterrà la sua candidatura: «La posta in gioco è troppo alta e il compito troppo importante per fare altrimenti. Durante tutta la campagna elettorale per le primarie, ho detto che avrei sostenuto il senatore Obama, se fosse stato lui il candidato alle presidenziali di novembre. Intendo ora mantenere quella promessa». E nello stesso giorno è filtrata la notizia che la campagna di Obama è pronta a soccorrere la senatrice, che è sommersa dai debiti, e ad aiutarla a pagare una parte dei 20 milioni di dollari che deve a fornitori, sondaggisti e analisti politici. La decisione di Hillary di ritirarsi è arrivata quando i suoi supporter più importanti, tra cui l´ex vicepresidente Mondale, le hanno detto che non avrebbero aspettato altro tempo e che si sarebbero spostati su Obama. In particolare, una trentina di parlamentari democratici l´hanno contattata insistendo sulla necessità di unire di nuovo il partito, dopo una campagna elettorale durata quasi un anno e mezzo. Ma a chi faceva pressioni, lo staff della senatrice ha ricordato che non c´è da gridare allo scandalo per il fatto che non si sia ritirata subito dando l´appoggio a Obama, sottolineando che in passato molti sono gli esempi di candidati che hanno addirittura aspettato la Convention per farlo, da Ted Kennedy a Jesse Jackson. Della decisione di farsi da parte, Obama non sapeva nulla: lo ha appreso dalle televisioni mercoledì sera. Eppure si erano sentiti al telefono ben due volte nelle 24 ore precedenti. Un particolare che dà l´idea di come, nonostante i continui complimenti profusi da Obama verso la sua avversaria, i rapporti tra i due siano ormai logori e difficilmente recuperabili. E l´ipotesi che possano ora correre insieme fatica a stare in piedi per svariati motivi. Tanto che ieri, per tenere a bada il coro di quanti continuano a spingere per la creazione del "ticket dei sogni", il portavoce di Hillary ha smentito che lei stia cercando di ottenere la vicepresidenza: «La scelta - ha aggiunto Howard Wolfson - spetta solo al senatore Obama». Questo non vuol dire necessariamente che lei non ambisca al posto di numero due, e anzi potrebbe essere un modo per evitare di entrare in rotta di collisione con lo staff di Obama. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, lei continua a volere che il suo nome venga inserito tra quelli dei possibili vicepresidenti all´esame della commissione guidata da Caroline Kennedy. Ma - secondo il Wall Street Journal - gli uomini di Obama avrebbero messo una condizione vincolante: Bill Clinton deve rendere pubblici i nomi dei finanziatori della sua fondazione e della biblioteca presidenziale. un tasto dolente, che da tempo minaccia di portare scandali. Intanto, ieri sera Tom Daschle, già leader dei democratici al Senato e consigliere di Obama, ha fatto sapere che stanno ragionando sulla possibilità di aiutare la Clinton ad affrontare i suoi debiti. Di questi, oltre 11 milioni di dollari sono intestati personalmente ad Hillary, e secondo le leggi elettorali americane, la senatrice può ricevere contributi esterni per saldare i conti solo entro la Convention di fine agosto. La legge prevede anche che Obama non possa usare la cassa della sua campagna per finanziare la rivale, ma nulla impedisce che il senatore faccia una serie di raccolte fondi allo scopo, o chieda al suo milione e mezzo di donatori su internet di dare una mano a Hillary. Non sarebbe la prima volta che ciò accade, lo fece già Bill Clinton con il suo avversario Tom Vilsack, ma in quel caso la cifra - paragonata a quella di oggi - era assolutamente ridicola: solo 300mila dollari. Una parte consistente dei debiti di Hillary, quasi un quarto, sono rappresentati dalla fattura della società di consulenza di Mark Penn, lo stratega elettorale accusato oggi di aver sbagliato la campagna e di essere uno dei principali responsabili della sconfitta. Il candidato democratico è attentissimo al tema dei soldi, ieri è riuscito a imporre che il Partito democratico si adegui alle regole finanziarie della sua campagna: niente soldi dai lobbisti e dai gruppi di pressione di Washington. Ciò significa non dover avere debiti con l´industria del tabacco, dei farmaci e delle armi. Obama è riuscito a dimostrare che se ne può fare a meno: in un anno e mezzo è riuscito a costruire una macchina elettorale su internet che gli ha già portato in cassa 265 milioni di dollari. Mario Calabresi