Valerio Cappelli, Corriere della Sera 6/6/2008, pagina 13., 6 giugno 2008
Corriere della Sera, venerdì 6 giugno Pasquale Squitieri, alla fine la festa l’hanno fatta a lei
Corriere della Sera, venerdì 6 giugno Pasquale Squitieri, alla fine la festa l’hanno fatta a lei. Alla Festa del Cinema hanno nominato Gian Luigi Rondi. «La formula è: la svolta per la continuità, tutto cambia perché nulla cambi. Siamo sempre al Gattopardo ». Ride. Il rinnovamento si chiama Rondi, lo aizziamo. Ride ancora, di gusto e non di nervi. E si accende: «Io non avevo chiesto nulla. Avevo fatto campagna elettorale col mio amico Gianni Alemanno. Il quale un giorno ha detto: Squitieri a Roma si occuperà della Festa del Cinema. Da quel momento, o vengo elogiato o vengo aggredito, come per esempio sul Riformista da Giampaolo Letta di Medusa (il figlio di Gianni Letta a capo della potente e berlusconiana casa cinematografica, ndr). Non è che mi ha attaccato Liberazione o Furio Colombo. La parola d’ordine era che non bisogna dare la Festa del Cinema a Squitieri». Perché «Perché voglio il cinema italiano anziché quello americano. Il Sunday Times ha scritto che sono più noto per essere il compagno di Claudia Cardinale che per il mio cinema, il che è pesante. Io sono l’unico regista italiano che ha presentato un suo film alla Casa Bianca. Neanche Fellini che era un Dio...». Alemanno ha subìto pressioni? «Non riesco più manco a parlarci. Avevo partecipato alla sua candidatura pensando che il paese avesse bisogno di decisionismo, s’era detto che c’erano bisogni primari, quasi di sopravvivenza; la gente non arriva a fine mese e si spendono 18 milioni di euro per una Festa, in un paese che di festival del cinema ne ospita 87. E 18 milioni fanno gola, è una partita di giro. Mi sono ritrovato in tv a discutere a Otto e ? con Lanfranco Pace, che era un estremista di sinistra. I miei discorsi doveva farli lui, in difesa del cinema italiano. In Italia si producevano 380 film. Il signor Vittorio Cecchi Gori, che è in galera accusato di tutti i mali, ne produceva 60 l’anno. Volevo far ripartire il cinema di genere e a Repubblica hanno titolato che volevo l’horror. Figuriamoci. Avevo semplicemente detto che gli autori potevano essere finanziati dal cinema commerciale, senza Totò non ci sarebbe stato Antonioni. Ora mi trovo al centro di una bufera mediatica». Rondi è la persona giusta? « una persona che sa. Claudia mi raccontò che in aereo si cambia le medaglie e le Gran Croci a seconda di dove va: Belgio, Russia...Lo stimo. E sai perché? Quando con "Razza selvaggia" vinsi il Festival di Mosca nell’81 in pieno regime sovietico, il presidente della giuria sai chi era? Rondi. Altro che Il Divo di Sorrentino. Il vero divo è Rondi. Quando mi proposero la Festa andai da lui, perché è uno che alza il telefono e gli risponde Jack Nicholson, e a me nemmeno Alemanno. Poi arrivarono i Letta e la società dei consumi che ti consumano». Accetterebbe di rappresentare il Comune alla Festa? «Amico mio, anche se ho più o meno 20 anni meno di Rondi, sono anziano. Volevo dedicarmi alle nuove tecnologie, al Centro sperimentale di cinema abbandonato nelle mani di Alberoni. Sono stato senatore e detenuto, un anno e due mesi per motivi un po’ politici. Volevo essere d’aiuto ai giovani. Ho poco da rimpiangere. Che vuoi che me ne freghi di un incarico». Sarà mica uscito di scena perché ha fatto Piedigrotta dicendo che chiamarla Festa porta jella, che il cinema italiano è morto, che... «Non credo». Valerio Cappelli