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 2008  giugno 05 Giovedì calendario

RIECCO LASORELLA

Libero 5 giugno 2008
San Marino, per ora, in un’ideale carta geografica dell’Italia televisiva è poco più che un puntino. Ma, molto presto, potrebbe diventare un punto di riferimento per la Rai, e non solo, viste le idee del nuovo direttore Generale dell’emittente. «Mi piacerebbe molto far diventare la tv di San Marino una sorta di laboratorio delle idee, dove poter provare nuove formule di comunicazione. Mi dicono che lì, fisicamente non ci sono ancora stata, ci sia una gran voglia di sperimentare». Carmen Lasorella, ex anchorwoman e inviata di guerra del Tg2, dopo 4 anni di silenzio "forzato", pochi giorni fa è stata nominata dal Consiglio di amministrazione della Rai (che detiene il 50% della Tv di San Marino) direttore generale dell’emittente televisiva del monte Titano. La nomina, per la quale manca solo la ratifica del Cda di San Marino Rtv, arriva a chiudere un contenzioso durato 4 anni fra la giornalista e la tv di Stato, che l’aveva messa forzatamente a riposo. Un "esilio" fini to anche in Parlamento. Nel 2007, un gruppo trasversale di deputati, aveva presentato un’interpellanza parlamentare. Dall’esilio il ritorno in grande stile. Lasorella, come arriva questa nomina? «Dalla volontà di risolvere un contenzioso con la Rai, senza un ulteriore aggravio per l’azien da». Un risarcimento o un atto dovuto? «Beh, non essendo stata una scelta politica, credo che dietro alla nomina vi sia anche il riconoscimento per il lavoro fatto. Da quel che ne so, in Cda sono state spese parole positive nei miei confronti». Al di là degli aspetti formali, quanto ha pesato la voglia di tornare a lavorare? «Tanto. Talmente tanto da passare avanti all’aspetto economico. La mancata partecipazione ai fatti di questi anni, con il mio lavoro, che continuano ad amare, mi è pesata molto». E San Marino cosa troverà? «Al di là dei sorrisi di circostanza, che hanno accompagnato la mia nomina, c’è una televisione strutturata, dove si producono nove edizioni di telegiornale, più altre finestre informative e approfondimenti di vario genere, che da lavoro ad un ottantina di persone. Non è poco...». Questo è quello che c’è. Quello che ci sarà, una volta che si sarà insediata? «Prima di tutto la voglia di andare avanti, condivisa dagli stessi dirigenti locali. Nell’ultima convenzione siglata fra lo Stato di San Marino e quello italiano è stata decisa l’apertura di un canale satellitare, in modo da far uscire la tv dall’ambito locale, che avrà una mission particolare». Quale? «Occuparsi, in particolare dei Balcani. Questa sfida, più di altre ragioni, mi ha indotto a prendere in considerazione l’offerta». Questo il presente. Il suo recente passato invece è contrassegnato da un «riposo forzato», sfociato in un’interrogazione parlamentare. Possibile che in Rai accadano queste cose? «L’atto parlamentare, rispetto alla vicenda, pur avendomi fatto piacere, era una cosa spropositata. Quel che trovo assurdo è che uno debba arrivare a questi punti per poter lavorare». Il suo caso, però, ha dimostrato come la politica abbia messo le mani sulla Rai? «Non c’è dubbio. Il mio, come altri casi, sono il prodotto della bulimia della politica. Mi auguro soltanto che ora sappia fare un passo indietro, visto che è entrata in settori dai quali dovrebbe restare fuori. Il guaio è che la politica ha una strana concezione della Rai». Ovvero... «Che all’occupazione degli spazi corrisponda anche il consenso. Non è così. Bisogna invece restituire il mestiere ai professionisti, altrimenti non si va da nessuna parte». La rivolta del Tg3 contro le decisioni del Cda c’entra qualcosa? «Ma... in fondo quella degli spazi informativi è una vecchia questione, non c’è niente di nuovo. L’elemento di novità, semmai, sta nel fatto che le redazioni hanno perduto una sorta di giovinezza, si sono incrostate, non si sono rinnovate, legate come sono al precariato». Qual è il male vero della Rai? «Per tanto, troppo tempo, il male è stata la paralisi, la distanza pronunciata fra chi gestiva l’azienda e il corpo della Rai. Oggi il problema è il costo. Troppe cose vengono realizzate all’esterno, in appalto. Non ci sono più autori e i format sono solo il portato di società esterne, che hanno messo su strutture parallele dalle quali sembra che non si riesca a prescindere. La domanda vera, per me, che tutti si dovrebbero porre, è quale Rai si vuole». E lei che Rai vorrebbe? «Maggiormente proiettata verso il mercato internazionale, visto che quello interno non esiste. Quali sono i cosiddetti competitors di cui si parla tanto? Non ci sono». E all’estero chi c’è? «A me è sempre piaciuto stabilire un confronto con i colleghi della Bbc, Zdf e di altri ancora. E questo che manca alla Rai... Anzi ci manca il mondo in casa, visto che l’azien da va avanti soltanto grazie alle risorse interne, alla grandi professionalità di cui dispone». In attesa di insediarsi a San Marino si sta godendo il successo del suo libro Verde e Zafferano»... «Sì, e sono molto contenta che "Verde e Zafferano" (Bompiani Overlook ndr), dedicato alla Birmania, sia stato accolto bene da tutti. Il libro è stato scritto di getto, rivelandosi poi uno strumento importante per far conoscere una realtà come quella birmana. Questa esperienza mi ha insegnato quanto sia importante la multimedialità».
ENRICO PAOLI