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 2008  giugno 05 Giovedì calendario

«A Telecom un ruolo chiave nello sviluppo dell’Italia». Il Sole 24 Ore 5 giugno 2008 L’ambizione è quella di giocare un ruolo di primo piano nella crescita del Paese, «a servizio non solo degli azionisti, ma anche dell’Italia»

«A Telecom un ruolo chiave nello sviluppo dell’Italia». Il Sole 24 Ore 5 giugno 2008 L’ambizione è quella di giocare un ruolo di primo piano nella crescita del Paese, «a servizio non solo degli azionisti, ma anche dell’Italia». Franco Bernabè (60 anni), da dicembre alla guida di Telecom, non ci sta a parlare di declino. «I settori in declino li conosco bene – dice – ma questo non lo è. Semplicemente trasferisce tutti i benefici della crescita al consumatore. Ma non possiamo andare avanti ad abbassare i prezzi senza tagliare i costi, altrimenti dovremo fermare gli investimenti. Occorre avviare un percorso con le parti sociali, le Autorità e il Governo perché l’Italia non può permettersi di rinunciare allo sviluppo di un’infrastruttura essenziale». Partiamo allora dalle notizie di giornata. Qualche taglio c’è già: da dove escono i 5mila esuberi? Derivano ancora dalla fusione Telecom-Tim, dal processo di integrazione che si era interrotto dopo l’uscita di Marco Tronchetti Provera, e che ora è stato riavviato. Per gli esuberi ci sarà un mix di interventi da concordare con gli organismi sindacali. L’obiettivo è quello di arrivare a una completa integrazione tra fisso e mobile. Nella parte tecnologica gli interventi sono già stati fatti tre mesi fa. Nella parte commerciale puntiamo a offrire servizi convergenti sia nell’area business, sia nell’area consumer anche se qui si preserveranno le caratteristiche tecniche del servizio. Del resto è quello che stanno facendo anche altri operatori, da Kpn e Telstra che sono più avanti su questa strada, a Telefonica e Deutsche Telekom. Chi non dispone del mobile, come Bt, risente in qualche modo dell’impossibilità di ricorrere all’integrazione anche in termini di gradimento da parte del mercato. Ne esce modificato anche il vostro organigramma. Non ci sono direzioni generali, ma avete appena creato una nuova direzione per il mercato domestico affidata a Oscar Cicchetti. Le direzioni generali non sono mai state delle vere e proprie articolazioni organizzative. Abbiamo semplificato l’organigramma: dai precedenti 27 riporti diretti al vertice esecutivo ai 15 attuali. ancora complesso, ma l’importante è che il focus dell’organizzazione è sui singoli gruppi di consumatori. Non vogliamo avere clienti indifferenziati ai quali offrire un servizio indifferenziato. Passare dal concetto di utente quasi da servizio pubblico a quello di cliente di un servizio personalizzato è una rivoluzione copernicana: non c’è più un monopolio basato sulla tecnologia, ma una situazione di concorrenza basata sul servizio al cliente. Lei ha parlato della possibilità di tagliare il 40% dei costi con l’introduzione della fibra ottica. Si può quantificarne il valore? Ho parlato degli effetti a lungo termine della NGN 2, che cambierà completamente l’architettura della rete con la fibra ottica che arriverà direttamente al domicilio del cliente. Si tratta di un risparmio del 40% dei costi infrastrutturali al 2015. Costi che oggi, con la rete attuale, si aggirano sui 2 miliardi all’anno. L’attenzione ai costi è comunque un concetto generale perchè in un mercato dove i prezzi scendono del 20% all’anno i costi non possono restare invariati.  un mercato, quello domestico, che non cresce più. Non è così. un mercato ancora in forte crescita, dove a crescere però sono i volumi e la qualità dei servizi innovativi, mentre i prezzi sono in calo. Per il consumatore il vantaggio è massimo. Noi riduciamo i prezzi, ma occorre intervenire anche sui costi. L’Europa a questo riguardo è già indietro rispetto all’Asia. Cosa intende? In Asia lo sviluppo dei servizi di tlc è sostenuto dallo Stato. In Europa nessuno invoca il ritorno al servizio pubblico. Devono essere gli operatori a farsene carico. Come interpreta l’invito del presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, a collaborare per lo sviluppo della banda larga? Calabrò si preoccupa giustamente dei ritardi del sistema-Paese a questo riguardo. Una sensibilità che è stata dimostrata anche dal Governo, il precedente e l’attuale. Il ministro per lo sviluppo, Claudio Scajola, nei suoi primi interventi ha fatto menzione oltre che del nucleare anche della banda larga. Ma è ipotizzabile un intervento dello Stato per lo sviluppo della rete di nuova generazione? La priorità è che Telecom sia in grado di finanziare la rete di nuova generazione. Nelle aree a fallimento di mercato ci sono già gli strumenti di sostegno, nelle altre Telecom deve poter contare su un adeguato assetto regolamentare che riconosca l’importanza della banda larga. Dove c’è un’infrastruttura efficiente i fornitori di servizi prosperano. In prospettiva gli altri operatori saranno sempre più fornitori di servizi, quanto al "trasporto" ci sono economie di scala che giustificano che non ci sia una moltiplicità di operatori infrastrutturati. Nel lungo periodo ci sarà un solo operatore in grado di coprire l’intero territorio, assolvendo anche agli obblighi di servizio pubblico. Se siamo realisti, questo operatore non può essere che Telecom. O lo Stato ritiene di sviluppare direttamente la banda larga come in Asia, oppure deve usare gli strumenti che ha con condizioni regolatorie e di redditività che consentano agli operatori di svilupparla. Si deve solo decidere su che strada muoversi. Noi siamo disponibili. Ci sono condizioni da discutere con le Autorità e il Governo, ma il Paese non può mancare l’opportunità di disporre di queste infrastrutture. Entro il 2015 dovremo avere una copertura adeguata. Parliamo dell’estero. Il Brasile sta per cambiare il quadro delle regole per consentire la fusione Oi-Brasil Telecom. Telefonica ha detto la sua. Telecom Italia cosa dice? Commenteremo a bocce ferme. Ma Tim Brasile potrà continuare a competere facendo leva solo sul mobile? In Brasile stiamo investendo sulla rete di terza generazione che consente di offrire servizi a banda larga competitivi rispetto al fisso. Non ci sentiamo in svantaggio. Sempre in Sud America, quanto vi interessa consolidare Telecom Argentina? Ci interessa, ma soprattutto ne abbiamo diritto. Certo abbiamo una posizione interlocutoria con il partner locale.  vero che state cercando un altro partner, per sostituire i Werthein? Preferiremmo restare con il socio che già abbiamo. Il Governo argentino, col quale abbiamo rapporti ottimi, ritiene che in un settore strategico come quello delle tlc debba comunque esserci una presenza locale. Quanto allo sviluppo internazionale, che ruolo avranno i fondi sovrani o i fondi di private equity? I fondi sono sempre alla ricerca di investimenti, noi abbiamo le competenze e non possiamo alzare il livello di indebitamento. Vedremo quando si presenteranno delle opportunità, ma oggi il tema non è d’attualità. Crede nella convergenza telecom-media? Credo che il video sarà il futuro delle tlc. Lo sviluppo della banda larga sarà trainato dalla crescita del video, ma non credo che il futuro delle telecomunicazioni sia quello di diventare società di media. La 7 avrà un futuro nel gruppo? Alla tv oggi abbiamo dato anche il compito di gestire lo sviluppo di contenuti per noi. Per il momento comunque l’obiettivo è di mettere a posto i conti perchè solo l’infrastruttura tecnologica vale più di quello che le riconosce il mercato. Con Telefonica aveva parlato della possibilità di sviluppare ulteriori sinergie. A che punto siete? I gruppi di lavoro stanno andando avanti. Si sta approfondendo l’argomento con l’obiettivo di arrivare entro fine anno a individuare ulteriori sinergie rispetto a quelle già annunciate per 1,3 miliardi.  immaginabile un’integrazione più stretta col gruppo guidato da Cesar Alierta? Non è nell’orizzonte che abbiamo di fronte. Quello che conta sono le sinergie industriali, il resto sono speculazioni intellettuali. A quando il nuovo piano? I lavori sono sempre in corso, ma fino a dicembre non ci sarà la presentazione di un nuovo piano. La situazione resta quella che abbiamo illustrato il 7 marzo. L’importante è il tipo di azienda che emergerà dal nostro lavoro. E cioé? Un’azienda proiettata sul futuro, sui servizi a banda larga, in grado di attivare i fornitori di servizi. Un’azienda che darà un contributo essenziale alla crescita del Paese. Antonella Olivieri