varie, 6 giugno 2008
DIRITTI
DIRITTI Giorgio Bologna 21 dicembre 1959. Regista. Film: Il vento fa il suo giro, L’uomo che verrà • «[...] è un regista che viene dalla musica. Suonava la chitarra nei Tebaldi rock, il primo gruppo di Luca Carboni. nato a Bologna da genitori di Rovigno d’Istria, un destino da profughi. Il padre bancario lo ha portato a Biella, a Genova, di nuovo a Bologna che aveva ormai vent’anni. Ha lavorato alla Fotoprint, è stato assistente fonico per Lucio Dalla e Vasco Rossi. Un giorno Cesare Bastelli, che era aiuto regista di Pupi Avati, gli dice: ”Giorgio, ti faccio fare qualcosa, se ti va di provare”. Prima c’è uno stage con Avati sul set di Noi tre, poi l’esperienza a Ipotesi Cinema, la scuola coordinata da Ermanno Olmi, e una lunga attività di documentarista. ”I film che volevo fare io non li voleva produrre nessuno. Suonavo decine di campanelli ma le porte non si aprivano mai. Mi sono messo in proprio. Oddio, quasi. Ho trovato un socio coraggioso, Simone Bachini e assieme abbiamo creato ’sta roba qui, Arancia film”. [...] Carlo Lizzani ha detto che, a suo parere, oggi in Italia ci sono soltanto tre grandi registi: Tornatore, Moretti e Diritti. Lui spiega di non ritenersi l’erede di Olmi, di non sapere nemmeno bene su quale sentiero professionale sta camminando. Ha studiato i ritratti psicologici di Kieslowski, la capacità di Fellini nel consegnare il racconto alle facce, l’ironia feroce di Chaplin, l’essenzialità crudele di Kubrick. ”L’ho fatto per pura passione, perché sono i maestri del cinema che amo andare a vedere”. Quel che è certo è che Diritti non appartiene alla casta narcisistica del cinema italiano. ”Spero di mantenere la mia identità artistica e la semplicità”. Diritti racconta dal basso, come se passeggiasse sulla terra con la cinepresa assieme all’altra gente. ”Penso di essere anch’io nel basso, là dove tutti si spogliano degli abiti del re, della principessa e pure del barbone. Non mi piacciono i film a tesi. I buoni da una parte e i cattivi dall’altra. La responsabilità del bene e del male è di ciascuno di noi e poi collettiva. Cerco di lasciare allo spettatore la possibilità di scegliere da che parte stare, se decide per quella più sgradevole è libero di farlo”. [...]» (Dario Cresto-Dina, ”la Repubblica” 21/2/2010).