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 2008  giugno 06 Venerdì calendario

Per molti autori la creatività è parte integrante dell’insieme di capacità e abilità comprese sotto il nome di intelligenza

Per molti autori la creatività è parte integrante dell’insieme di capacità e abilità comprese sotto il nome di intelligenza. Altri autori, invece, sostengono una sostanziale autonomia delle capacità creative rispetto a quelle dell’intelligenza. In particolare, se si concepisce l’intelligenza come un costrutto i cui contorni sono delineati interamente dagli strumenti di misura utilizzati nelle ricerche empiriche, cioè se viene misurata come l’insieme delle capacità che contribuiscono a favorire risposte corrette a quesiti di natura verbale o logico- matematica, la creatività deve necessariamente essere concepita come separata dall’intelligenza. Fornire risposte corrette a quesiti che richiedono estese conoscenze e l’applicazione di regole o formule esclude quasi automaticamente l’uso di capacità che si basano sull’innovazione. Ciò che è nuovo, infatti, non necessariamente è derivabile da quanto precedentemente noto, e anche quando la fonte dell’innovazione si basi su fatti o materiali noti, la loro associazione nel determinare il nuovo prodotto non risulta dall’applicazione di regole condivise: in caso contrario non si avrebbe una novità, ma solo l’estensione di quanto già conosciuto. In questa linea, gli studi indicano che i soggetti creativi tendono a riportare un punteggio elevato nei test di intelligenza generale. Però, quando tali misure di intelligenza sono poste in relazione con indici di creatività basati sul giudizio di terzi o in base ai risultati conseguiti (numero di opere, premi ricevuti, e così via), intelligenza e creatività si dimostrano scarsamente correlate tra loro. Un problema di non poco conto è la mancanza di test adeguati per la misurazione delle capacità creative, analoghi a quelli utilizzati nella ricerca sull’intelligenza. Molti test sviluppati a tale scopo hanno dimostrato una affidabilità e una specificità molto modeste. Il principio base utilizzato nella creazione di molti test di creatività fa riferimento al carattere indeterminato e non regolamentabile della creatività. Molti test per la misurazione della creatività, quindi, sono costruiti in forma di risposta aperta o multipla, dove la singolarità e rarità della risposta, rispetto alla media, costituisce elemento indicativo. Un simile criterio, ovviamente, permette anche l’inclusione di risposte totalmente implausibili. Soggetti apertamente disturbati possono fornire risposte inusuali, e quindi giudicate creative, senza esserlo realmente. Misurare la creatività in azione appare assai difficile, anche perché resta ancora da dimostrare il potere di predizione delle risposte date a questi test. A differenza dei test di intelligenza, infatti, i test di creatività non si sa ancora se siano o meno in grado di prevedere la riuscita in campo creativo. Per quanto riguarda i primi, cioè i test di intelligenza, i pochi studi condotti sino a oggi non sembrano indicare un vantaggio particolare di un elevato quoziente d’intelligenza ai fini del successo in campo creativo. Essere intelligenti, probabilmente, è un prerequisito per l’espressione della creatività, ma essere pienamente creativi implica il possesso di qualità distinte da quelle che contribuiscono all’espressione dell’intelligenza. Secondo alcuni autori, l’intelligenza in certi casi può addirittura costituire un freno alla piena espressione della creatività. Secondo lo psichiatra Silvano Arieti, che ha dedicato importanti studi alla relazione tra creatività e malattia mentale, un’intelligenza troppo sviluppata può inibire le risorse interiori dell’individuo, poiché la sua autocritica diventa troppo rigida, o perché egli impara troppo presto ciò che l’ambiente gli offre, diventando così costretto entro i limiti della tradizione. Secondo Arieti, infatti «una grande capacità di dedurre secondo le leggi della logica e della matematica crea dei pensatori disciplinati ma non necessariamente delle persone creative», un’affermazione questa che mi sento molto di condividere e che io uso esprimere dicendo che «spesso il talento può fare ostacolo al genio». Da una parte, le persone alle quali riesce sempre tutto, magari alla prima, non hanno forse la spinta interiore per impegnarsi allo spasmo e possibilmente divenire creativi, dall’altra, un eccessivo adattamento alle convenzioni sociali sicuramente limita l’espressione della creatività. Il soggetto creativo solitamente sente la norma come una costrizione, e il suo desiderio di superare i limiti del già noto lo pone talvolta in forte contrasto con la società. Attitudini di personalità orientate in senso anticonvenzionale possono essere presenti già in età scolastica, e influenzare negativamente l’adattamento scolastico. Darwin, Einstein e Churchill ebbero difficoltà scolastiche, anche notevoli. possibile, però, che tali difficoltà originassero da fattori non necessariamente legati alle loro successive realizzazioni creative. Di Darwin è nota una propensione all’ipocondria, e pare abbia sofferto di attacchi di panico. Churchill soffrì di psicosi maniaco-depressiva. Einstein era forse affetto da disturbi dell’attenzione, e possedeva un’inusuale capacità di pensare per immagini, che si accompagnava a un’altrettanto pronunciata tendenza ad astrarsi da quanto lo circondava. Un altro aspetto che è emerso dagli studi dedicati alla personalità dei soggetti creativi è l’estremo attaccamento che mostrano nei riguardi della loro attività. Tale dedizione si accompagna, in genere, a una considerevole competenza e conoscenza degli argomenti collegati alla professione scelta. Seppure non è possibile programmare la creatività, pure si può preparare insomma il terreno per la miglior riuscita del «seme» dell’evento creativo. Ampliare e approfondire al massimo le conoscenze nel campo in cui si vuole esprimere la propria creatività diventa quindi una strategia che, se non assicura il risultato, pure lo rende assai più probabile. La sola conoscenza non è però sufficiente per la realizzazione del potenziale creativo. necessaria anche la pratica, e la continua messa alla prova delle proprie capacità. Il creativo che si esprima una sola volta, dedicandosi poi alla coltivazione della propria unica scoperta, è molto raro. In genere i soggetti creativi tendono a essere produttivi, esprimendosi anche in campi non direttamente collegati al proprio principale settore. Leonardo da Vinci è l’esempio più noto di creativo universale. La «spinta a creare» è un altro elemento che caratterizza le personalità maggiormente creative. Tale impulso a produrre distingue il creativo dall’esecutore e lo conduce, talora, a trascurare ogni altra attività. L’inventore che si rinchiude in un eremo a sperimentare le proprie creazioni è solo una parodia di quanto accade nella realtà, ma l’aneddotica è ricca di esempi di scienziati che trascurano ogni cosa per stare dietro alla propria ultima intuizione, sino al punto di dimenticarsi di se stessi e dei propri impegni.