Stefano Agnoli, Corriere della Sera 6/6/2008, 6 giugno 2008
MILANO
Classificazione «Ines» (International nuclear event scale) pari a zero. Così nel sistema informativo gestito dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, dall’Ocse e dall’Associazione mondiale delle aziende nucleari (Wano) veniva etichettato l’incidente di Krsko. Zero significa senza emissioni radioattive, il livello più basso di una piramide di pericolosità che arriva fino a sette, come sarebbe definito un «major accident» alla Chernobyl.
La segnalazione slovena non è stata però la sola che nei primi mesi 2008 è stata raccolta dall’Aiea. In tutto sono state 8, 6 in Europa e 2 tra Usa e Giappone. L’ultima ha riguardato l’impianto finlandese di Olkiluoto-1, nello stesso sito dove è in costruzione la centrale di «terza generazione plus» che potrebbe essere adottata anche in Italia. Venerdì scorso c’è stata un’improvvisa fermata del reattore che ha causato lo stop delle pompe principali, un evento di livello 1 - ufficialmente un’anomalia - ma sempre senza emissioni.
Pochi giorni prima, il 21 maggio, nella centrale svedese di Oskarshamn erano invece stati arrestati, e poi rilasciati, due lavoratori di un’azienda di manutenzione perché su una loro borsa di plastica erano state trovate tracce di una sostanza esplosiva e si era sospettato un sabotaggio. Fermati per precauzione due reattori, l’ispezione della polizia si è conclusa senza esiti. Si può proseguire: il 4 aprile una segnalazione è giunta dalla Spagna. Nella centrale catalana di Asco-1 (gruppo Endesa, al 66% dell’Enel), si è scoperto con un ritardo di quattro mesi che particelle radioattive in quantità cento volte superiori al consentito erano presenti in aree all’esterno dell’impianto. Cobalto, manganese, cromo, niobio, zirconio, ferro, fuoriusciti per errore dal sistema di ventilazione durante il ricambio del combustibile. Il caso, classificato a livello 2, ha messo in difficoltà il governo Zapatero: «Un chiaro errore umano che sarà punito», ha risposto il ministro dell’Industria Miguel Sebastian ai Verdi locali. Ancora più serio, a livello 3 (incidente grave), è ciò che è accaduto nella nuclearissima Francia il 12 marzo: un lavoratore all’interno del centro di ricerca aerospaziale Onera di Tolosa è rimasto esposto per diversi minuti al cobalto- 60. In pochi attimi il malcapitato ha subito una dose di radiazioni paragonabile a 120 radiografie al torace.
Ma nella lista dell’agenzia viennese c’è anche l’Italia. Il 14 marzo il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente ha avvertito di aver sequestrato 30 tonnellate di acciaio inossidabile contaminato con cobalto-60, importato dalla Cina e arrivato al porto di La Spezia. Materiale pericoloso: starvi a un metro di distanza sarebbe come fare 4 radiografie all’ora.
Spagna La centrale catalana di Asco
Stefano Agnoli