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 2008  giugno 06 Venerdì calendario

ROMA – L’impegno politico c’è, e lo hanno ribadito personalmente anche ieri il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia

ROMA – L’impegno politico c’è, e lo hanno ribadito personalmente anche ieri il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia. Per restituire ai Comuni l’Ici abolita sulla prima casa ci sono anche i soldi, 2,6 miliardi di euro ritagliati sforbiciando qua e là tra le migliaia di capitoli della spesa pubblica. Nonostante questo i sindaci italiani sono preoccupatissimi, perché tra dieci giorni esatti si aprirà un buco enorme nelle loro casse, capace di mettere a rischio anche gli stipendi dei dipendenti comunali. E, con i sindaci, in questi giorni, dormono sonni assai poco tranquilli anche siciliani, calabresi, i terremotati della Puglia e del Molise, poi apicoltori, cineasti, armatori, agricoltori, gli italiani all’estero, i ferrovieri: tutti quelli, e sono tanti, colpiti dai tagli di Giulio Tremonti necessari per far fronte allo sgravio dell’Ici. Per i sindaci il vero incubo è quello dei tempi di rimborso. Secondo le procedure previste dal decreto varato a fine maggio dal governo, dovrebbero aspettare almeno settembre-ottobre per ottenere una restituzione, almeno parziale, dell’Ici soppressa. Mentre quei soldi, la bellezza di 2.606 milioni di euro, sarebbero entrati in cassa, in gran parte, già il 16 giugno, il giorno previsto per il versamento della tassa. Il problema, banalmente, è di cassa, ma è grave, perché sugli incassi dell’Ici moltissimi comuni contavano per il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti. Così, al governo, i sindaci hanno chiesto ieri di assicurare almeno 850 milioni di euro con un decreto immediato, in modo che i soldi arrivino a fine giugno, al più tardi entro metà luglio, per evitare qualsiasi problema. Per Berlusconi è una rogna in più da risolvere, non bastassero già tutti i mal di pancia sollevati dal provvedimento sul-l’Ici. Uno dei più grossi è esploso giusto ieri, quando la Regione Siciliana ha deciso di impugnare il decreto di fine maggio davanti alla Corte Costituzionale. Il motivo è semplice: per la copertura degli sgravi Ici il governo ha pescato un bel po’ di soldi, oltre un miliardo di euro, dai fondi destinati dal governo Prodi (cancellando a sua volta gli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto) al potenziamento delle infrastrutture in Sicilia. Ci vanno di mezzo la metropolitana di Palermo, la superstrada Palermo-Agrigento e la piattaforma logistica del Porto di Messina. «Gli sgravi Ici vanno bene, ma noi siamo contro questa copertura finanziaria e in Parlamento voteremo contro il decreto », ha annunciato il neo governatore dell’isola, Raffaele Lombardo, aprendo tuttavia uno spiraglio: «Silvio Berlusconi mi ha sempre detto che si impegnerà a recuperare nuove risorse perché in quel momento, quelli erano gli unici fondi che potevano essere utilizzati per la copertura». Per trovare i soldi per l’Ici il nuovo governo ha raschiato il fondo del barile, con una bella e profonda ripulita di tutti gli interventi di spesa ritenuti inutili o clientelari varati negli ultimi mesi dal governo Prodi. «I favori agli amici e agli amici degli amici» aveva detto Berlusconi a Napoli, presentando il provvedimento appena approvato. Sotto le forbici di Tremonti c’è finito davvero di tutto. I fondi per la Sicilia e la Calabria, ma anche quelli per il trasporto pubblico locale, la mobilità nei centri storici, i fondi per le sale cinematografiche e le isole minori, per gli italiani all’estero e l’Accademia delle Scienze del Terzo Mondo. Quelli per le bonifiche delle aree militari e per le istituzioni di nuove zone marine protette, i fondi per l’armamento privato, la cantieristica, la demolizione delle navi, le autostrade del mare. E, ancora, gli stanziamenti per la sicurezza dei treni, per la ferrovia Roma-Pescara e la superstrada Grosseto-Fano, per i mondiali di ciclismo su pista di Treviso 2012, il monitoraggio del rischio sismico, la rete idrica nazionale, il libro, la lettura, la fauna selvatica. Nella tagliola sono finiti pure il fondo per le famiglie in difficoltà con i mutui sulla prima casa, lo stanziamento a favore delle donne vittime di violenze sessuali e addirittura quello per il Telefono Azzurro. Il coro delle proteste in Parlamento è senza fine e ora Tremonti e Berlusconi dovranno provvedere. Anche se un’idea c’è già: sostituire la copertura attuale del decreto sull’Ici ricorrendo alla tassa sui petrolieri e a quella su banche e assicurazioni. La scadenza Il 16 giugno sarebbero arrivati ai municipi i versamenti dei proprietari di case. «Ora ci sarà un problema generale di liquidità» Mario Sensini