Enrico Franceschini, Rep. 5 giugno 2008, 5 giugno 2008
Stralci. Due poesie ironiche, e così profane che all’epoca non sarebbe stato possibile pubblicarle
Stralci. Due poesie ironiche, e così profane che all’epoca non sarebbe stato possibile pubblicarle. Sono rimaste nascoste tutto questo tempo dentro al volume che Hemingway regalò a un amico, Jack Cowles; finché, passando di mano in mano, sono arrivate a Mark Hime, proprietario di Biblioctopus, un negozio di libri rari in California. Adesso il nuovo proprietario ha deciso di vendere il libro: sarà uno dei pezzi pregiati di Olympia, la fiera del libro dell’antiquariato che si svolge questo fine settimana a Londra La prima poesia è una presa in giro della "generazione perduta", come la chiamò Gertrude Stein, ossia del gruppo di scrittori e artisti americani che vissero a Parigi negli anni Venti: Scott Fitzgerald, Ezra Pound, Hemingway stesso, facendo grandi bevute nei caffè di Montparnasse e discutendo il destino dell’umanità. S’intitola "I tempi richiedevano", ed elenca appunto quel che richiedeva l’epoca che essi vivevano: cantare fino a stordirsi, bere fino a scivolare sotto il tavolo, amare con dissolutezza. Fino all’autoironico verso conclusivo: "E alla fine i tempi ottennero/la merda che richiedettero". La seconda riguarda l’amore, più carnale che sentimentale: Hemingway aveva regalato il libro a Cowles nel giorno di San Valentino, annotando la ricorrenza nella dedica con il commento: "senza alcun sottinteso sessuale". Ed è molto cruda: monaci che si masturbano, gatti che "fottono", ragazze che "mordono", e lui, Hem, lo scrittore, in questo caso poeta, che non può "far niente", né probabilmente vuole, per "raddrizzare le cose".