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 2008  giugno 05 Giovedì calendario

Adriana Tibaldo, 60 anni. Casalinga, originaria della provincia di Vicenza, «riservata, religiosa, buona come il pane», «si svegliava ogi mattina alle 6

Adriana Tibaldo, 60 anni. Casalinga, originaria della provincia di Vicenza, «riservata, religiosa, buona come il pane», «si svegliava ogi mattina alle 6.30 per accudire galline e conigli» e quindici anni fa aveva sposato il coetaneo Bruno Davide Cattazzo, che prima della pensione aveva lavorato in una conceria. I due, che si conoscevano da una vita per via dei campi confinanti, non avevano figli e tutti li giudicavano «una coppia molto unita, tranquilla, solitaria, sempre dedita al lavoro nella campagna e nell’orto». Lui però aveva il terrore della vecchiaia, e da quando una malattia e un’operazione l’avevano azzoppato, s’era fatto assai depresso. Lunedì sera il Cattazzo in punta dei piedi entrò in camera da letto, s’avvicinò alla consorte che dormiva, la strangolò con la cinghia dei pantaloni, compose la salma con le braccia incrociate ponendole tra le mani giunte un’immaginetta della Madonna di Monte Berico, scrisse poi con grafia tremante cinque pagine di bloc notes per spiegare a cognati e sorelle «sono stato io, scusatemi», quindi andò in soffitta, montò su una scaletta e con una corda s’impiccò a una trave della soffitta (i corpi, scoperti due giorni dopo quando i vicini, insospettiti dal fatto che i coniugi non aprivano le imposte, chiamarono una nipote che entrò in casa dalla finestra del primo piano). Alle 9 di sera di lunedì 2 giugno in una casa a Molino di Altissimo, Vicenza, in contrada Maso 6, dove vivono nove famiglie.