Guido Ruotolo, La Stampa 5/6/2008, pagina 4, 5 giugno 2008
Sparita una montagna di monnezza di 2 mila metri La Stampa, giovedì 6 giugno Chissà che fine ha fatto quella montagna di 19,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali alta 1
Sparita una montagna di monnezza di 2 mila metri La Stampa, giovedì 6 giugno Chissà che fine ha fatto quella montagna di 19,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali alta 1.970 metri e larga tre ettari di terra, prodotta nel solo 2005? In quali delle 222 discariche abusive censite l’anno scorso in Campania è (in parte) sotterrata? C’è da rabbrividire a leggere il quindicesimo rapporto Ecomafie della Legambiente. Un viaggio nella catastrofe ambientale, tra numeri e statistiche, qualche speranza e tanto pessimismo. L’ecomafia è una «spa» che fattura 18 miliardi e 400 milioni di euro l’anno (un quinto del totale del fatturato delle varie mafie), una macchina che soffoca con il cemento abusivo, che avvelena con i rifiuti normali e pericolosi, che distrugge l’economia sana, che - per dirla con il procuratore antimafia Piero Grasso - mette le mani negli incendi, nei furti d’acqua, nel racket degli animali, nel settore agricolo, che vorrebbe inserirsi nel settore delle fonti energetiche rinnovabili. Diciamo subito che questo rapporto della Legambiente offre qualche barlume di speranza. Intanto, il fatturato delle ecomafie è inferiore di un miliardo e quattrocento milioni di euro rispetto all’anno precedente. Prendiamo l’abusivismo edilizio. Anche qui segnali positivi: nel 2007, censite 28.000 case costruite abusivamente, 30.000 nel 2006, 32.000 nel 2005. E ci fermiamo qui, a meno che non consideriamo positivo - e forse lo è perché, evidentemente, il censimento e la repressione sono sintomi di una positiva reattività delle forze dell’ordine e della magistratura -, il tassametro dei reati contro l’ambiente: 3 reati ogni ora che almeno vengono individuati. Alcune cifre per capire: gli illeciti accertati nel 2007 sono stati 30.124, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate 22.069 (+19%). La Campania è prima nella classifica delle illegalità ambientali, seguita dalla Calabria (nelle due regioni si concentra il 30% delle illegalità nazionali). Colpisce che dopo la Campania è il Veneto la regione in cui si sta affermando il ciclo illegale dei rifiuti. Tante le novità nel rapporto Legambiente. Colpisce per esempio che anche Cosa nostra sia entrata nell’affare dei rifiuti. Che l’Agenzia delle Dogane denunci un traffico illegale di rifiuti in entrata e in uscita dall’Italia. Partono dai vari porti dello Stivale rifiuti diretti a Hong Kong, in Tunisia, Pakistan, Senegal, Cina. E sbarcano rifiuti da Croazia, Serbia e Albania. Quanto alla Campania, il rapporto rilegge in controluce le inchieste della magistratura. Racconta storie incredibili. Prendiamo Mugnano, comune che confina con la cava di Chiaiano che diventerà discarica. «Ottobre 2007. I rifiuti tossici sono stati disseminati lungo una striscia di trecento metri larga otto e successivamente coperti con l’asfalto stradale dalla ditta incaricata dal Comune per la manutenzione del manto stradale. L’attività di smaltimento illegale di vernici, scarti industriali, plastica è stata scoperta dalla Guardia di Finanza. Non si esclude la contaminazione della falda acquifera». Anche il Vesuvio non è stato risparmiato: «Il 28 maggio 2007 sono stati recuperati nel cratere copertoni di auto e camion, batterie esauste, plastiche». A Pianura c’erano anche i fanghi dell’Acna di Cengio. A Marigliano, sempre provincia di Napoli, il 13 febbraio in una cava trasformata in discarica, sempre gli uomini della Forestale hanno trovato un rimorchio con cisterna «contenente liquidi maleodoranti». E che dire della scoperta «più inquietante» avvenuta ad Alife, provincia di Caserta? «Qui sono state trovate le provette e il barattolo di vetro con dentro un embrione conservato in una soluzione di formaldeide». Probabilmente, un embrione di animale. A Montecorvino Pugliano, invece, sequestrate «ceneri di combustione prospiciente l’impianto di cremazione salme del comune». Insomma, ceneri «residui della cremazione delle salme». Guido Ruotolo