Il Riformista 31 maggio 2008, Giampiero Giacomello, 31 maggio 2008
Evviva, Al Qaeda ha (quasi) perso. Il Riformista 31 maggio 2008 A Dublino, oltre 100 paesi hanno firmato un accordo per la messa al bando delle cluster bombs
Evviva, Al Qaeda ha (quasi) perso. Il Riformista 31 maggio 2008 A Dublino, oltre 100 paesi hanno firmato un accordo per la messa al bando delle cluster bombs. L’Iraq sembra più sotto controllo. Al Qaeda è in ritirata. E il numero di conflitti armati e di attentati terroristici nel mondo è in via di diminuzione. Insomma, la situazione è migliore di quanto pensassimo: ma è veramente il mondo in cui viviamo? Ebbene sì. La notizia che al Qaeda ha perso sia terreno sia credito viene da una fonte autorevole, il direttore della Cia Michael Hayden. In una intervista al Washington Post, Hayden da dichiarato senza mezzi termini che al Qaeda in Iraq e Arabia Saudita è stata sconfitta. Più in generale, è tutta la galassia di gruppi terroristici legati ad al Qaeda ad essere in rotta in tutto il Medio Oriente. Solo due anni fa, la Cia faceva notare come l’Iraq fosse diventato un «polo d’attrazione» fortissimo per terroristi e aspiranti suicidi. Che cosa è cambiato? A chi va il merito? cambiata, innanzitutto, la tattica americana sul campo. Agli ordini del Generale Petraeus, ora i soldati usa e le forze irachene sono riusciti a ridurre, almeno in parte la violenza e quindi l’economia locale si sta riprendendo. cambiata la strategia Usa: niente più esportazione della democrazia né ridisegnare il Medio oriente. Ci si accontenta di non perdere clamorosamente in Iraq e di dedicare più risorse e attenzione all’Afghanistan. Sono cambiati, in parte gli iracheni. Stanchi di essere le vittime principali di attacchi suicidi e insurrezioni, gli iracheni si sono organizzati in forze locali (con l’entusiastico sostegno degli americani) e hanno cominciato ad eliminare fisicamente gli stranieri di al Qaeda e i loro collaboratori iracheni, riuscendo a garantire maggiore sicurezza ai loro villaggi e famiglie. cambiata al Qaeda, che ha compreso come il massacro indiscriminato di molti civili iracheni per uccidere qualche americano sia stato un errore strategico irreversibile. Nei suoi siti in lingua araba, che l’intelligence occidentale legge con attenzione, al Qaeda ora chiama le vittime civili «martiri involontari», ma questo chiaramente non basta a chi ha subito tanti lutti e dolore. Sono cambiati i paesi arabi. Anzi, no. Semplicemente i regimi al potere, che hanno sempre considerato al Aeda e Bin Laden un nemico mortale, hanno proceduto, con la consueta spietatezza e zelo, a fare piazza pulita di militanti e simpatizzanti dell’organizzazione terroristica. Forse è il mondo che è cambiato. A dispetto di quanto leggiamo e sentiamo, i ricercatori (quelli veri) ci confermano che la violenza terroristica è in forte calo. Lo Human Security Report 2007, pubblicato questo mese, ci fa notare che, Iraq a parte, le vittime per attentati terroristici sono calate del 40 per cento dal 2001. Che, per esempio, all’aumento del terrorismo in Pakistan è corrisposto un pari incremento di quanti ad esso si oppongono. E anticipando le dichiarazioni di Hayden, il rapporto conferma la forte perdita di supporto, politico, morale ed economico, subita da al qaeda e dai gruppi ad esso legati. che i musulmani sono stanchi di chi, per rappresentarli, li fa saltare in aria. La riduzione della violenza non è limitata al terrorismo e al Medio oriente. Dal 1999, sempre secondo il rapporto, sono calati anche i conflitti armati, il numero di morti e di colpi di stato nell’Africa Sub-Sahariana, grazie in particolare agli sforzi per la ricostruzione dei conflitti e alla ricostruzione. E il resto del merito? Sappiamo a chi non va. Non va a George W. Bush e alla sua amministrazione. Anzi, il calo globale della violenzaè ancor più sorprendente perché è avvenuto nonostante loro. La mole di errori strategici e tattici compiuti da questa leadership ha semplicemente dell’incredibile. I risultati descritti nel rapporto 2007, si sarebbero potuti realizzare molto prima, risparmiando migliaia di vite e anche buona parte del trilione di dollari che, secondo il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, gli americani dovranno alla fine pagare. Giampiero Giacomello