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 2008  giugno 05 Giovedì calendario

MILANO

La centrale nucleare di Krsko con la sua potenza di 632 megawatt è di piccola taglia. Costruita dalla società americana Westinghouse è in attività dagli inizi degli anni Ottanta. «La tecnologia che adotta ad acqua pressurizzata è tra le più diffuse nel mondo: sono realizzati così i due terzi dei 454 impianti esistenti al mondo» precisa Giuseppe Forasassi dell’Università di Pisa e presidente del consorzio interuniversitario per la ricerca nucleare.
«La fuoriuscita del liquido rifrigerante – aggiunge – è difficile possa rappresentare un pericolo perché anche se proviene dal circuito primario con acqua debolmente radioattiva la centrale è realizzata in modo che tutto rimanga all’interno dell’edificio mentre si procede allo spegnimento, come è avvenuto».
Ci sono infatti due circuiti di raffreddamento. Il primario che transita tra le barre di uranio in una doppia camera d’acciaio inox/carbonio e asporta il calore. Esso contiene acqua demineralizzata che circola in tubi di acciaio inossidabile all’interno del contenitore di sicurezza di cemento. Questi vengono a contatto con gli altri tubi di acciaio inossidabile del circuito secondario cedendo all’acqua in essi contenuta il calore prelevato dal nocciolo, vaporizzandola. E’ il circuito secondario, ad uscire dal contenitore di cemento e con il suo vapore ad azionare le turbine collegate al generatore di energia.
«Nella centrale di Krsko – nota Forasassi – si è aperta una valvola di sicurezza del circuito primario che ha scaricato acqua in un serbatoio all’interno del contenitore di cemento, equilibrando la pressione. Se non si fosse chiusa bene altre due potevano intervenire perché il sistema di sicurezza è triplicato al fine di evitare il riscaldamento del nocciolo».
Dopo l’ incidente di Three Mile Island avvenuto nel 1979 in Usa, proprio l’apparato delle valvole è stato rinforzato, anche se allora si sommarono altri guasti.
Giovanni Caprara