La Stampa 31 maggio 2008, GLAUCO MAGGI, 31 maggio 2008
Bombe a grappolo. La Stampa 31 maggio 2008 Le micidiali «bombe a grappolo» sono state bandite ieri con un formale trattato approvato a Dublino da una larghissima parte della comunità internazionale, ma Usa, Russia e Cina, le tre superpotenze militari, non l’hanno votato
Bombe a grappolo. La Stampa 31 maggio 2008 Le micidiali «bombe a grappolo» sono state bandite ieri con un formale trattato approvato a Dublino da una larghissima parte della comunità internazionale, ma Usa, Russia e Cina, le tre superpotenze militari, non l’hanno votato. Anzi, non erano neppure presenti al convegno. Si ripete così il copione dell’«isolamento morale» già recitato sulla pena di morte, quando all’Onu passò agevolmente la moratoria contro le esecuzioni capitali, ma anche allora gli Stati più potenti e che praticano tale pena si chiamarono fuori dal coro umanitario. La talpa delle ragioni etiche nelle questioni di vita, di morte e di guerra sta però scavando la sua strada politicamente corretta, e se oggi non ottiene il consenso plebiscitario mette le basi, così almeno sperano i propugnatori dei bandi internazionali, per adesioni future. Intanto, all’incontro per trovare l’intesa sul testo anti «bombe a grappolo», che è stato alla fine approvato con un applauso unanime dai delegati di 111 Stati, si sono concretizzate le conversioni del Giappone e della Gran Bretagna. Le due potenze hanno sciolto le riserve e superato il dissenso che avevano in precedenza ed hanno votato sì. Il prossimo passo si farà a dicembre a Oslo, con la firma ufficiale della convenzione che entro otto anni dovrebbe portare alla distruzione degli ordigni negli arsenali e alla fine dell’utilizzo di queste armi da parte dei firmatari. Lanciate dall’aria o dal terreno, le bombe ora bandite liberano centinaia di mini-ordigni e granate, molte delle quali possono non esplodere all’impatto con il suolo e diventano di fatto mine anti-uomo che possono uccidere o mutilare anche in seguito, a conflitto finito, chi le calpesta senza vederle o le maneggia senza conoscerne la pericolosità. La Croce Rossa, presente a Dublino, ha documentato le loro orribili conseguenze in Indocina, Afghanistan e Libano. Thomas Nash, rappresentante del Cluster Munitions Coalition (Coalizione per le munizioni a grappolo), una sigla che comprende i gruppi degli attivisti contro questi ordigni devastanti, ha detto che l’intesa raggiunta costringerà gli assenti ad adeguarsi. «Crediamo che il trattato stigmatizzerà questi ordigni così radicalmente e fortemente che Paesi come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina semplicemente non vorranno pagare il prezzo politico di continuare a usarle affrontando la pubblica infamia che ricadrà su chiunque le utilizzerà in futuro». Al momento, il fronte dei contrari conta anche Israele, India e Pakistan e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, il commento ufficiale dopo il sì di Dublino non induce all’ottimismo su un loro prossimo ripensamento, almeno non sotto la presente amministrazione: «Mentre gli Usa condividono le stesse preoccupazioni umanitarie di coloro che sono a Dublino, le munizioni a grappolo hanno dimostrato la loro utilità militare, e la loro eliminazione dalle riserve di armi americane metterebbe a rischio le vite dei nostri soldati e di quelli dei partners nelle nostre coalizioni», si legge in un comunicato governativo. La soddisfazione degli italiani è enorme. «E’ una vittoria straordinaria» ha detto il direttore della Campagna italiana contro le mine, Giuseppe Schiavello. «E’ un trattato raggiunto in pochissimo tempo, un anno e cinque mesi, ed è un successo perché mette al bando tutte le tipologie di ”cluster bomb’». Una nota del ministero degli Esteri riporta la «viva soddisfazione» del ministro Franco Frattini e ricorda che è il primo accordo di disarmo multilaterale dalla firma nel 1997 della Convenzione di Ottawa sulle mine antipersona. L’Italia ha fatto parte sin dall’inizio del gruppo di 46 Paesi che nel febbraio 2007 ha aderito alla Dichiarazione di Oslo sulle munizioni a grappolo. GLAUCO MAGGI