Corriere della Sera 31 maggio 2008, Luigi Ferrarella, 31 maggio 2008
«Evasa l’Iva sui gioielli» De Benedetti a giudizio. Corriere della Sera 31 maggio 2008 MILANO – Quasi due anni, mica male come «citazione diretta a giudizio»: l’imprenditore Carlo De Benedetti sarà processato a Milano nel gennaio dell’anno prossimo perché nei suoi confronti la Procura ha emesso un «decreto di citazione diretta a giudizio » che gli contesta l’evasione di poco meno di 100
«Evasa l’Iva sui gioielli» De Benedetti a giudizio. Corriere della Sera 31 maggio 2008 MILANO – Quasi due anni, mica male come «citazione diretta a giudizio»: l’imprenditore Carlo De Benedetti sarà processato a Milano nel gennaio dell’anno prossimo perché nei suoi confronti la Procura ha emesso un «decreto di citazione diretta a giudizio » che gli contesta l’evasione di poco meno di 100.000 euro di Iva e diritti di confine tra Svizzera e Italia nella importazione di gioielli acquistati a Sankt Moritz nel 2005. Solo che la citazione a giudizio, una volta intrapreso il suo viaggio nei meandri burocratici, è stata molto poco diretta: anche se all’epoca non si seppe, il decreto della Procura reca la data dell’estate 2007, ma soltanto da poco (cioè a distanza di molti mesi) in Tribunale è stata indicata la data d’inizio del dibattimento, che è stata fissata ancora a distanza di altri otto mesi, a metà gennaio del 2009. Per un vicenda le cui indagini risultano concluse nel marzo 2006. Il richiamo a una complicata selva di norme (il dpr 633/72 agli articoli 1, 67 e 70, e il dpr 43/73 agli articoli 292 e 295 terzo comma) addebita a De Benedetti, nell’ipotesi d’accusa, di aver il 16 agosto 2005 «sottratto al pagamento dell’Iva e dei diritti di confine » in dogana «un braccialetto di diamanti del valore di 361.000 franchi svizzeri, un bicchiere a calice d’argento da 12.000 franchi svizzeri, un boccale con coperchio da 27.000 franchi svizzeri»; nonché «due braccialetti di diamanti da 200.000 franchi svizzeri » il 9 gennaio 2005. In tutto, secondo i calcoli dell’impostazione accusatoria, l’Ingegnere non avrebbe pagato 81.000 euro di Iva e circa 10.000 euro di diritti di confine. Ma la difesa – che, interpellata, dichiara di non aver ricevuto alcuna notifica in merito alla citazione a giudizio – ribadisce l’assenza di qualsiasi profilo di illiceità nella condotta dell’Ingegnere, e confida che ciò verrà riconosciuto dall’autorità giudiziaria. La vicenda scaturisce da una segnalazione della Dogana di Samedan (l’aeroporto di Sankt Moritz). De Benedetti nel 2005 compra a Sankt Moritz i gioielli in questione facendo una «dichiarazione di esportazione»: tutto regolare, a patto (e di questo chiedono conferma i funzionari elvetici ai colleghi italiani di Linate) che poi De Benedetti, atterrato Milano, abbia davvero fatto la corrispondente «dichiarazione di importazione» in base all’accordo di libero scambio del 9 giugno 1997 tra Comunità europea e Svizzera. Dichiarazione che non si trova. La Dogana milanese chiede allora notizie a De Benedetti, e il 24 ottobre 2005 «su incarico » dell’Ingegnere risponde lo studio del commercialista torinese Massimo Segre con tre asserzioni. Si tratta di gioielli acquistati da De Benedetti per la moglie; è stata iniziativa del negoziante elvetico, per pattuire con De Benedetti uno sconto sul prezzo, chiedere all’imprenditore di fare una dichiarazione di esportazione alla dogana svizzera; e, soprattutto, «si esclude tassativamente» che il gioiello possa mai essere stato importato dalla Svizzera in Italia o in qualunque altro spazio Ue, per la semplice ragione che è stato regalato da De Benedetti alla moglie prima del viaggio da Sankt Moritz a Milano di quel 16 agosto 2005, ed è sempre rimasto nella casa di Sankt Moritz. Ma la funzionaria del Corpo delle Guardie di confine elvetico in servizio quel 16 agosto 2005, che figura tra i 6 testimoni citati dal pm Alfredo Robledo, è categorica nell’attestare di aver invece visto De Benedetti portare i gioielli a bordo dell’aereo privato sul quale l’Ingegnere decollò alle 15.30 per atterrare alle 15.54 allo scalo Ata di Milano-Linate. Davvero evasione fiscale, asserita dall’accusa? O equivoco patito dall’imputato nel ginepraio di norme? Saranno passati già tre anni quando inizierà il processo per stabilirlo. Luigi Ferrarella