Corriere della Sera 31 maggio 2008, TELMO PIEVANI, 31 maggio 2008
Il canto divide. Così nascono le specie. Corriere della Sera 31 maggio 2008 Se pensate che il canto possa soltanto unire, non state considerando certe scoperte sorprendenti dell’evoluzione
Il canto divide. Così nascono le specie. Corriere della Sera 31 maggio 2008 Se pensate che il canto possa soltanto unire, non state considerando certe scoperte sorprendenti dell’evoluzione. L’ultima, merito di un gruppo di ricercatori italiani, è che la moltiplicazione delle specie in alcuni casi potrebbe essere legata persino a questioni di gusti «musicali ». Capire come avviene la diversificazione delle forme viventi è un compito centrale della spiegazione evoluzionistica. Fra gli animali è quasi sempre indispensabile che si crei un isolamento riproduttivo fra due o più popolazioni differenziate all’interno di un complesso di varietà. Occorre dunque che una qualche barriera impedisca l’incrocio e interrompa lo scambio di geni fra le due specie incipienti. I meccanismi per produrre l’isolamento possono essere di tipo fisico: una separazione geografica, una migrazione, la colonizzazione di un nuovo territorio. Ora però sappiamo che anche alcuni tratti comportamentali, soprattutto se connessi ai segnali di accoppiamento, possono essere decisivi per far nascere intere specie. In alcuni uccelli, in particolare, il divorzio avverrebbe per incompatibilità canora. Non è stato necessario questa volta addentrarsi negli esotici scenari delle Galapagos o della foresta equatoriale. bastato osservare nel modo giusto i nostri piccoli passeriformi mediterranei che affidano ai messaggi vocali alcune funzioni decisive come la definizione del territorio, il corteggiamento e la scelta di un buon partner. Le potenzialità evoluzionistiche del canto sono state verificate sul campo grazie ad uno studio condotto da Mattia Brambilla, Ottavio Janni, Franca Guidali e Alberto Sorace, nell’ambito del progetto di dottorato che Brambilla ha svolto presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Milano. Il team di naturalisti ha scelto due popolazioni di uccelli canterini dotati di vocalizzazioni tipiche: la sterpazzolina Sylvia c. cantillans e la varietà morfologicamente affine Sylvia c. moltonii. Fra l’una e l’altra non vi sono barriere ecologiche e fisiche nette: vivono in aree limitrofe e in certe zone condividono lo stesso territorio. Il canto invece ha modulazioni e melodie differenti. Gli scienziati hanno registrato i trilli, i gorgheggi e i mormorii di decine di esemplari dei due gruppi, li hanno fatti riascoltare agli uccelli e hanno misurato i gradi di risposta ai canti altrui. così risultato chiaramente che i membri delle due popolazioni, pur strettamente imparentate, non reagiscono allo stesso modo udendo il canto di propri simili piuttosto che quello di membri dell’altra varietà. Non si riconoscono, insomma, come un’entità unica. Sia i maschi che le femmine hanno risposto fedelmente al canto proveniente dai propri simili, mostrandosi assai più sospettosi verso i cugini dell’altra popolazione. La forte capacità di discriminazione in base al canto non dipende né dalla competizione ecologica né dalla distribuzione geografica: anche se abita nello stesso territorio un estraneo resta un estraneo. Esiste perciò un certo grado di isolamento riproduttivo tra le due popolazioni e l’accoppiamento è impedito a priori dalla divergenza dei due sistemi canori di riconoscimento dei partner. dunque probabile che i due gruppi, per quanto affini ecologicamente, stiano raggiungendo lo status di specie autonome, in accordo peraltro con i dati genetici. In pratica, i ricercatori italiani hanno fotografato sul nascere il punto di non ritorno nella separazione fra due specie e l’inizio della loro evoluzione indipendente: una speciazione indotta dall’apprendimento del canto. Si tratta di un risultato sperimentale prezioso, premiato con la pubblicazione sull’ultimo numero del Journal of Evolutionary Biology. Una delle grandi sfide della spiegazione evoluzionistica è infatti capire come un processo di trasformazione continuo sia capace di produrre entità discrete quali le specie, dotate di confini riconoscibili (anche se non sempre del tutto impermeabili). Evoluzione significa cambiamento incessante, per questo è talvolta fuorviante cercare l’«origine» esatta di una novità. L’oggetto di studio degli evoluzionisti è sempre un processo o, meglio, un «pattern», cioè uno schema di eventi che si ripetono in differenti occasioni. Fra questi, dovremo adesso annoverare le promettenti qualità della speciazione «musicale». TELMO PIEVANI