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 2008  giugno 01 Domenica calendario

”Il muro di Berlino? Lo costruisce la Nato”. La Stampa 1 giugno 2008 La sua cena con Nicolas Sarkozy, giovedì sera, rivela un’ambiguità: chi dirige oggi la politica estera russa, lei o Dmitri Medvedev? «Non ci sono ambiguità

”Il muro di Berlino? Lo costruisce la Nato”. La Stampa 1 giugno 2008 La sua cena con Nicolas Sarkozy, giovedì sera, rivela un’ambiguità: chi dirige oggi la politica estera russa, lei o Dmitri Medvedev? «Non ci sono ambiguità. Io ho conosciuto Sarkozy all’epoca in cui ero ancora presidente. Si è creata una sincera amicizia. Mi occupo di questioni economiche e sociali. E come membro del Consiglio di Sicurezza della Russia, sono a conoscenza delle altre questioni affrontate col presidente francese. Quanto alla divisione del potere in Russia, è il presidente ad avere l’ultima parola, senza dubbio, ed il presidente oggi è Medvedev». Il potere in Russia ha due facce. E’ una situazione transitoria o lei si accinge a diventare una sorta di Cancelliere tedesco? «La Russia è una repubblica presidenziale. Noi non modificheremo il ruolo del capo dello Stato nel nostro sistema politico. Il fatto che io diriga il governo costituisce una novità per la nostra storia. Ma l’essenziale è altro: io dirigo un partito, Russia Unita, che occupa un ruolo di primo piano e che ha una maggioranza stabile nel Parlamento. E’ un segnale inequivocabile che noi ci muoviamo all’interno di un sistema multipartitico e che valorizziamo il ruolo del Parlamento». In Russia si dice che lei e Medvedev rimarrete in carica per 20 anni. Quando potreste lasciare il potere? «Siamo entrambi determinati a muoverci in modo perfettamente trasparente senza occuparci di ”politica da politicanti”. I nostri obiettivi essenziali saranno quelli collettivi. La nostra squadra ha delle ottime competenze, è professionale, composta da specialisti, dobbiamo fare in modo che duri il più a lungo possibile». Che cosa risponderebbe a Dmitri Medvedev se sollecitasse il vostro parere su un alleggerimento della pena e delle condizioni carcerarie all’ex padrone di Yukos, Mikhail Khodorkovsky? «Gli direi che deve prendere una decisione del genere in tutta indipendenza. Come ho sempre fatto io, deve decidere in base alle leggi. Io e Dmitri abbiamo fatto gli stessi studi alla Facoltà di giurisprudenza di San Pietroburgo. Abbiamo avuto degli ottimi professori che ci hanno somministrato un particolare ”vaccino”: il rispetto della legge». La guerra in Cecenia e l’episodio della cattura di ostaggi a Beslan e nel teatro alla Dubrovka sono da considerarsi pagine nere della sua presidenza. Non sarebbe stato possibile agire diversamente? «No. Sono sicuro che se avessimo agito diversamente quegli attacchi sarebbero durati fino ad oggi. I Paesi che fanno concessioni ai terroristi nel bilancio finale subiscono più perdite di quante ce ne siano nelle operazioni dei reparti speciali». Lei crede che l’Iran stia tentando di acquisire la bomba atomica? «Non lo credo. Gli iraniani sono un popolo orgoglioso: vogliono usufruire della loro indipendenza e utilizzare il loro diritto legittimo al nucleare civile. Sul piano giuridico al momento l’Iran non ha infranto alcuna legge. Detto questo abbiamo anche spiegato a Teheran che la loro collocazione è in un’area esplosiva. E abbiamo domandato loro di tenerne conto. Di non irritare i loro vicini e la Comunità internazionale». Che cosa ne dice di un’eventuale adesione dell’Ucraina e della Georgia alla Nato? «Noi siamo contrari all’allargamento generalizzato della Nato. La Nato è stata creata nel 1949 per difendersi dall’Unione Sovietica. Ma l’Urss non esiste più e non esiste più questo tipo di minaccia. Quali sono i nuovi problemi? Il terrorismo, le epidemie, la criminalità internazionale, il traffico di stupefacenti. E’ logico rispondere a queste minacce con un blocco politico-militare? La soluzione sta in una larga cooperazione tra i Paesi, con un approccio globale e non con una politica dei blocchi. Allargare la Nato significa far sorgere nuovi confini in Europa, un nuovo Muro di Berlino, invisibile certo, ma non meno pericoloso». Marie Jégo, Remi Ourdan, Piotr Smolar Copyright Le Monde