Il Sole 24 Ore 1 giugno 2008, Stefano Folli, 1 giugno 2008
Draghi lancia l’allarme produttività. Il Sole 24 Ore 1 giugno 2008 «Da dieci anni è un freno a crescita e redditi» - «I giovani sono mortificati» L’Italia ha «desiderio, ambizione, risorse» per tornare a crescere, ma deve affrontare il nodo della produttività «che non si scioglie da 10 anni» e frena anche i redditi
Draghi lancia l’allarme produttività. Il Sole 24 Ore 1 giugno 2008 «Da dieci anni è un freno a crescita e redditi» - «I giovani sono mortificati» L’Italia ha «desiderio, ambizione, risorse» per tornare a crescere, ma deve affrontare il nodo della produttività «che non si scioglie da 10 anni» e frena anche i redditi. Nelle "Considerazioni finali" lette ieri all’assemblea di Banca d’Italia, il Governatore Mario Draghi ha fatto appello all’ottimismo della volontà per superare le secche dell’economia. Ha sottolineato la necessità di ridurre le tasse e tenere a freno l’inflazione, correggere un mercato del lavoro che «mortifica» i giovani. Fra le priorità la riforma del risparmio gestito e l’abolizione del massimo scoperto in banca. Stabilità e rinnovamento: così la politica è incoraggiata ad agire Colpisce, ma certo non stupisce, il quasi unanime consenso che il mondo politico ha riservato alla relazione di Mario Draghi. In parte era nelle previsioni. ma in parte il giudizio è andato persino al di là delle attese. Merito del governatore per il taglio asciutto e, si potrebbe dire, moderno del suo intervento. Che non ha concesso nulla alla retorica e ha evitato il tono solenne e un po’ paludato (il cosiddetto «monito della Banca d’Italia») tipico delle Considerazioni finali in certi momenti del passato. La verità è che Draghi ha interpretato il passaggio storico del Pese e il suo bisogno di rinnovamento. E questo è piaciuto a entrambi gli schieramenti, alla maggioranza non meno che all’opposizione, perché indica un sentiero che tutti hanno interesse e convenienza a percorrere. Se possibile, in modo convergente: salvo gli inevitabili ostacoli, come ad esempio il caso Rete4. E se Berlusconi può affermare, non ha torto, che il governatore ha segnalato una serie di priorità che sono nel programma del centrodestra (a cominciare dalla riduzione del peso fiscale), gli esponenti del centrosinistra ricevono dalla Banca d’Italia l’incoraggiamento a partecipare al processo riformatore. E di questo non possono che compiacersi, perché le parole di Draghi sono, sì, «ecumeniche», come osserva Morando: ma proprio per questo offrono all’opposizione l’avallo, forse la spinta di cui essa ha necessità. Per non arroccarsi, non rinchiudersi nelle sue disillusioni: e invece sostenere fino in fondo la sfida della rinascita. Riforme e «stabilità politica», sottolinea il governatore. E si può contribuire alla stabilità anche dall’opposizione, visto che siamo ormai in un sistema bipolare che si regge su due gambe. Ne deriva che l’orizzonte della relazione è molto politico, pur nell’assoluto rispetto dei ruoli. Ma è evidente che Draghi ha aggiunto la sua voce a quella del presidente della Repubblica Napolitano e di tutti coloro che in queste settimane hanno invitato il nuovo Parlamento a non perdere l’occasione che si presenta. Se non altro perché potrebbe essere l’ultima. La politica, lascia capire Draghi, è pienamente legittimata ad agire per trasformare l’Italia. in grado di farlo e ci si attende che si muova. Gli obiettivi sono ambiziosi, tali da consigliare uno sforzo concorde (e si vedrà come). Ma in nessun passaggio il governatore è sembrato voler mettere in ombra il ruolo della politica. Mai ha speculato sulle contraddizioni del sistema o ha calcato la mano sugli errori compiuti in questi anni. Al contrario, la relazione contiene una sorta di attestato di fiducia, sullo sfondo di un prudente ottimismo. E anche questo è piaciuto. I diretti interessati si sono sentiti rincuorati. Del resto, mai come ora le istituzioni e la Banca d’Italia si erano sforzate di assecondare la volontà riformatrice del governo e dell’opposizione; di prendere in parola i ministri veri e quelli "ombra" in nome dell’interesse generale. Non si tratta di affermare che «tutto va bene» e di stendere sul Parlamento un velo di melassa. Il percorso che si prospetta, anzi, è di quelli che fanno tremare. Ma si è deciso di fare un investimento su quel ritorno al buon senso di cui si è avuto più di un segnale all’indomani del 13 aprile. Il discorso di Berlusconi a Napoli, ad esempio (replicato nella sostanza venerdì), lo stile nuovo del governo. E dall’altra parte il pragmatismo del Partito Democratico. Sotto questo aspetto, anche la relazione di Draghi riflette una speranza. Stefano Folli