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 2008  giugno 01 Domenica calendario

Com’è naturale la selezione! Il Sole 24 ore 1 giugno 2008 L’energia e la lucidità che sprigionano dal l’ultimo libro di de Duve, che il biochimico e premio Nobel belga definisce il suo «canto del cigno», non farebbero pensare a un autore ultranovantenne

Com’è naturale la selezione! Il Sole 24 ore 1 giugno 2008 L’energia e la lucidità che sprigionano dal l’ultimo libro di de Duve, che il biochimico e premio Nobel belga definisce il suo «canto del cigno», non farebbero pensare a un autore ultranovantenne. Peraltro il libro è stato scritto per rispondere a due recensioni critiche del precedente, Life evolving (Come evolve la vita, Raffaello Cortina, Milano, 2003), in cui veniva accusato di un approccio troppo deterministico. Per i recensori, de Duve sottovaluterebbe il ruolo del caso nell’evoluzione delle strutture e dei processi biologici fondamentali, ovvero non riconoscerebbe il fatto che alcune transizioni nella storia della vita sarebbero state frutto di eventi del tutto contingenti. Una tesi ben illustrata dalla famosa affermazione di Steven Jay Gould, che se il «nastro della vita» potesse essere riavvolto, non rivedremmo lo stesso film, in quanto basterebbe una minima fluttuazione casuale per far prendere all’evoluzione una direzione del tutto diversa. De Duve non la pensa così. All’inizio del libro elenca i possibili meccanismi che possono aver prodotto le singolarità che caratterizzano la vita terrestre (il titolo in inglese del libro è appunto Singularities): il determinismo assoluto (fatte salve le interferenze a livello subatomico), la selezione naturale operata dal l’ambiente, i vincoli interni dovuti alle strutture già acquisite dal sistema in evoluzione, l’estinzione per qualunque ragione di rami evolutivi alternativi, una coincidenza fortuita che incanala o apre irreversibilmente verso uno specifico sottoinsieme di possibilità (il cosiddetto «accidente congelato»), la «fortuna fantastica» (che significa l’accadere di un evento altamente improbabile), e il disegno intelligente. Nelle rimanenti pagine dimostra, sottoponendo a stringente analisi teorica questi diversi meccanismi alla luce dei dati sperimentali disponibili, l’insostenibilità della teoria del disegno intelligente, e la possibilità di ricondurre a dinamiche di carattere selettivo la maggior parte delle tappe singolari che hanno prodotto l’emergere di un proto metabolismo, delle prime molecole informazionali (Rna), delle protocellule, di Luca (l’ultimo progenitore universale comune), fino alle origini della cellula eucariote. Il messaggio di de Duve è che coloro i quali ritengono che la grandezzadegli spazi di possibilità da esplorare per ottenere certi risultati evolutivi fosse quantitativamente troppo grande per consentire alla selezione naturale di percorrerli, e quindi chiamano in causa il disegno intelligente o le contingenze, fanno delle stime sbagliate. E illustra come dei processi di ottimizzazione selettiva di certe sequenze e strutture molecolari possono aver lavorato su spazi di possibilità inizialmente più ristretti, rendendo quindi probabilisticamente quasi inevitabile l’imporsi, attraverso la competizione tra diverse varianti, di forme di organizzazione sempre più efficienti e funzionalmente integrate. La lettura del libro di de Duve aiuterebbe chi fatica a capire quali sono i limiti così come le potenzialità dei processi di selezione naturale. Nelle frequenti polemiche sul darwinismo, i detrattori dell’approccio darwiniano si inventano regolarmente qualche formulazione personale della selezione naturale, per poi sostenere che non poteva funzionare. Traendone la conclusione che il darwinismo sarebbe defunto. Le caratteristiche delle strutture e dei sistemi molecolari che hanno concorso a produrre la materia vivente implicano quasi necessariamente una prevalenza di interazioni selettive, rispetto a interazioni fortuite o contingenti, nel l’indirizzare i processi verso specifici percorsi. Interazioni che ai diversi livelli dell’organizzazione biologica possono essere governati da meccanismi e assumere manifestazioni diverse. La grandezza di Darwin, che nessuno potrà togliergli, è di aver capito per primo quale straordinario potenziale di creatività sia insito in un sistema, come la vita, caratterizzato da popolazioni di strutture individuali variabili in grado di replicarsi differenzialmente a seconda dell’efficacia funzionale delle interazioni con l’ambiente. Che è un principio dinamico un po’ meno banale delle caricature della selezione naturale che si trovano nei testi dei creazionisti e degli antiselezionisti. Gilberto Corbellini