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 2008  giugno 01 Domenica calendario

Quell’asino di Stevenson. Il Sole 24 Ore 1 giugno 2008 «Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo rosso e turchino, non si scomodò

Quell’asino di Stevenson. Il Sole 24 Ore 1 giugno 2008 «Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo rosso e turchino, non si scomodò. / Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo e a brucar, serio e lento, seguitò». Davanti ai cipressi di Bolgheri, un Giosuè Carducci di umor filosofico prende ambigua coscienza della vanità dei propri tormenti. Torniamo indietro di mezzo secolo. Siamo sui banchi di scuola e anche chi tra di noi un asino non lo ha mai visto impara dalle parole del signor maestro a considerarlo uno di famiglia. A forza di sentircelo menzionare abbiamo finito per considerarlo una sorta di santo protettore degli scolari. Sono gli anni di Pane, amore e fantasia e al cinema è proprio un somaro che la Lollobrigida a piedi nudi cavalca da amazzone. C’è poi la storia di quel mio zio che tutti disprezzano perché ha poca voglia di lavorare e che si è ritirato in campagna per stare tranquillo. La moglie lo tormenta – «non c’è modo che tenga pulito attorno alla casa» ”, e un bel giorno si presenta con un tosaerba nuovo di zecca. Non va a benzina né a miscela, ma raglia! Per noi piccoli, è semplicemente un eroe. Con queste premesse va da sé che, quando comincio a frequentare la biblioteca, sia Platero y yo di Juan Ramón Jiménez («dove l’allegria e la pena sono gemelle come le orecchie di Platero»), a lasciare nella mia fantasia una prima e indelebile impressione di quel che può essere la poesia. In versi o in prosa. Ma è più avanti, molto tempo dopo, che mi capita tra le mani Travels with a a Donkey in the Cévennes di Robert Louis Stevenson ed è proprio qui – posso dirlo? – che casca l’asino. Quando lo scrive, Stevenson ha ventisette anni; quando io lo leggo, ne ho qualcuno di più e sono ormai in grado di capire una cosa. E cioè che Travels with a Donkey è puro stile: un formidabile esercizio di scrittura in attesa di una trama. Ma capisco anche che la trama vien dopo e se non la si trova – non sarà però il caso di Stevenson – la si può sempre prendere a prestito. Lo faceva persino Shakespeare. Stevenson, che Jorge Luis Borges annovera tra i benefattori dell’umanità, ha inventato Treasure Island e Dr. Jekyll and Mr. Hyde. Del pirata John Silver, con la sua gamba di legno, ho ancora davanti agli occhi le illustrazioni di una edizione per ragazzi. I denti, la lama falcata della spada, la tesa del cappellaccio. Un personaggio tutto seghettato dai colpi subiti in mille combattimenti. E poi c’è Dr. Jekyll che diventa Mr. Hyde. Un manufatto perfetto, come l’incastro a coda di rondine che tiene insieme il cassetto di legno in cui, chissà perché, tenevo questo libro nascosto. Ma è a monte – pardon: è sui monti delle Cévennes – che matura lo scrittore. Travels with a Donkey (1879) – insieme a quella cronaca di un viaggio in canoa sui fiumi della Francia e del Belgio che si intitola An Inland Voyage (1878) – apre la carriera di un maestro; ed entrambi segnano l’inizio di un nuovo genere, o sottogenere: la letteratura di viaggio: il viaggiare allo scopo di scrivere piuttosto che dello scrivere su ciò che si è visto viaggiando, come si faceva ai tempi del Grand Tour. Apre la strada a George Orwell e Graham Greene, V.S. Naipaul e Bruce Chatwin, John McPhee e William Langewiesche. Con armi e bagagli (meglio: con un cosciotto di montone, del pane, una bottiglia di Beaujolais, alcune coperte per dormire all’aperto, una lampada, qualche candela, una pentola, biancheria asciutta e una pistola) Stevenson inventa il personaggio dell’inviato speciale – «in ostentatious discomfort» – tra i buzzurri delle montagne francesi. Ubriaconi e litigiosi, animaleschi e mendaci, egoisti e calunniatori. Drogati dal pregiudizio politico. L’unica certezza in quel viaggio è che ne scriverà. Ma Stevenson è irrequieto, malato d’amore: vuole mettere alla prova la propria resistenza e il proprio coraggio. E sfogarsi. Il racconto – un centinaio di pagine in tutto – è una rielaborazione dei meticolosi appunti messi insieme in dodici giorni trascorsi in compagnia e non certo in groppa a un piccolo animale «color topo, poco più grande di un cane» che aveva già il suo da fare a trasportare il bagaglio. anche la storia dell’evoluzione di un rapporto difficile con il somaro, una giovane femmina di nome Modestine. Le recensioni furono favorevoli, anche se qualcuno si disse scandalizzato dalle bastonature inferte il primo giorno da Stevenson all’animale; e qualcun lamentò che in più punti si nominasse il nome di Dio invano. Ma c’è una spiegazione. E, per una volta, è l’opera di un topo di biblioteca a dimostrarsi preziosa. Dai taccuini di Stevenson è infatti saltato fuori che in quei giorni l’asina era in calore e aveva altro per la testa che far la serva ubbidiente. Il nostro scrittore, d’altro canto, era particolarmente irritabile. Fanny, la futura moglie, se n’era andata in America, richiamata dal marito dal quale stava per divorziare; e questo libro, come lo stesso Stevenson spiega in una lettera a un cugino, è una reprimenda in codice contro di lei e contro il destino cinico e baro. O non si diceva una volta che non potendo battere il cavallo si batte la sella? Già, ma qui a prendere le legnate è, come al solito, un povero asino. A lui – anzi, a lei ”, in memoriam, va tutta la nostra simpatia. Luigi Sampietro Mille ciuchi da salvaguardare Un raduno di asini. Proprio così: e per giunta il più grande d’Europa, forse unico nel suo genere. Perché in altri Paesi, come la Germania o la Francia, esistono magari feste locali di appassionati, ma gli «Asinodays 2008» saranno un vero e proprio raduno internazionale per allevatori, operatori del settore, appassionati e semplici curiosi. Lo scopo dell’iniziativa è riflettere sulla valorizzazione di questi animali che, nonostante siano ormai marginali nel contesto delle attività produttive, possono ancora avere un ruolo importante nell’economia e nella società. L’appuntamento, che prevede convegni, incontri, escursioni e spettacoli, è all’azienda agrituristica di Montebaducco, a Savarano di Quattro Castella (Reggio Emilia) dal 6 all’8 giugno. Sono attesi circa mille ciuchetti italiani e stranieri, provenienti da Spagna, Croazia, Svizzera, Germania, Austria, oltre che allevatori da Portogallo e Stati Uniti. A organizzare la manifestazione, al suo debutto, sono Aria Aperta, l’azienda Montebaducco e La Scatola magica.