Varie, 4 giugno 2008
DA DE FILIPPI MARIA A DE MAGISTRIS GIANNI
DE FILIPPI MARIA Milano 5 dicembre 1961. Conduttrice tv. Tra i suoi programmi: Amici, C’è posta per te, Uomini e donne. «L’unico vero conduttore della tv di oggi. Quando trasmette, se è merda lei si sottrae, se è oro lei si somma» (Gianfranco Funari).
2007-2008 Con C’è posta per te ha battuto Celentano (La situazione di mia sorella non è buona): «Lasciamo perdere Celentano, non c’è paragone! Sono orari, generi, pubblici diversissimi».
VITA Adorazione per il padre, Giovanni, detto Dodone, proprietario di un’azienda agricola, grande, grosso e severo: «Se mia madre si vestiva di rosso veniva giudicata troppo appariscente, né io né lei potevamo portare gli orecchini, giudicati troppo vistosi, nessuna delle due si poteva truccare, potevo uscire la sera ma lui voleva conoscere tutti i miei fidanzati» • «Da mia madre ho preso il senso di responsabilità: è una donna, mia madre, forte, pratica, attiva. Da mio padre alcuni lati negativi che non rinnego: sono fumantina, passionale, egocentrica. Ho sette anni meno di mio fratello e mio padre mi ha privilegiato. Con lui è stato un rapporto complesso: prima molto intimo, poi una rottura, infine un riavvicinamento» • «Sono stata sgarzolina fino alla laurea. Mi divertivo, facevo l’imbecille, collezionavo grandi stronzate che rivendico. Ma in una città di provincia tutti si devono allineare e alla fine mi ero allineata anch’io. Mi ero fidanzata con un ragazzo, Pietro, un otorino di Pavia. Dopo un paio di anni la passione era scemata, però siamo rimasti insieme altri sei anni» • «Il mio amico del cuore era Paolo Dal Pino. Mia madre lo considerava un genio. Effettivamente ha fatto una bella carriera. A 31 anni era già direttore generale di Repubblica. Vivevamo nello stesso palazzo. Era quello più bravo in tutto. A tennis era un campione e io una pippa. Sapeva tre lingue e io no» • Laurea in Legge: «Mi ero laureata bene e mio padre voleva che rimanessi nel mondo universitario. Ci provai ma non era cosa per me. Tentai con grande sicurezza il concorso per diventare magistrato e mi bocciarono. Cominciai a mandare in giro curriculum, niente. Mia madre si ricordò di un suo vecchio fidanzato, Franco Crepax, il discografico della Cgd. Andai da lui e finii nell’ufficio legale di un’associazione che si chiamava Univideo» • Conobbe Maurizio Costanzo, che sarebbe diventato suo marito, «a Venezia, a un convegno Univideo organizzato da me. Ricordo che c’erano Orazio Gavioli, Laura Delli Colli, Giorgio Assumma. Dopo un po’ di tempo Maurizio mi telefonò per offrirmi un lavoro». Lui ci provò molto presto: «La risposta fu no. C’era una moglie. Era tutto imbarazzante. Io non sono mai stata aggressiva, non sono sado-maso come molti pensano, tipo frusta e stivali neri, anzi sono proprio una pippa da quel lato. Fu un no motivato, giustificato, spiegato. Un mezzo no. Come dire: non è il caso, per ora. Ero arrivata a Roma a novembre. Quando partii per le vacanze di Natale c’era stato qualcosa, però non una cosa drammatica, molta complicità, affinità, una storiella. Quando la storia divenne impegnativa, quello che io feci, spero non me ne voglia, fu fare piazza pulita intorno a lui, detto francamente, far scomparire le altre. Non solo la moglie. Sono imbranata ma non scema. Delle sensazioni erano diventate certezze. Ma io non volevo entrare nel novero» • «Amici è il frutto dei pensieri che le erano venuti partecipando a una ricerca di mercato della Fiat per lanciare un’’auto giovane”. Da lì è partita la sua fulminante carriera» (La Stampa) • «Dentro sono un’adolescente, mi è sempre piaciuto essere figlia. Con l’arrivo di mio figlio (adottato nel 2004 quando aveva 12 anni) sono un po’ cresciuta, ma non troppo».
FRASI «I bellocci non hanno senso» • «Gli uomini tradiscono con sciatteria • «La misura del mio reggiseno è una terza abbondante. Ma nessuno se n’è mai accorto» • «Una cosa che mi destabilizza tremendamente è la paura di perdere le cose che amo» • «Cammino per strada e nessuno mi strappa i vestiti di dosso. Fare televisione è fare un mestiere come un altro. Il divo, se ancora c’è, è quello dei concerti rock come Vasco Rossi» • «La mia trasmissione più amata è C’è posta per te: la sento più mia perché richiede un approfondito lavoro di redazione. Quando faccio Amici non preparo niente prima di andare in studio: il programma va bene anche senza di me perché è una formula giusta» • «Mi piace la carriera di Enza Sampò. Come è entrata e come è uscita dal video» • «La critica con me è divisa: c’è chi mi stronca a prescindere, e chi ha cambiato idea» • «La mia non è tv spazzatura. Chi lo dice lo fa per colpire Maurizio attraverso me» • «Mi sono ispirata alle pubblicità di belloni. Ricordate il muratore mozzafiato che porta le casse di Coca-cola in spalla? Tutte a dire: ”Che bello uno così, perché non lo si incontra nella vita!”. Detto fatto. Ho messo in tv quello che ho visto fuori. Ho preso addominali, bicipiti, glutei e li ho messi sul trono. Qual è la mia colpa?» • «Non si possono liquidare i successi pensando che li guardino solo i coglioni».
IO E MAURIZIO (BUSINESS) Vivono in separazione di beni («La nostra casa è intestata a lui. Non ho mai chiesto nemmeno una mattonella»). Partecipano entrambi come soci alla Fascino Produzione Gestione Teatro srl, di cui Mediaset ha il 50 per cento e la coppia Costanzo-De Filippi l’altro 50 per cento. Valuata nel 2005 quasi 14 milioni di euro, quasi tutto il fatturato è legato alle commesse del gruppo Mediaset.
IO E MAURIZIO (CUORE) Lui conquistò lei il giorno che annullò tutti gli impegni per restare seduto nel proprio studio ad ascoltarne i problemi familiari. Era il suo capo, era sposato, e aveva 52 anni; lei stava con un medico di Pavia e aveva 28 anni. Il gesto, ha raccontato la De Filippi, le bastò per capire che lui non voleva «un’avventuretta di due giorni» • Maria garantisce che Costanzo nel corteggiamento è «veramente un gran paraculo». Poi spiega: «Sa di non essere avvenente. E allora gioca tutto sulla parola. capace di attenzioni straordinarie. Ha la parola giusta nel momento giusto, capisce cosa vuoi veramente, dove può colpirti. molto intelligente. Sa come muoversi» • Vedono molta tivù: lui ama i tg («Ne vede tanti: pensa che siano diversi»); lei i film d’amore, «che a lui fanno schifo» (a volte per protesta cambia stanza e accende un altro televisore); lui le scrive spesso, a mano, su foglietti qualunque, lei mai • «Sul lavoro non interferisco. Ma ho cercato di insegnargli a volersi bene. Quando l’ho conosciuto faceva anche le serate e il tour d’estate insieme a Bracardi in giro per i paesini. Lì mi sono impuntata» • E se Maurizio andasse in Rai? «Sono sicura che controprogrammerebbe subito le mie trasmissioni».
CRITICA «L’unica conduttrice senza l’obbligo del sorriso» (Irene Pivetti) • « intelligentissima, bellissima, eroticissima. Adoro lei, la sua voce, la sua grinta, la sua timidezza» (Enrico Lucherini) • « regina di un’audience medio-bassa: sciampiste dentro ed ex lettori di Susanna Tamaro, sognatori del Billionaire e nostalgici di Mogol-Battisti. Ma regina è» (Aldo Grasso) • «Maria la sanguinaria. Non ammicca e non blandisce, è l’antiregola della tv. Non è seducente e non saluta, forte del suo carisma enorme» (Roberto D’Agostino) • «Aplomb rassicurante. Fare pacato, accompagnato da una voce roca con erre francese che ipnotizza come una litania. Logica e misura nell’approccio alla materia del suo lavoro. Potrebbe trattarsi di ”mestiere”. Mosca bianca di una tv spesso urlata, isterica e nevrotica, la donna più bionda di Mediaset affronta sottovoce ospiti e concorrenti delle sue trasmissioni. Tiene il microfono appiccicato alle labbra e vi sussurra dentro con la testa piegata di lato, l’espressione contenuta di chi non vuol condizionare niente e nessuno con le proprie emozioni» (Claudia Carucci) • «Ho molta stima di chi fa la trasmissione ma il programma punta su una cosa molto furba. Se io faccio vedere un ballerino scadente, tutti quelli che sono a casa pensano: anche per me può esserci una possibilità in tv. Così si crea un circuito di illusioni molto pericoloso» (Pippo Baudo) • «Detesto Maria De Filippi, quel trash trascinato, quelle quattro povere casalinghe acchittate come strappone portate lì a urlare con quattro ragazzi ”aho, aho”. Terrificante» (Monica Maggioni).
POLITICA «Mio padre era fascista. Mamma fingeva di votare Msi e poi votava a sinistra. Oppure Dc, massimo della trasgressione consentita. Anche mio fratello votava a sinistra di nascosto. Io ho votato liberale, repubblicano, Craxi. In seguito ho votato più a sinistra, anche Rifondazione».
VIZI Permalosissima. Le imitazioni di Valentina Persia hanno provocato interventi o telefonate di Costanzo. Lei dopo un po’ si pente e telefona alle ragazze che l’hanno sfottuta • Passione per i cani (due bassotti, un bracco, un pastore tedesco) • Voci di un rapporto omosessuale con Paola Barale ripetutamente smentite da entrambe.
DE FILIPPIS MARIA TERESA Napoli 6 novembre 1926 (per l’anagrafe l’11). Ex pilota di Formula 1 (prima donna, su Maserati nel 1958 e 1959). «Sono stata idolatrata anche in maniera esagerata. In paesi come l’Argentina o il Venezuela venivano apposta solo per vedermi» • «Quando le donne dovevano pregare in ginocchio padri e mariti per prendere la patente, Maria Teresa De Filippis filava ai 250 all’ora con Stirling Moss, Jean Behra, Cesare Perdisa e Louis Rosier, suoi compagni alla Maserati. Chi c’era allora ricorda che dalla maestosa vettura del Tridente emergeva a stento il suo caschetto bianco e che tutti le volevano un gran bene. Non solo perché unica donna, ma anche perché brava. Napoletana benestante, si impose all’attenzione generale fin da giovanissima battendo sovente gli uomini nelle gare di durata e in salita, la sua specialità» (Raffaele Dalla Vite) • «Ho visto morire tanti amici. All’epoca era davvero una sfida con la morte. Ed è stato il motivo per cui ho smesso: non per la paura, sia chiaro, ma per la tristezza e il dolore» • Ebbe una storia (segreta) con Luigi Musso, pilota della Ferrari, morto in Francia nel 1958.
DE FILIPPO LUCA Roma 3 giugno 1948. Attore. Regista. Figlio del grande Eduardo De Filippo (1900-1984), nipote di Eduardo Scarpetta. Esordì nel 1956, a soli otto anni, nel ruolo di Peppeniello in Miseria e nobiltà (scritta dal nonno, diretto dal padre). Nel 1966 conseguì la maturità scientifica, due anni dopo debuttò ne Il figlio di Pulcinella di Eduardo. Da quel momento iniziò un’intensissima attività teatrale, che non gli ha impedito di coltivare qualche passione insolita, come il lavoro a maglia: «Non si può leggere quando non è il proprio turno sulla scena, perché un libro è troppo impegnativo, mentre lavorare la lana permette di chiacchierare, ascoltare e non perdere i tempi dello spettacolo» • Sotto la regia del padre apparve in teatro e televisione, tra l’altro, ne Il contratto, Sabato, domenica, lunedì, Filumena Marturano, Non ti pago, Il Sindaco del rione Sanità e negli altri grandi testi che costituiscono il repertorio di Eduardo. Ha portato in scena anche Pirandello (Berretto a sonagli), Gino Rocca (Scorzetta di limone), Scarpetta (Cani e gatti, Lu curaggio de nu pumpiero napulitano) • Numerose anche le apparizioni cinematografiche e televisive • Nel 1981 fondò una propria compagnia teatrale, la Elledieffe, con cui ha affrontato buona parte delle commedie paterne e degli Scarpetta e anche un Tartufo di Molière • Attento anche al repertorio contemporaneo: nella stagione teatrale 1990-91 interpretò La casa al mare di Vincenzo Cerami, nel 1992-93 Tuttosà e Chebestia (regia di Benno Besson), nel 1993-94 L’esibizionista (testo e regia di Lina Wertmüller), nel 1997 L’amante di Harold Pinter (con Anna Galiena, regia di Andrée Ruth Shammah), nel 1999-2000 Il Suicida (libero adattamento di Michele Serra da Nicolaj Erdman, regia di Armando Pugliese), nel 2001-02 Aspettando Godot di Samuel Beckett con la sua regia e, in collaborazione con il Teatro Franco Parenti di Milano, fu regista di Resisté di Indro Montanelli. Nel 2002-03 interpretò La palla al piede di Georges Feydeau curandone con Carolina Rosi la traduzione e l’adattamento del testo • Da ultimo diretto da Francesco Rosi in Le voci di dentro, Napoli milionaria, Filumena Marturano • «Anche se molti ritengono che sia Carlo Giuffrè l’erede autentico di Eduardo, io gli preferisco Luca» (Lina Wermüller) • Erede di uno dei più importanti patrimoni teatrali del mondo, è prudente nell’accordare i diritti delle commedie del padre: «Sto soprattutto attento che non sia travisato il testo». Inoltre, si assicura che il suo nome «non sia sfruttato per una questione di pura risonanza». A proposito di varianti e aggiunte al testo, racconta che una volta il padre disse ai suoi attori: «Mi fa piacere che improvvisiate, se ho dei limiti come autore. Ma non mi migliorate».
DE FILIPPO LUIGI Napoli 7 agosto 1930. Attore. Regista. Autore. Figlio del grande Peppino De Filippo (1903-1980) e di Adele Carloni (attrice della Compagnia di Vincenzo Scarpetta). Studi fra Napoli e Roma, dove si trasferì con la famiglia nel 1941, amava scrivere racconti e novelle, pubblicati su diversi giornali. Quindi si dedicò alla sua passione più grande, il Teatro. Debuttò nel 1949 al Teatro Valle di Roma con una rivista scritta da lui e intitolata Questa sera alle nove (la recitò assieme ai suoi compagni di Liceo ottenendo un grande successo). Dopodichè, come professionista, entrò nella Compagnia del padre ed iniziò il suo vero tirocinio di attore che, con gli anni, lo avrebbe portato alla definitiva affermazione. Nel 1960 sposò a Roma l’attrice inglese Ann Patricia Fairhurst dalla quale si separò dopo qualche tempo. Nel 1970 sposò l’attrice francese Nicole Tessier dalla quale nel 1972 ebbe la figlia Carolina, che lo ha reso nonno di Emma Nicole. Rimasto vedovo, nel 1997 sposò a Roma Laura Tibaldi che ora lo coadiuva nella sua attività teatrale. Dal 1980 ha una Compagnia di Teatro con la quale ha avuto successo sia in Italia che all’Estero, proponendo le sue Commedie, quelle del padre Peppino, di suo zio Eduardo, ma anche personali interpretazioni di classici di Molière, Gogol, Machiavelli e Pirandello. Più volte premiato col ”Biglietto d’oro” (campione d’incassi). Nel 1999 ha costituito con la moglie Laura la società ”I due della città del sole srl” della quale è Direttore Artistico (produce e distribuisce i suoi spettacoli e quelli di alcuni giovani attori napoletani). L’allora Presidente della Repubblica Ciampi lo insignì della onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica per particolari meriti artistici • Come autore, ha avuto successo con le commedie Fatti nostri, Storia strana su di una terrazza romana, Come e perché crollò il Colosseo, La commedia del re buffone e del buffone re ecc. • «Da Napoli sono andato via con la mia famiglia nel 1941, quand’ero un ragazzo di 11 anni. Ci siamo trasferiti a Roma a causa della guerra, ma poi a Napoli ci siamo sempre tornati senza mai dimenticarla. Avanti e indietro fra Roma e Napoli come pendolari del cuore».
DE FORNARI ORESTE Genova 15 gennaio 1951. Critico televisivo. Conduttore tv. Da ultimo di Qui si parla italiano, su Rai International, con la storica partner Gloria De Antoni (vedi) • Studioso di cinematografia, ha pubblicato libri su Sergio Leone, Walt Disney e François Truffaut.
DE FUSCO LAURA Castellammare di Stabia (Napoli) 4 novembre 1946. Pianista. Debuttò dodicenne con l’orchestra Alessandro Scarlatti di Napoli, diploma con Vincenzo Vitale al Conservatorio di Napoli (dove è adesso docente).
DE FUSCO LUCA Napoli 1957. Regista. Direttore del Teatro Stabile del Veneto. Laurea al Dams di Bologna nell’82, esordio nel filone del teatro sperimentale (Il centro dell’Aleph da Borges), dall’85 al 1992 diresse il festival delle Ville Vesuviane (da lui fondato) • «Essendo figlio di uno storico, un intellettuale, ho sempre avuto il complesso di essere troppo intellettuale per il mondo dei teatranti e troppo spettacolare per il mondo degli intellettuali» • Da ultimo regista de La trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni (in scena Lello Arena) e de l’Elettra di Sofocle (Lina Sastri).
DE GASPERI THOMAS Roma 24 giugno 1977. Cantante. Degli Zero Assoluto (con Matteo Maffucci, principale successo Svegliarsi la mattina, portata nel 2006 al Festival di Sanremo).
DE GENNARO GIANNI (Giovanni) Reggio Calabria 14 agosto 1948. Poliziotto. Dal gennaio 2008 commissario per l’emergenza rifiuti in Campania. Dal giugno 2007 capo di gabinetto del ministero dell’Interno. Dal 2000 al 2007 capo della polizia. Nel dicembre 2006 fu insignito della Fbi Medal for Meritorius Achivement, un riconoscimento per meriti eccezionali mai attribuito prima a qualcuno che non fosse cittadino degli Stati Uniti • «La sua carriera inizia negli anni Settanta, prima alla sezione narcotici della Squadra mobile romana, poi alla Criminalpol del Lazio. In questi anni, mentre la criminalità organizzata romana fa il salto di qualità stabilendo contatti con il clan dei marsigliesi e la mafia, nasce la collaborazione e l’amicizia con Giovanni Falcone. Numerosi i suoi successi: dalle operazioni Pizza Connection e Iron Tower all’arresto di decine di latitanti eccellenti, in Italia e all’estero, fino nelle prigioni dell’Estremo Oriente per catturare e convincere, insieme a Falcone, il narcotrafficante Ko Ba Kim a collaborare. E dopo di lui Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, fino al primo dei corleonesi ”pentiti”, Giuseppe Marchese. Intorno alla sua figura nasce, nei primi anni Ottanta, il nucleo anticrimine che diventerà Servizio centrale operativo della polizia (Sco), modello per la creazione di analoghe strutture nei carabinieri (Ros) e nella Guardia di Finanza (Scico). Dalla direzione dello Sco, passa alla neonata Dia come vicedirettore e ne diventa direttore nell’aprile del 1993» (Corriere della Sera) • Nei suoi sette anni da capo della polizia «ha fatto il suo lavoro come meglio ha potuto, restandosene - come si dice – ”al suo posto”. Spesso fin troppo rispettoso dei bizzarri e contraddittori indirizzi dei governi, sempre alla ricerca dei migliori risultati per l’interesse pubblico. Risultati che non sono mancati, dall’arresto di Bernardo Provenzano all’annientamento del rinato nucleo delle Brigate Rosse, all’arresto degli assassini di Massimo D’Antona e Marco Biagi» (Giuseppe D’Avanzo)» • Nel giugno 2007, in contemporanea alle dimissioni da capo della polizia, ricevette un avviso di garanzia «per aver determinato Colucci Francesco mediante istigazione, o comunque induzione, a deporre durante l’esame testimoniale reso il 3 maggio circostanze non corrispondenti al vero, anche ritrattando sue precedenti dichiarazioni in relazione ai fatti vertenti sulla fase di preparazione, svolgimento e conclusione delle operazioni di polizia condotte alla scuola Diaz e in particolare ai contatti fra loro avuti e alle informazioni e richieste reciprocamente passate e formulate allorquando Colucci rivestiva la carica di questore di Genova». Marco Imarisio: «Urge riassunto: Francesco Colucci è l’ex questore di Genova ai tempi del G8 (vedi PLACANICA MARIO). Il 3 maggio 2007 si presenta in aula, chiamato a deporre dall’accusa. A sorpresa, contraddice e ribalta molte delle dichiarazioni rese in istruttoria. Tanti ”non ricordo”, ”la mia affermazione di allora forse è stata superficiale”, ma quello è il meno. A insospettire i magistrati, sono le circostanze che Colucci mostra di ricordare. Nella sua ricostruzione di quella notte disgraziata, i dettagli inediti riguardano le sue comunicazioni con il vertice della polizia, oltre a una nuova definizione della catena di comando che gestì l’irruzione nella scuola dei no global, che ”esclude” alcuni imputati cari a De Gennaro e tira in ballo altri nomi, segnatamente quello di Lorenzo Murgolo, vicequestore di Bologna che al G8 fungeva da vice di Ansoino Andreassi, il ”superpoliziotto”, all’epoca fu questa la definizione, che gestì la preparazione al G8 genovese. certo che dopo la deposizione di Colucci, i magistrati rinunciano all’audizione del teste successivo: Gianni De Gennaro» • Il 14 luglio 2007 De Gennaro rispose per quattro ore di fila alle domande dei pubblici ministeri di Genova «ribadendo di non aver mai ordinato a Colucci di raccontare bugie o di modificare precedenti versioni: ” possibile che gli abbia parlato del processo Diaz prima del suo interrogatorio”, ha spiegato in sostanza, ”ma solo per ricordargli quello che ho sempre detto al riguardo: la verità”» (Massimo Calandri). Il 16 novembre 2007 scrisse un accorato appello a Colucci: (« hai fornito due rappresentazioni dello stesso fatto e devi farti carico di questa contraddizione»), nel dicembre 2007 chiese un confronto con lo stesso. Nel marzo 2008 la Procura di Genova ne chiese il rinvio a giudizio • Feroci scontri con Francesco Cossiga, col quale ebbe in passato grande sintonia. Le cose cambiarono dopo l’8 luglio 2006, quando l’ex presidente della Repubblica dichiarò: «L’ho sempre difeso anche contro un altissimo esponente diessino di governo che, Dio mio quanto preveggente, si era opposto strenuamente alla sua nomina a capo della Polizia. E così mi ritrovo con un uomo insincero, tortuoso, ipocrita, falso, un personaggio cinico e ambiguo che usa spregiudicatamente la sua influenza». Francesco Grignetti: «L’innesco è l’inchiesta di Milano sul Sismi ovvero i guai a valanga che hanno portato alla defenestrazione del generale Nicolò Pollari. Nell’inchiesta c’entra la Digos, ossia la polizia. E quando viene fuori dirompente lo scontro tra Pollari e De Gennaro, con rispettive tifoserie schierate, ecco che Francesco Cossiga fa la sua scelta. Si schiera con Pollari e nel giro di qualche mese, presenta ben 35 tra interrogazioni o interpellanze contro il prefetto che guida la polizia italiana dai toni sempre più accesi. Lo denuncia anche alla magistratura di Brescia. Chiede ossessivamente la sua testa. Non è un mistero che Pollari avesse identificato in De Gennaro il ”nemico”. Aveva messo insieme gli articoli su diversi giornali, in particolare Repubblica. Non solo la storia di Abu Omar. C’era anche il Nigergate. E qualche indiscrezione di troppo sulla gestione dei sequestri in Iraq. Pollari ha insomma identificato in De Gennaro il ”suggeritore”. Certe notizie - pensava - le può aver raccolte e veicolate solo lui. Quando poi comincia a circolare il progetto di riformare i servizi segreti, e di farne un solo grande servizio segreto, un po’ più amico degli americani di quanto fosse il Sismi di Pollari, e a cui De Gennaro ha fatto un pensierino, ecco che poi scatta la sindrome-Negroponte. Il prefetto vuole forse diventare lo Zar italiano antiterrorismo?». Causa l’esposto presentato a Brescia da Cossiga nel 2006, De Gennaro finì indagato (con il capo della Procura di Milano, Manlio Minale, il giudice delle indagini preliminari Enrico Manzi, i due procuratori aggiunti - vice di Minale - Ferdinando Pomarici e Armando Spataro, i dirigenti della Digos milanese Ignazio Coccia e Bruno Megale) per il reato di «procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato» (accusati di aver violato il segreto di Stato nell’indagine sul rapimento di Abu Omar, sfociata poi nel rinvio a giudizio di 26 agenti Cia e 5 dirigenti del Sismi - compresi il direttore Nicolò Pollari e il numero tre Marco Mancini - per concorso nel sequestro di persona dell’imam) • Sposato, due figli.
DE GIORGI FEF (Ferdinando) Squinzano (Lecce) 10 ottobre 1961. Ex giocatore di pallavolo. Palleggiatore. Con la nazionale vinse tre Mondiali (1990, 1994, 1998), un Europeo (1989) ecc.; con i club uno scudetto (Modena 1987), una coppa Coppe (Cuneo 1997), due coppe Cev (Cuneo 1996, 2002) ecc.. Da allenatore ha vinto con Macerata lo scudetto e la coppa Cev del 2006 • A Squinzano gli hanno dedicato, qualche anno fa, un palasport: «Proprio a me che sono vivo e vegeto...» • Sette fratelli e due sorelle.
DE GIORGI SALVATORE Vernole (Lecce) 6 settembre 1930. Cardinale (creato da Giovanni Paolo II nel 1998). Già vescovo di Foggia e Taranto, nel 1990 fu nominato assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica, cinque anni dopo fu destinato alla diocesi di Palermo dove restò fino alla fine del 2006.
DE GIOVANNI BIAGIO Napoli 21 dicembre 1931. Filosofo. Politologo. Politico, eletto al parlamento Europeo nel 1989 (Pci) e 1994 (Pds) • «Tra i principali esponenti dell’area riformista di centrosinistra» (Angela Frenda) • «Per anni ho avuto una doppia tessera, dei Ds e dei Radicali: ho lasciato i primi nel 1999 e i secondi quando scelsero il centrodestra» (poi con la Rosa nel Pugno).
DE GIOVANNI DANIELE Palermo 1961. Politico • «Il consigliere numero uno, l’uomo-ombra, l’allievo all’università e all’Iri, il compagno di jogging di Romano Prodi e il titolare dei più delicati dossier del governo» (Mario Ajello) • «Ai due incontri di Prodi con il presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera, c’era lui. C’era lui quando si è dovuta affrontare la delicatissima questione dell’Alitalia. Ancora lui, a Cernobbio, si è incaricato di riannodare i fili con il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro» • «Aveva incontrato Prodi sulla via di Bologna, all’università dove il Prof. lo ha laureato con lode. Da allora, non si sono più lasciati» (Il Foglio) • sposato con Astrid, ingegnere dell’Uruguay, una figlia. Tifa per il Milan.
DE GIROLAMO NUNZIA Benevento 10 ottobre 1975. Avvocato. Nel 2008 eletta alla Camera col Pdl. «Bruna, bel sorriso e tutto il resto, è bella come vuole la tradizione berlusconiana. Ma rispetta pure il nuovo corso (’Da noi non ci saranno segretarie come nel Pd”), perciò è anche sveglia, avvocato civilista» (Giovanna Cavalli) • Soprannominata dai colleghi la «Carfagna del Sannio», fece scalpore il bigliettino inviato da Berlusconi a lei e alla collega Gabriella Giammanco sui banchi di Montecitorio il 13 maggio 2008: «Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (ben sottolineato, ndr) ad andarvene!». E sul retro: «Molti baci a tutte e due!!! Il ”Vostro” presidente». Risposta: «Caro e dolce presidente, gli inviti galanti li accettiamo solo da lei. E poi per noi è un piacere e un onore essere qui...».
DE GIULI LUISA Astrologa (di Silvio Berlusconi e di Canale 5). Tre lauree. «Ho indovinato eventi di grande rilievo come la guerra del Golfo, il primo governo Berlusconi, il minuto del gol di Baggio in Italia-Nigeria del ”94, il successo di Colaninno nella scalata Telecom» • «L’astrologia è mettere la vela secondo il vento. Io indovino con assoluta precisione al 90%».
DE GRADA RAFFAELE Zurigo (Svizzera) 28 febbraio 1916. Critico d’arte • Figlio del famoso pittore Raffaele (per distinguerlo, viene chiamato Raffaellino). «A 19 anni scrive su L’Italia letteraria di Massimo Bontempelli. Poi la famiglia si trasferisce in Italia: Gussola (Cremona), San Gimignano, Firenze (la sua casa è frequentata da Libero Andreotti, Carena, Graziosi, Colacicchi, Loria, Carocci) e Milano. Nel capoluogo lombardo è allievo di Antonio Banfi. Suoi compagni di strada: Remo Cantoni, Luciano Anceschi, Vittorio Sereni, Enzo Paci. Con Ernesto Treccani fonda la rivista Corrente di vita giovanile. Antifascista, nel ”38 e nel ”43, si fa, rispettivamente, sette e cinque mesi a San Vittore. Partigiano, subito dopo la guerra, a Firenze, è nominato direttore dell’Eiar (l’attuale Rai), mentre l’amico Carlo Levi va a dirigere La Nazione. Giornalista, deputato, docente all’Accademia di Brera. Libri: su Umberto Boccioni, Giovanni Boldini, Mario Mafai; sui Macchiaioli; sull’800 italiano ed europeo e su decine di artisti contemporanei» (Sebastiano Grasso).
DE GRANDIS STEFANO Roma 21 novembre 1961. Giornalista tv. Di Sky. Noto soprattutto come ”bordocampista”, la figura più recente tra i giornalisti sportivi, nata insieme alla pay tv: «Credo di essere stato il primo, o al massimo il secondo. Era il ”94. La prima volta fu per una partita della Samp di Menotti, trasmessa da Tele+. All’inizio non sapevo bene cosa dire, poi ho capito che dovevo concentrarmi su quello che non si vede da casa: si tratta di interpretare i grugniti con cui gli allenatori, spesso, comunicano con la squadra» (a Maurizio Crosetti).
DE GREGORI FRANCESCO Roma 4 aprile 1951. Cantante. Autore. «Credo che la musica sia migliore del cinema o della letteratura attuali. Fra le arti è quella che resiste meglio».
2007-2008 Nel 2007 ha pubblicato il cd live Left&right, allegato il dvd Takes & out takes (con un’intervista di Renato Nicolini).
VITA Francesco De Gregori si chiamava uno dei fratelli maggiori di suo padre, «aveva pochi anni più di lui», partigiano della brigata Osoppo, «nulla a che vedere con Salò, faceva la guerra ai fascisti e ai tedeschi». Ma furono altri partigiani (gappisti) ad assassinarlo, a Porzus con il fratello di Pasolini (cui ha dedicato una canzone) • Chitarrista di Caterina Bueno, poi al Folkstudio di Roma, nel 1972 il primo album (Theorius Campus) con Antonello Venditti, nel 1973 Alice non lo sa (che sarebbe divenuta un classico) gli valse l’ultimo posto a Un disco per l’estate. Andò meglio con Francesco De Gregori (1974, con Niente da capire), poi Rimmel (1975, con Rimmel, Pablo, Buonanotte Fiorellino). Ispirato da Bob Dylan, contestato nel 1977 al Palalido di Milano dall’estrema sinistra, continuò a raccogliere successi (nel 1978 Generale e Ma come fanno i marinai), fece una trionfale tournée con Dalla e Ron (Banana Republic), nell’82 realizzò Titanic, secondo molti il suo capolavoro (con Titanic e La leva calcistica della classe ”68) ecc. • «Al liceo, il Virgilio, leggevo Paese Sera. Non L’Unità, che mi pareva troppo schierata. Non andavo ai cortei, solo un paio di volte, mi imbarazzava il rituale, i pugni chiusi, il canto di Bandiera Rossa. Poi arrivò il Sessantotto e mi trovai scavalcato a sinistra da gran parte dei miei coetanei. Alcuni mi avrebbero riscavalcato a destra negli anni a venire» • «Arrivai alla Sapienza nel 1969, a diciotto anni, e all’inizio finii in braccio a Marcuse. Sociologia. Ferrarotti, Statera. Si parlava male degli storici, di chi studiava le differenze tra le rivoluzioni francese, americana, russa; l’importante era studiare come la rivoluzione andasse fatta. Dopo un anno e mezzo passai alla storia. E trovai De Felice. Diedi due esami con il suo assistente Paolo Mieli, conobbi Giovanni Sabbatucci. Con De Felice preparai la tesi di laurea, sulle biblioteche popolari del fascismo, un interesse che mi aveva comunicato mio padre, bibliotecario» • «La leva calcistica parla dell’adolescenza, per anni non sono riuscito a farla, adesso la canto volentieri» • «Rimmel fu un disco anomalo, c’era un suono, però poi sono tornato indietro. Mi concentravo troppo sulle parole, cantavo male» • Su De André: «Facemmo anche un disco insieme, Volume VIII. Lui dormiva di giorno, io di notte. Fabrizio stava sveglio sino all’alba, a leggere, bere, comporre musica. Prima di andare a letto mi svegliava, e io proseguivo il lavoro dal punto in cui l’aveva interrotto». Su Venditti: «Convinti entrambi di essere dei geni, eravamo un po’ rivali, ma siamo sempre stati amici». Su Guccini: «Ho passato un bellissimo pomeriggio a casa sua, e poi basta». Su Dalla: «C’è stata una consuetudine che si è perduta, ma della tournée ancora si parla». Su Vasco Rossi: «Mi piace molto. figlio della sua epoca, i primi Anni Ottanta, e pur essendo un uomo di sinistra per comportamenti e dichiarazioni, i suoi testi esprimono suggestioni individualiste, superomiste, futuriste; categorie considerate patrimonio della cultura di destra. una riprova che le canzoni non devono passare attraverso i filtri della politica» • Sposato con la compagna di liceo Alessandra Gobbi, due figli (Marco e Federico) • A Spello (Perugia), sul monte Subasio, ha una tenuta di dieci ettari dove produce olio e canzoni.
CRITICA «Il più austero dei nostri cantautori » (Gino Castaldo) • «Uno