VITTORIO SABADIN La Stampa 3/6/2008, 3 giugno 2008
Una ricerca dello psicologo Mark Seery pubblicata sul «Journal of consulting and clinical psychology» ha dimostrato che soffrire in silenzio porta spesso più benefici che ostentare apertamente il proprio dolore
Una ricerca dello psicologo Mark Seery pubblicata sul «Journal of consulting and clinical psychology» ha dimostrato che soffrire in silenzio porta spesso più benefici che ostentare apertamente il proprio dolore. Il professor Seery ha condotto la sua indagine negli Stati Uniti, interrogando più di duemila persone traumatizzate dagli attacchi dell’11 settembre 2001, e ha poi esteso la ricerca agli studenti che avevano assistito alla sparatoria nella Virginia Tech University, consultandoli a più riprese per mesi. «In base alla cultura popolare e anche alla pratica medica, chi è stato vittima di un trauma è continuamente invitato a parlarne, con gli assistenti sociali, con i genitori e con gli amici, come se fosse l’unico modo per liberarsene. La nostra ricerca ha scoperto invece che non c´è niente di male nel soffrire in silenzio: moltissime persone che hanno rinchiuso i propri traumi in una bottiglia, senza parlarne mai, sono risultate mentalmente e fisicamente più sane di quelle che invece si erano sfogate». Seery precisa che la sua indagine non vuole essere un invito a chi è stato vittima di un evento negativo a non parlarne. Ognuno deve sentirsi libero di adottare il comportamento che crede, proprio perché ogni persona reagisce agli eventi in modo diverso. *** Nelle accademie britanniche si insegna agli ufficiali «a tenere il labbro fermo» anche davanti ai peggiori disastri, e a minimizzarli. Quando nello scontro dello Jutland del 1916 due incrociatori di Sua Maestà esplosero sotto le cannonate tedesche e affondarono, l´ammiraglio David Beatty si rivolse al secondo ufficiale commentando: «Sembra che oggi ci sia qualcosa che non va con le nostre navi». Ma la repressione dei sentimenti non è un’esclusiva inglese. Anche per la cultura giapponese nascondere il dolore è importante tanto che il 15 agosto 1945, poche ore dopo la tragedia della bomba su Hiroshima, l´imperatore Hirohito fece alla radio il seguente annuncio: «La situazione della guerra si è sviluppata non necessariamente a favore del Giappone».