Panorama 5 giugno 2008, MARCO DE MARTINO, 5 giugno 2008
La donna che ricorda tutto. Panorama 5 giugno 2008 Immaginate di essere assediati da un esercito di madeleine, il dolce che porta Marcel Proust a ricordare il suo passato nella Ricerca del tempo perduto
La donna che ricorda tutto. Panorama 5 giugno 2008 Immaginate di essere assediati da un esercito di madeleine, il dolce che porta Marcel Proust a ricordare il suo passato nella Ricerca del tempo perduto. Immaginate che basti una canzone alla radio per riportare a galla tutti i giorni in cui l’avete ascoltata, e che i ricordi siano sempre vividi come il presente. La sgridata di sua madre, la nota del professore, l’insulto casuale per strada... Jill Price ricorda tutto perché non può dimenticare niente. prigioniera di una memoria fantastica che irrompe nel suo presente con i ricordi di tutti i giorni che ha vissuto da quando aveva 12 anni. Ai ricercatori che la studiano da 8 anni basta nominare una data perché Price dica immediatamente che giorno era, quale fu la notizia più importante e cosa le accadde. Il 26 aprile 1986? «Era sabato: fu il giorno del disastro di Chernobyl e io visitavo certi amici a Phoenix». Il 21 novembre 1980? «Un venerdì: andai a una partita di football a scuola, poi a casa della mia amica Karen. Quel giorno scoppiò un grande incendio in un casinò di Las Vegas...». Funziona anche al contrario. Il giorno in cui morì Elvis Presley? «Accadde il 18 maggio 1980, domenica, ci fu anche l’eruzione del vulcano Mount St. Helens». Per tutti noi sono passati 28 anni, per Jill Price è sempre ieri. Nei giornali scientifici Jill Price era nota finora solo come A.J., sigla creata per proteggere la sua identità e le condizioni a volte difficili a cui la costringe la sua memoria. Ma ora che ha deciso di pubblicare la sua biografia, appena uscita negli Stati Uniti col titolo The woman who can’t forget (La donna che non può dimenticare), la sua storia si aggiunge a quella delle altre persone dotate di memoria superiore che la scienza studia per capire meglio come funziona il nostro cervello. Tra loro c’è Kim Peek, l’autistico geniale che ha ispirato il film Rain Man con Dustin Hoffman: non è capace di allacciarsi le scarpe ma memorizza tutto ciò che legge alla velocità di una pagina ogni 8 secondi. Sa a memoria 12 mila libri, oltre all’elenco telefonico di un paio di città americane. Daniel Tammett, affetto da sindrome di Asperger, può recitare 23 mila decimali del p greco. Ai ricercatori che lo ascoltano stupefatti Tammett spiega che i numeri gli appaiono ognuno con una forma e una personalità diverse: l’1 è bianco e brillante, il 5 si annuncia con il suono delle onde o di un tuono, il 4 è piccolo e timido. Con tecniche diverse, anche persone non affette da autismo hanno dimostrato doti portentose: il signor S., giornalista russo studiato per 3 decenni dal celebre neuropsicologo Alexander Luria, poteva ricordare lunghe sequenze di numeri e lettere anche anni dopo averli velocemente memorizzati. A differenza di questi soggetti, Price, che ha 42 anni e lavora in una scuola di Los Angeles, ha una capacità di memorizzare testi e numeri inferiore alla media. Se non vuole dimenticare di comprare qualcosa, deve fare la lista della spesa. Ricorda perfettamente solo la sua vita. «Quello di Jill è il primo caso conosciuto di memoria superiore autobiografica» spiega a Panorama James McGaugh, il neuroscienziato dell’Università della California di Irvine a cui Jill si è rivolta 8 anni fa per cercare di capire cosa le accadesse. Per descrivere la condizione della paziente McGaugh ha dovuto coniare un nuovo termine: sindrome ipertimestica. «Dopo quello di Jill abbiamo identificato due casi analoghi. Persone molto diverse, ma hanno un tratto comune, sono tutti collezionisti ossessivi». Oltre ad avere una biblioteca di oltre 1.000 videocassette dei programmi preferiti, Jill ha tenuto per 24 anni un diario, che i ricercatori hanno usato per verificare la veridicità delle sue affermazioni durante i test. A sentire lei sarebbe stato un evento traumatico, il trasferimento dal New Jersey alla California quando aveva 8 anni, a creare la sua memoria prodigiosa: «Avrei voluto vivere sempre in quel posto e da allora qualcosa è cambiato nella mia testa». I ricercatori che studiano il caso non pensano, tuttavia, che eventi casuali come un trasferimento siano determinanti: «Personalità e memoria si influenzano, ma identificare una sola causa dello sviluppo di una memoria come la sua è impossibile» ritiene McGaugh. Di certo, quando viene sottoposto a risonanza magnetica, il cervello di Jill mostra almeno una ventina di aree più sviluppate del normale. «Alcune sono talmente grandi che è come vedere un giocatore di basket alla Shaquille O’Neal messo a confronto con il resto di noi» dice Larry Cahill, il ricercatore che ha condotto l’esame. I nostri ricordi vengono trasformati in memorie di lungo periodo in un’area dei lobi temporali medi del cervello chiamata ippocampo. Chi ha subito lesioni in questa struttura soffre di una sindrome opposta a quella di Jill Price. successo a V.P., paziente il cui ippocampo è stato distrutto dal virus dell’herpes: ora accoglie la ricercatrice che lo visita ogni giorno da anni sempre come se fosse la prima volta. Dimentica tutto, anche il fatto di essere condannato a dimenticare, quindi gira con un braccialetto con su scritto: «Vuoto di memoria». Non che serva a molto: spesso V.P. fa la prima colazione più volte, perché non ricorda di avere già mangiato. Funes, personaggio creato dallo scrittore argentino Jorge Luis Borges che ricorda tutto, alla fine del suo racconto conclude: «Quello che ci rende umani è dimenticare». Michael Anderson, un ricercatore all’Università dell’Oregon, ha fatto tenere un diario ai suoi studenti di tutte le volte che dimenticavano qualcosa. Poi ha fatto tirare le somme e ha scoperto che passiamo in media un mese l’anno cercando di rimediare alle cose che abbiamo scordato. Ma sebbene i neurologi siano giunti alla conclusione che rimuovere (ossia filtrare i ricordi) è una parte essenziale nei meccanismi della memorizzazione, non è ancora chiaro perché ricordi importanti spariscono, mentre particolari in apparenza insignificanti restano come incastonati nel nostro cervello. Questo problema non riguarda Jill, la quale con uguale intensità rivive i piccoli piaceri quotidiani come il grande dolore che ha provato quando due anni fa morì Jim, l’uomo che aveva sposato nel 2003. «Piango per mio marito almeno dieci volte al giorno» dice. «La mia mente è come uno schermo televisivo diviso a metà: da una parte c’è il presente, dall’altra va sempre in onda il passato». Nonostante la sofferenza cui talvolta la sottopone il suo singolare cervello, Jill non farebbe mai cambio con la memoria di cui dispone una persona media: «Niente mi terrorizza più di dimenticare qualcosa» afferma. «E poi, assieme al dolore, la mia memoria mi porta anche incredibili gioie. Spesso mi basta un ricordo gioioso per cominciare una catena di memorie che mi riportano ai momenti più belli della vita. Lo chiamo viaggiare ed è una delle mie attività preferite». MARCO DE MARTINO