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 2008  giugno 03 Martedì calendario

Scalfari. Il giornalismo non è un mestiere che consenta un tempo libero autonomo rispetto alla professione

Scalfari. Il giornalismo non è un mestiere che consenta un tempo libero autonomo rispetto alla professione. Richiede una vocazione. Se quella vocazione non c’è, è inutile provarci. Pg. 93 Bisognerebbe essere più disponibili a confrontare le fonti anche a rischio di dover riconoscere un errore, ma non accade quasi mai, quando si è scelta una tesi si va fino in fondo. Questo metodo presenta anche qualche pregio: consente ai lettori che leggono più di un giornale di confrontare le diverse verità e orientarsi liberamente facendosene una propria. Ma questa è pura teoria. In realtà non avviene nulla di simile. I lettori, anche i più maturi, aderiscono di volta in volta a questa o quella tesi senza interrogarsi troppo sulla propria personale coerenza, così come avviene in certi dibattiti o congressi quando la platea tributa vere e proprie ovazioni ad un oratore e, a distanza di pochi minuti, applaude con lo stesso vigore l’oratore successivo che sta sostenendo tesi del tutto opposte. Pg. 94 Nell’ottobre del ’55, con Arrigo Benedetti, che l’anno prima aveva lasciato la direzione dell’"Europeo", e con l’aiuto finanziario di Adriano Olivetti, fondammo "L’Espresso". Venti anni dopo, nel gennaio del ’76, insieme a Carlo Caracciolo e alla Mondadori allora guidata da Giorgio Mondadori e da Mario Formento, fondammo "la Repubblica", che ho diretto per venti anni. Pg 99-100 Il gruppo "Espresso.Repubblica" è quotato in Borsa e ha una capitalizzazione di circa 1500 milioni di euro. Pg. 100 All’inizio del ’75 demmo inizio alla ricerca del capitale. Pg. 101 La Mondadori era, come noi dell’"Espresso", un’azienda a carattere familiare. In quegli anni la presiedeva Giorgio Mondadori; l’amministratore delegato era suo cognato Mario Formenton. Con loro prendemmo contatto. Pg. 102 La trattativa fu rapida, a giugno fu decisa la costituzione della società editrice con le azioni divise a metà tra "L’Espresso" e Mondadori. Due miliardi e mezzo di capitale versato da ciascuno dei due soci. Cariche sociali a turno ogni tre anni. A me fu affidata la direzione del giornale. A luglio, nella bella villa settecentesca di Giorgio Mondadori a Sommacampagna, firmammo l’atto di costituzione della società e fu approvata la proposta di chiamare il nuovo giornale "la Repubblica". Voleva essere al tempo stesso una indicazione politica ed editoriale, perché si rivolgeva a tutto il paese. Caracciolo ed io ci indebitammo fino al collo per trovare il miliardo che ci mancava. Pg. 103 Scalfari. Fine.