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 2008  maggio 15 Giovedì calendario

(rias155882) Quella di Maria è una storia "dritta", una straight story. Maria Sciancati, segretaria generale della Fiom a Milano, era stata sospesa dalla Cgil e poi reintegrata dalla Federazione dei metalmeccanici perché all’interno di un attivo di delegati avrebbe permesso di parlare a Massimiliano Murgo, un delegato indagato per terrorismo (e per questo sospeso dalla Cgil) e poi del tutto prosciolto

(rias155882) Quella di Maria è una storia "dritta", una straight story. Maria Sciancati, segretaria generale della Fiom a Milano, era stata sospesa dalla Cgil e poi reintegrata dalla Federazione dei metalmeccanici perché all’interno di un attivo di delegati avrebbe permesso di parlare a Massimiliano Murgo, un delegato indagato per terrorismo (e per questo sospeso dalla Cgil) e poi del tutto prosciolto. Elvira Maria Sciancati precisa: «Con Murgo ho chiuso ogni rapporto da anni. Quando era stato inquisito per sospetto di partecipazione alle nuove Br, l’avevo sospeso. La mia posizione è sempre stata chiara». Maria coltiva il dubbio come pratica esistenziale Oggi Maria ha cinquantasei anni («E non sessantasei, per favore, come ha scritto Il Corriere!»), trenta dei quali passati in fabbrica. Figlia di un operaio metalmeccanico che negli anni Cinquanta si era trasferito con la famiglia dalla provincia di Padova nella Milano industriale Maria Sciancati comincia a lavorare presto. Era il 1967, aveva appena quindici anni: «La prima esperienza è stata terribile. Facevo la cassiera alla Esselunga dove eravamo trattati come oggetti e non come esseri umani. Fra l’altro, mi sembra che la situazione non sia per niente cambiata… Il mio terrore era Quartogiaro, un posto abbandonato da Dio e dagli uomini». A diciassette anni entra alla Borletti di Sedriano con la disapprovazione del padre: «Non voleva perché secondo lui era una fabbrica troppo grande e poi avrebbe voluto che continuassi a studiare». Scopre che la fabbrica le piace. E soprattutto le piace l’idea di rimanere in mezzo a settemila operaie e operai cercando la giusta voce per lottare: «Sono diventata presto delegata sindacale ed è stato un lavoro importante ma difficile. Consideri che da quando sono entrata fino all’anno 2000, gli operai sono passati da 7000 a 1700: sono stati anni di ristrutturazioni pesanti, casse integrazioni, prepensionamenti, gestione della mobilità […] La Borletti, che chiamavano anche "Borletti Punti Perfetti" perché all’inizio faceva macchine da cucire, aveva due caratteristiche: per un verso aveva "il padrone/padrone", figura di uomo duro che mollava solo dopo 230 ore di sciopero, e per l’altro era composta prevalentemente da donne […] Negli ultimi anni, la Borletti era confluita nella Fiat: producevamo alla fine solo quadri di bordo per le macchine. […] Per molti anni i Cobas che c’erano lì dentro mi hanno insultato chiamandomi "venduta della Fiom". Ma io ho resistito anche grazie ai lavoratori dell’Alfa, che sono persone straordinarie […] Per me stare nel sindacato significa una sola cosa: stare accanto ai lavoratori, rappresentare i loro interessi. Io sono sempre disponibile. Il mio cellulare è acceso a tutte le ore e anche nel weekend». Divorziata, senza figli, Maria è tornata dopo tanti anni di matrimonio a vivere insieme a sua madre, a Cornaredo: «Non sono una bambocciona. Io aiuto lei, lei aiuta me».