Luigi Bignami, la Repubblica 16/5/2008, 16 maggio 2008
(rias156044) Negli ultimi 35 anni la biodiversità, ossia la varietà di forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta, è diminuita di oltre un quarto
(rias156044) Negli ultimi 35 anni la biodiversità, ossia la varietà di forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta, è diminuita di oltre un quarto. L´austero richiamo è stato lanciato dal Wwf nel suo rapporto 2010 and Beyond: Rising to the Biodiversity Challenge pubblicato in questi giorni. Nel lavoro si scopre che l´Ipv (l´Indice del Pianeta Vivente) è sceso da 1 nel 1970 (preso come anno di riferimento) a 0,725 negli ultimi anni. L´Ipv può essere definito come l´andamento delle popolazioni delle specie viventi, ossia la loro variazione numerica nel tempo, ed è un indice che permette di capire lo stato di salute della biodiversità. In particolare sono stati studiate 4.000 popolazioni di esseri viventi appartenenti a 1.477 specie di vertebrati, perché più semplici da seguire nel tempo e perché molto rappresentativi della situazione generale. James Leape, Direttore Generale del Wwf International ha spiegato che «minore biodiversità significa un minor numero di piante da cui estrarre medicine, maggiore vulnerabilità ai grandi disastri ambientali e maggiori effetti legati al riscaldamento globale.» C´è poi un altro dato di grande importanza nel rapporto del Wwf, l´Ecological Footprint, ossia l´"impronta dell´uomo" sull´ambiente. Misura la richiesta dell´uomo alla biosfera per produrre risorse a lui necessarie per la sopravvivenza. Dato il valore 1 di partenza in cui la richiesta dell´uomo equivale a quella che la biosfera è in grado di offrirgli, nel 1961 il valore equivaleva a 0,5 (l´uomo richiedeva al pianeta circa la metà di ciò che poteva offrirgli. Oggi il valore è di 1,25: la Terra non è più in grado di mantenere il passo con quanto l´uomo le chiede. Se questo andamento continuerà nel tempo, entro il 2100 l´uomo avrà bisogno di due pianeti per soddisfare le proprie esigenze.