Il piccolo zar, Demetrio Volcic (Laterza 2008), 2 giugno 2008
Il piccolo zar. Capitolo VIII: Mass media "I mezzi di comunicazione sono usati nella lotta tra i vari gruppi di potere senza risparmio di colpi, anche bassi, e i giornalisti trattati come massa di manovra
Il piccolo zar. Capitolo VIII: Mass media "I mezzi di comunicazione sono usati nella lotta tra i vari gruppi di potere senza risparmio di colpi, anche bassi, e i giornalisti trattati come massa di manovra. Scappati all’estero o espulsi dalla proprietà dei mezzi di comunicazione gli oligarchi avversari, gli imperi restano nelle mani di coloro che collaborano con i grandi gruppi di fede governativa. La stampa di opposizione politica deve vedersela con molti ostacoli e con la mancanza di mezzi economici. I russi ricchi preferiscono non apparire come sostenitori di pubblicazioni sgradite a Putin. Solo Berezovskij, dall’estero, vorrebbe impegnare quello che rimane del suo tesoro per intentare una battaglia mediatica.[...] Nel complesso, verrebbe quasi da rimpiangere la Pravda dei tempi sovietici. Allora chi ne era capace, leggendo i giornali di partito, vi poteva trovare utili informazioni. Bastava sapere interpretare il significato polivalente di una parola o cogliere il doppio senso nascosto di una citazione. Se allora c’era Bisanzio, oggi siamo a Babilonia." "Un modo di fare giornalismo è quello di cercare, trovare, e piazzare il ’kompromat’. Si chiamano così gli articoli che discreditano e compromettono gli avversari. I creatori dei kompromat sono sempre i benvenuti nelle redazioni. Si tratta spesso di personaggi un po’ loschi che sembrano trarre godimento, oltre che guadagno, nel fare del male al prossimo. Si chiudono nella stanza del direttore per raccontare l’ultimo gossip, offrendo prove, vere o costruite." "A differenza della Politkovskaja, che è stata uccisa, e della Tregubova, oggi in esilio, Elena Tokareva, più elastica e meno intransigente, si pone un nuovo interrogativo: un giornalista in posizione di responsabilità non potrebbe seguire la logica e l’etica degli avvocati senza essere tacciato di opportunismo? Un giornalista-avvocato sostiene la tesi del cliente per tutto il periodo del contratto, senza porsi problemi morali, nè di collocamento, dato che in Russia non è in atto una lotta tra il bene e il male, nè tra il male e il male, nè tra il peggio e il peggio, ma tra un grigio chiaro sporco e un grigio scuro." "Alla domanda se il mandante dell’omicidio della Politkovskaja possa essere stato un militare, la risposta è: in linea di principio è possibile. Alla domanda se può essere stata uccisa dai ceceni collaborazionisti, la risposta è: in linea di principio è possibile. Alla domanda se i servizi segreti abbiano approvato questo e altri gesti simili, la risposta è: in linea di principio è possibile. Alla domanda se la morte della giornalista abbia qualche legame con l’assassinio di Litvinenko a Londra, la risposta è: in linea di principio è possibile. Alla domanda se queste cose succedano alla vigilia delle elezioni per squalificare Putin, la risposta è: in linea di principio è possibile. Molta parte della storia recente russa ha come unica risposta credibile: v principe vozmozno, in linea di principio è possibile." "Putin di solito non ha legami amichevoli con i giornalisti, nè con quelli di casa, nè con gli stranieri: i rapporti con loro non superano mai la doverosa formalità. E anche quella spesso lascia a desiderare. Forse per mancanza di esperienza. Gli episodi che dimostrano quanto poco Putin si curi dei giornalisti sono parecchi. Una mattina ha appuntamento con alcuni reporter della stampa estera, non comunica a nessuno i propri impegni e i presenti lo attendono per ore per poter scattare le fotografie necessarie. In una conferenza stampa, posto di fronte a domande che giudica indiscrete, dice al giornalista di prendere le informazioni necessarie presso il suo ’padrone’." "Elena Tregubova conosce Putin nel 1997 alla conferenza stampa convocata in occasione della nomina a capo della Commissione di controllo presso la presidenza della Repubblica.[...] In occasione di una intervista, nella primavera del 1999, Elena fa oltre due ore di anticamera ma non se ne stupisce perchè conosce l’abitudine del futuro presidente di essere spesso in ritardo.[....] Al termine del colloquio Putin propone alla giornalista, ventiseienne e biondissima, di pranzare insieme uno dei prossimi giorni. Davanti al ristorante giapponese Izumi, Elena vede persone dall’aria inconfondibile. Putin è già lì ad aspettarla: il ristorante ha un solo tavolo occupato, il loro. Una prenotazione dalla sede dei servizi segreti è più che sufficiente ad assicurare la massima discrezione.[...] Durante i primi tempi della presidenza Putin lei è tra gli inviati nelle trasferte. Lo segue nelle visite ufficiali in giro per le capitali del mondo. Diventa via via più critica nei confronti del sistema finchè da pupilla non si trasforma in nemica.[...] Il libro della Tregubova, che esce nel 2003, rimane per mesi in testa alle classifiche dei più venduti in Russia. E’ il resoconto che un osservatore informato da degli ultimi anni del Cremlino: niente a che vedere con la precedente letteratura che trattava l’argomento in termini agiografici e sentimentali. I maggiori editori hanno rifiutato il manoscritto non volendo correre il rischio di urtare la suscettibilità di qualche potente. Elena ne trova uno molto distante dalle sue idee politiche, un veterocomunista, finissimo letterato, maestro di quello snobismo intellettuale che si riscontra tra piccoli editori ai quali il successo di vendita non solo non interessa ma appare addirittura sconveniente.[...] Si trova uno stampatore in Siberia perchè a Mosca nessuno si vuole assumere la responsabilità, ma la pubblicazione del libro è oggetto di intoppi continui che non sembrano casuali. Il direttore della tipografia in Siberia decide di prendersi proprio allora una breve vacanza. Il treno che trasporta a Mosca le copie subisce un misterioso incidente: alcuni vagoni, con il loro carico eversivo, scompaiono nel nulla. Quasi tutti i colleghi della Tregubova si dimostrano solidali con lei, ognuno vorrebbe scrivere una recensione, pubblicare un capitolo del libro sul proprio giornale, organizzare una trasmissione televisiva, ma pochi di questi progetti vanno in porto. Uno dopo l’altro, i più noti giornalisti di Mosca si devono scusare per aver cancellato, o ridotto di molto, o annacquato i propri servizi. Elena viene licenziata dal suo giornale, il ’Kommersant’.[...] Per poco non resta vittima di un attentato. Se la cava con molta paura grazie a una fortuita coincidenza. Prima di uscire di casa, si guarda allo specchio, non si piace e va in bagno per rifarsi il trucco. Mentre ancora sta osservando il risultato, sente un’esplosione e il fumo avvolge la casa."