Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera, 18 maggio 2008, 18 maggio 2008
(rias156090chiesa) L’intervista. Tettamanzi e la sperimentazione dei parroci itineranti. MILANO – Eminenza, nel giro di vent’anni i sacerdoti diminuiranno di un quarto, già adesso l’Italia è piena di parrocchie senza guida
(rias156090chiesa) L’intervista. Tettamanzi e la sperimentazione dei parroci itineranti. MILANO – Eminenza, nel giro di vent’anni i sacerdoti diminuiranno di un quarto, già adesso l’Italia è piena di parrocchie senza guida. Cosa può fare la Chiesa? «Vede, tutte le istituzioni come tali conoscono l’usura del tempo e hanno bisogno di diventare più flessibili e vicine ai bisogni della gente». Sorride Il cardinale Dionigi Tettamanzi: «La prospettiva che si sta aprendo in diverse diocesi è quella di mettere in rete le parrocchie ». Fa presente che il mondo è cambiato e il sacerdote stabile diventa una figura sfocata: «I confini cadono ed emerge il volto del prete itinerante». Il prete itinerante? «Se in una zona i preti stanno insieme e svolgono un impegno pastorale condiviso hanno più possibilità di raggiungere la gente. Certo, è un processo storico che richiede il suo tempo ma porterà a una qualità più alta nelle relazioni tra le persone. Ciascuno all’inizio vorrà il proprio prete, ma col tempo comincerà a capire che tutti gli altri sono il proprio prete!». Il modello che si sta diffondendo è nato proprio con le «comunità pastorali» ambrosiane. In una zona ci sono più parrocchie che sacerdoti? Le parrocchie si mettono insieme e formano una «équipe» di preti, diaconi, suore e fedeli laici che copriranno tutte le necessità. Le «comunità pastorali» sono già 43 per un territorio di 500 mila persone, circa il dieci per cento della diocesi più vasta d’Europa.